Biennale: l’arte generativa invade Venezia

Miti, poesia e cosmogonia nei festival di teatro, danza e musica contemporanea. Da maggio a ottobre, sei settimane di appuntamenti. Con tante sorprese

Cristiano CadoniCristiano Cadoni
Da sinistra il presidente Pietrangelo Buttafuoco, Caterina Barbieri (direttrice Biennale Musica), Willem Dafoe (direttore Biennale Teatro), Wayne McGregor (direttore Biennale Danza)
Da sinistra il presidente Pietrangelo Buttafuoco, Caterina Barbieri (direttrice Biennale Musica), Willem Dafoe (direttore Biennale Teatro), Wayne McGregor (direttore Biennale Danza)

Più che contemporanea, proiettata verso il futuro. Più che internazionale, universale. Più che un’esperienza fine a sé stessa, un’esplorazione intellettuale. Arte generativa, la definisce il presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, per il quale «toccherà a noi pubblico e agli artisti avere orecchio, passo e presenza per appropriarsi della comprensione dell’arte contenuta nelle varie discipline performative - musica, teatro e danza - e cogliere tutta la bellezza che attende di svelarsi».

E succederà: ne è sicuro il presidente, lo sono anche i tre direttori artistici, Caterina Buttafuoco (musica), Willem Defoe (teatro) e Wayne Mc Gregor (danza) - tre artisti di generazioni e con esperienze diverse - che ieri hanno svelato i programmi dei “loro” festival. Quello di teatro, il primo a partire con l’edizione numero 53, dal 31 maggio al 15 giugno; il 19° di danza contemporanea, dal 17 luglio al 2 agosto; quello di musica contemporanea, edizione numero 69, che si inaugurerà l’11 ottobre e che durerà fino al 25 dello stesso mese.

Saranno tre festival innovativi, visionari, straordinariamente ricchi di proposte e che promettono di invadere Venezia al di là degli spazi consueti. Troveranno palcoscenici all’Arsenale e nei teatri storici, certo, ma anche - novità - nella Sala Squadratori della Marina Militare, all’isola del Lazzaretto Vecchio, ma anche nelle calli, nei rii, nel bacino della Gaggiandre, perfino a Marghera. Sorprenderanno il pubblico, si può immaginare, accendendosi nei momenti più diversi.

Teatro

«La gente mi conosce come attore di cinema ma non sa che lavoro in teatro da cinquant’anni». Esordisce così, Willem Dafoe, che racconta di aver costruito il festival in modo del tutto personale: «Non sono andato a cercare spettacoli, ho preferito esprimere quello che so. Ho invitato persone con cui ho lavorato (il Wooster Group, Evangelia Rantou, Romeo Castellucci e Richard Foreman), altre che ho ammirato (Thomas Ostermeier, Milo Rau e Bob Holman), artisti che mi hanno influenzato (Thomas Richards e l’Odin Teatret) e altri che ho incontrato di recente (come Davide Iodice, di cui ho visto il Pinocchio a Napoli commuovendomi dal primo all’ultimo istante). Ma soprattutto ho voluto presentare opere che esprimano la potenza del teatro. Che è corpo, poesia e rituale».

Il teatro è corpo, il corpo è poesia, il titolo del festival è questo. Qualche nome: «Presenteremo il collettivo Industria Indipendente, il clown Gardi Hutter, l’Istanbul Historical Turkish Music Ensemble e la musicista Daniela Pes. Infine, avremo artisti emergenti come Princess Bangura, Anthony Nikolchev e Yana Eva Thönnes. Inoltre farò un esperimento performativo con l’attrice italiana Simonetta Solder in omaggio a Richard Foreman».

Danza

“Creatori di miti” è il titolo dato al festival. «In tempi di disordini o di transizione, quando le convinzioni e le strutture tradizionali iniziano a crollare, l’umanità spesso cerca nuove narrazioni per far fronte all’incertezza e ispirare speranza», dice Mc Gregor. «Attraverso la loro ricerca creativa, gli artisti sono sempre stati i creatori di miti del loro tempo, ed è attraverso la loro eredità che ci addentriamo nelle profondità del loro e nostro io interiore».

La Biennale Danza si svilupperà su più filoni: spettacoli, installazioni, collaborazioni, laboratori e incontri. L’apertura toccherà a Twyla Tharp, Leone d’oro alla carriera, e ci sarà Carolina Bianchi, Leone d’argento. Non si contano le “prime”, mondiali ed europee. Qualche nome: Marcos Morau, Tao Dance Theater, William Forsythe, Virginie Brunelle, Kor’sia, la Akash Odedra Company, Tania Carvalho, Yoann Bourgeois.

Musica

Vibrazione generativa, organismo vivente, forma in grado di autoevolversi, metafora del cosmo. Ecco la musica che Caterina Barbieri chiama a «manifestare la natura nel suo divenire» e a rappresentare un «desiderio di vastità, di infinito» e che «nell’estasi dell’ascolto ci offre a una dimensione che trascende l’esistenza individuale», rispondendo al «bisogno di dialogare con qualcosa di più grande». Musica in grado di creare mondi nuovi, insomma.

“La stella dentro” è il titolo del festival, il programma del quale affonda le sue radici nel minimalismo e nella musica elettronica, ma che - assicura Barbieri - «esplorerà le connessioni tra passato e presente, accostando generi diversi con incursioni nella musica antica, nei suoni contemporanei, nel folk, nella drone music, nella techno e nell’afrofuturismo».

Ci sarà da divertirsi. Nomi? Laurie Spiegel, Catherine Christer Hennix, Suzanne Ciani, Moritz von Oswald e Eliane Radig per la musica elettronica; Ellen Arkbro, Bendik Giske, Maxime Denuc, Enrico Malatesta, Agnese Menguzzato e FujIIIIIIIIIIIta per il minimalismo; Guillaume de Machaut per le emanazioni di musica polifonica; Giacinto Scelsi, Xenakis, Ligeti e Kurtag maestri della sperimentazione Novecentesca; e poi Chuquimamani-Condori, Sunn O)), Carl Craig. Il festival si aprirà con una processione musicale di barchini «per restituire al suono il rito collettivo». Sarà difficile scegliere, tanto è ricco il cartellone. 

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