Biennale Architettura, presentato “TerræAquæ”, il padiglione dell’Italia

Sarà un laboratorio sulle coste. La curatrice Salimei: «Sarà uno spazio vivo di riflessione». Il ministro Giuli: «Ripensare il nostro rapporto col mare»

Cristiano Cadoni
L’architetta Guendalina Salimei ha immaginato il padiglione Italia della 19a Biennale di Architettura
L’architetta Guendalina Salimei ha immaginato il padiglione Italia della 19a Biennale di Architettura

Pensiamo alle acque - quelle del mare, ma non solo - immaginandole dalla terra. Ma altri punti di vista sono possibili e offrire nuove prospettive è uno degli obiettivi che si è posta l’architetta Guendalina Salimei quando ha immaginato il padiglione Italia della 19a Biennale di Architettura della quale è stata nominata come curatrice dopo aver vinto una selezione pubblica che ha portato prima a dieci e poi a tre i candidati, lasciando infine la scelta conclusiva al ministro Giuli.

Nasce da questa sfida - ripensare i confini fra la terra e le acque - il progetto di “TerræAquæ. L’Italia e l’intelligenza del mare” che Salimei, insieme al commissario del padiglione Italia Angelo Piero Cappello, al presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco e al ministro della Cultura Alessandro Giuli hanno presentato a Roma. Del padiglione, di come si presenterà dal 10 maggio al 23 novembre alle Tese delle Vergini dell’Arsenale, si è detto assai poco, per non rovinare la sorpresa. Di com’è nato e di tutte le “funzioni” che potrà avere una riflessione sul rapporto fra terra e acqua, invece, si è parlato in modo non banale, con qualche malcelata frizione sul tema caldo del cambiamento climatico. P

erché alla curatrice, che aveva posto l’argomento fra quelli inevitabili quando si parla di coste da tutelare, ha risposto infine il ministro Giuli in modo perentorio: «Si considera il cambiamento climatico come qualcosa di ineluttabile che schiaccia l’uomo. Siamo formidabili creatori di religioni ma questo progetto capovolge uno schema chiesastico e dimostra che non c’è niente di scontato. La capacità insita nel nostro genio ci consente di misurarci con la realtà». Insomma, della questione-clima si può venire a capo, senza farsi prendere dall’ansia.

Salimei e i nuovi temi

Salimei, ammiratrice della Biennale «fin da piccola» e «cresciuta a Venezia con l’imprinting della sirena che segnala l’acqua alta», ha spiegato l’idea fondante del progetto del padiglione Italia. Che è quella di ripensare i confini fra terra e acqua come un sistema integrato, unico.

«Vorrei che gli 8.300 chilometri di costa che abbiamo in Italia fossero luogo di sperimentazione, dove inventare nuovi usi e sviluppare nuovi temi», ha detto. «Dobbiamo ripensare le cesure, abbiamo strade litoranee, insediamenti turistici, aree portuali, dighe, fari, piattaforme, tutti elementi da reinterpretare con la rigenerazione urbana, ricavando nuovi spazi pubblici, adattandoci ai cambiamenti climatici, riconvertendo edifici di archeologia industriale».

C’è tanto lavoro da fare. Il padiglione (finanziato dal ministero con 800 mila euro) nasce come un laboratorio - e attraverso il progetto “Il mare dell’intelligenza. Dialoghi” per sette mesi sarà luogo di confronto, dibattito, seminari, conferenze, workshop. E l’intero progetto, che si concretizzerà anche in un catalogo composto di tre volumi (uno su riflessioni teoriche, uno sulle esperienze, il terzo come raccolta finale dell’operazione di public program) promette di lasciare un segno profondo, «anche perché coinvolgeremo tante voci, di diverse generazioni e con linguaggi diversi», ha aggiunto Salimei.

Il presidente della Biennale, Buttafuoco, ha sottolineato invece l’importanza che il padiglione sia un «luogo di studio, di progetto, più che di contemplazione», ancora di più perché è Venezia - frontiera del difficile rapporto fra terra e acqua - a ospitarlo.

«Questa città è la manifestazione plastica della bellezza, del genio che l’ha salvata dall’essere sommersa. Tutti i saperi - con l’architettura a fare da perno - sono chiamati a rispondere a questo tema. TerræAquæ è un romanzo che indaga sulle nostre dimenticanze, per esempio nella relazione tra le città di mare».

Il ministro della Cultura Giuli, infine, ha rimarcato come «il padiglione debba far riflettere sul rapporto con il mare, ripensando le coste in modo sostenibile e creando sinergie fra ricerca, innovazione e rapporti comunitari, integrando il sapere storico e scientifico con le pratiche artistiche e architettoniche per promuovere soluzioni condivise». 

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