Ciao Nadia, l’Italia ti spiava dal buco della serratura

Esce di scena la regina della commedia sexy all’italiana Ha cambiato, con i suoi film, il senso del pudore. Se Canova e Bernini l’avessero conosciuta,  che statue di marmo avremmo oggi

Gian Paolo Polesini

Addio a Nadia Cassini, simbolo della commedia sexy all’italiana degli anni’70 e’80. L’attrice si è spenta nella sua casa di Reggio Calabria: aveva 76 anni ed era malata da tempo. Il suo vero nome era Gianna Lou Müller, era nata a New York.

 

NADIA CASSINI
NADIA CASSINI

Nei Settanta il simbolo irrinunciabile della gioventù era il poster appeso in camera sopra il letto e tenuto ben saldo dallo scotch. I miti vivevano sui muri e in nessun altro posto. Era materiale da contemplazione che durava il tempo necessario dell’innamoramento. Poi ne arrivava un altro, di dio pagano sotto cui prostrarsi, ma con calma. Allora la frenesia da fan usa e getta non s’era ancora palesata. Poi lo schema ci travolse come un fiume incazzato, già. In realtà ce n’era un altro di contenitore da trasporto: il diario, che conteneva i ritagli dell’immaginazione.

Sicuramente Nadia Cassini avrà vissuto in migliaia di camerette di boys buoni intenditori, bersagliata da sguardi assonnati prima di addormentarsi e da chicchirichì sul levare del sole e in migliaia di diari. Quando nel 1970 uscì nelle sale “Il dio serpente” la ragazza — che si mostrò stupenda senza veli— divenne in un batter di ciglia la dea da mitizzare, la Venere de noialtri, il the body da santificare e non solo di domenica.

Ricordiamo alla gioventù odierna se mai s’imbattesse in questo scritto, che per loro oggi è la normalità sbirciare su Instagram la belloccia limata e pompata per bene dal santone brasiliano, allora il rapporto non si viveva in modo così ravvicinato e frequente, figuriamoci. Tra noi e loro ci stava la fantasticheria, roba seria per gente del passato.

Se n’è andata non senza sofferenza. Oltre alla malattia, di quelle bastarde che ti rubano il tempo, il destino le ha riservato un appassimento fisico. Proprio lei che su quella meraviglia corporea scolpita da un Michelangelo ispirato, ci aveva investito l’esistenza. A 76 anni, sempre quel destino piuttosto infame l’ha convinta a lasciarci di lei solo un ricordo, che conserveremo, lo giuriamo tutti assieme. O almeno chi ha vissuto abbastanza per averla conosciuta.

Nadia non si dimentica.

La Cassini — anche se in realtà quello era il nome d’arte, quello vero è Gianna Lou Müller — non è stata una grande attrice. Certo, direte voi, quando uno se ne va ha il diritto di essere onorato. Per carità, sì, ma l’obiettività è primaria. Fu una creatura aliena per allora, dove il sesso e le forme rappresentavano non il male, ma quasi. Non conosceva benissimo il nostro idioma tant’è che il doppiaggio le era assegnato d’ufficio. Imparò a stare in scena sprigionando l’intensità dello sguardo e i messaggi del corpo. Bastò quello.

Nell’altro secolo, alla fine del’900, il cinema non stava più benissimo di salute rispetto ai 50/60, decenni impareggiabili e irripetibili, quelli. Il calo fisiologico dell’ispirazione corrose il fantastico antecedente. Vogliamo arrivare senza filtri alla cosiddetta commedia sexy o di serie B, strutturata per appagare piccole voglie represse, spiando attraverso pertugi solitamente riservati alle chiavi.

Pareva nata e cresciuta apposta per quel cinematlì. Forse Fellini non l’avrebbe contemplata. La ragazza appariva assai magra per i desiderata del maestro riminese, nonostante Nadia avesse un fondoschiena da far impallidire gli scultori. E non solo loro, eh. Semmai Canova e Bernini l’avessero conosciuta, sai che statue avremmo adesso. In una intervista rivelò: «Avevo il sedere più bello del mondo, ma non ho mai avuto culo».

Una predestinata, comunque. I suoi sguazzavano nel vaudeville americano, gente strutturata per recitare e ballare e, dunque, quale figlia diversa da lei avrebbe potuto nascere dal quell’accoppiata di girovaghi dello spettacolo? Fra l’altro Nadia si portava a spasso cromosomi italiani, anzi, siciliani da parte di madre. La ragazzina divenne forte con l’appeal non tanto utile per quell’epoca, dov’erano le donne dai grandi fianchi e dal seno a balcone con gerani a dettare legge sui palcoscenici e sui set della Penisola, bensì per il futuro. Ottima scelta. Nel frattempo Nadia provò a fare la fotomodella e ad amare anche un tizio dalla penna facile: Georges Simenon. Succede, anche se lui aveva 46 anni in più.

Vita intensa, molti cambi d’indirizzo finché arrivò la cinepresa a darle la gloria. Da “L’insegnante balla… con tutta la classe” a “L’infermiera nella corsia dei militari” fino alla “Dottoressa sta col colonnello”. Poi vennero a farle visita alcol e droga e ci volle molta grinta per riprendersi la vita. Forse troppo tardi, però, cara Nadia.

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