Dove soffia la bora: certo, a Trieste, ma dove?

Entra da una porta che madre natura ha dimenticato di chiudere fra i Monti Nanos e Nevoso. Per incontrarla, o per evitarla c’è una mappa

Margherita ReguittiMargherita Reguitti
La Bora al Molo dei Bersaglieri a Trieste. Il vento si insinua tra i Monti Nanos e Nevoso in Slovenia e si abbatte sulla città. Foto Lasorte
La Bora al Molo dei Bersaglieri a Trieste. Il vento si insinua tra i Monti Nanos e Nevoso in Slovenia e si abbatte sulla città. Foto Lasorte

“Ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia”. Così il poeta triestino Umberto Saba (1883 –1957) racconta Trieste. E la Bora, di Trieste, rappresenta il cuore e la voce, imprescindibili. Un vento che è protagonista, suscita amore o odio come tutte le grandi passioni. “Improvvisamente l’orlo della collina cominciò a rischiararsi; la tenda nebbiosa là sopra si sollevava, si slabbrava, mostrando una striscia di ceruleo intenso, come l’apertura d’un mondo rinnovato”. Una freschezza e un ringiovanimento ovunque al suo passaggio per lo scrittore e medaglia d’oro al valore militare Giani Stuparich (1891 – 1961).

La Bora non nasce, si insinua nella spaccatura aperta in un certo punto fra le Alpi Giulie e Dinariche, esattamente fra i Monti Nanos e Nevoso in Slovenia. Una porta che madre natura si è dimenticata di chiudere, e di gran carriera soffia e viaggia da autunno a primavera dal nord fino al Carso dal quale scende caracollando per tuffarsi nell’Adriatico. Prima però si diverte, scherza e tiranneggia triestini e foresti. Gioca a rimpiattino, li fa barcollare, strappa di mano ombrelli e fa volare cappelli, impone un’andatura orizzontale durante le sue incursioni.

Percorrere gli itinerari della Bora, chiara quando il cielo è azzurro, scura con pioggia e sferzate fino a 140 km all’ora, è un modo di entrare in contatto con la città incontrandola, sentendone il sapore di terra dal Carso e di salso dal mare.

Sul Molo audace il cielo e le onde si confondono nei giorni in cui soffia e serve coraggio per spingersi fino alla bitta della rosa dei venti e cercare a terra il mosaico del suo volto. Immagine che si trova anche in un caffè storico di piazza della Borsa. Sul canale di Ponte Rosso le resiste la statua dello scrittore dublinese James Joyce che qui visse dal 1905 al 1920. Piazza Unità d’Italia, salotto di rara bellezza e simbolo della città, diventa un’arena di libere scorribande, troviamo al civico 3 la statua di Marcello Mascherini dedicata proprio a lei.

Non fu il solo artista a subirne il fascino dandole corpo. Sono vari i punti in città dove avere un faccia a faccia con l’anche denominato greco-levante il cui nome deriva da Borea, personificazione del vento del nord nella mitologia greca e che ha ispirato più di una leggenda. C’è un sito (discover-trieste.it) per cercare la mappa e disegnare il proprio percorso per incontrarla o rifuggirla.

Largo Pestalozzi, all’angolo con via del Mulino a vento, è il punto dove soffia con maggior intensità, fino a 171 km nel 1954, per questo è stata eretta una “barriera protettiva”. In via Tigor troverete i corrimano ai quali aggrapparsi e tenersi in piedi. In via della Bora l’incontro è certo e può risultare assai impegnativo, mentre nel quartiere di Cavana, tra le vie San Sebastiano e Pescheria, troverete rifugio nelle “Fòdre”, fodere in triestino, metafora sartoriale di luogo protetto. Sul Colle di San Giusto la sentirete soffiare e ne vedrete delle belle così come dal Faro della Vittoria.

A Trieste la Bora è anche in scatola: la trovate al Museo a lei dedicato, visite su prenotazione (museobora.org). Il signor Rino, deus ex machina di questo progetto unico nel suo genere, degno del genio di Munari, farà vivere delle emozioni straordinarie, tra favola e realtà mescolate da refoli giocosi. Ma il percorso di questo “Magazzino dei Venti” è anche un cammino in un piccolo centro di documentazione eolica.

A breve, in febbraio prima che la Bora si ritiri a riposo, nascerà il nuovo “Borarium” multimediale e immersivo, l’Università della Bora. La sede sarà a Opicina, sul Carso, sulla rotta di discesa al mare di questa Signora del Nord Est dal fascino potente e unico. 

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