Cinema al cento per 100, ecco le nostre recensioni dei film in sala dal 13 febbraio

Che sorpresa “September 5” di Tim Fehlbaum sul massacro alle Olimpiadi di Monaco del ’72. Dall’universo Marvel arriva “Captain America: Brave New World”. Due donne in Grecia sono “Amiche alle Cicladi” di Marc Fitoussi. Antonio Pisu firma “Tornando a Est” con Lodo Guenzi

Marco Contino e Michele Gottardi
Il film "September 5"
Il film "September 5"

Era stato presentato in anteprima a Venezia ma un po’ in sordina. “September 5 – La diretta che cambiò la storia” (candidato a un Oscar per la miglior sceneggiatura) racconta da una prospettiva diversa la strage delle Olimpiadi di Monaco del ’72. Meravigliosamente analogico.

La Marvel non si rassegna e ci propina l’ex Falcon nei panni del nuovo Captain America: era necessario?

In “Amiche alle Cicladi” il sole della Grecia illumina la vita di due donne che reagiscono diversamente alle intemperie della vita

Antonio Pisu con “Tornando a Est” firma un road-movie a sfondo sociale.

September 5- La diretta che cambio la storia

Regia: Tim Fehlbaum

Cast: Peter Sarsgaard, John Magaro, Ben Chaplin, Leonie Benesch

Durata: 91’

È un peccato che “September 5” di Tim Fehlbaum sia passato un po’ in sordina all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato programmato nella sezione “Orizzonti Extra”. Perché è un film rigoroso, solido, capace di veicolare una serie di riflessioni molto attuali sul potere dei media e sulla loro responsabilizzazione, ricostruendo in modo molto meticoloso uno specifico e iconico contesto storico, adottando una prospettiva inedita e drammaturgicamente potente (non è un caso che il film sia candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale).

È il 5 settembre del 1972: a Monaco si stanno svolgendo le Olimpiadi, le prime trasmesse in diretta televisiva mondiale dall’emittente americana ABC. L’evento sportivo sarà annichilito dalla strage di 11 atleti israeliani, rapiti e uccisi da un commando palestinese.

Se i fatti sono noti (al massacro di Monaco è dedicato il bel documentario “Un giorno a settembre” di Kevin MacDonald mentre Steven Spielberg in “Munich” prende le mosse da quella tragedia per raccontare la successiva rappresaglia israeliana), lo sguardo del regista Tim Fehlbaum entra dentro la “stanza dei bottoni” per descrivere, quasi minuto per minuto, quello che accadde all’interno del quartier generale della ABC quando operatori, produttori e dirigenti televisivi (fino ad allora impegnati “solo” in un resoconto sportivo) si ritrovarono a raccontare, in diretta, qualcosa di enorme, più grande di loro, non senza dilemmi morali.

Da un lato la comprensibile ambizione di essere loro, per una volta, a fare la storia del broadcasting; dall’altro la consapevolezza di avere in mano la regia di una tragedia con il rischio di mostrare la morte in diretta o, addirittura, di sabotare le azioni della polizia tedesca (le immagini della ABC, in fondo, erano a disposizione anche dei terroristi). In questa profonda riflessione sul ruolo che ebbe allora (e che avrà ancora) la televisione, si innesta il racconto analogico di come, in quegli anni, l’ingegno e un certo spirito artigianale superassero con grande creatività molti ostacoli prima dello sviluppo di una tecnologia sempre più avanzata. Pesanti telecamere spostate a mano, ingrandimenti fotografici, avventurose staffette per consegnare le bobine, montaggi di pellicola col nastro adesivo, didascalie e sottopancia pazientemente costruiti, transistor modificati.

Un “dietro le quinte” che mantiene alta la tensione, senza abusare dell’iconografia di quella strage, grazie anche a un cast perfettamente sincronizzato: dal produttore esecutivo in piena “foga agonistica” (John Magaro) alla traduttrice tedesca (la bravissima Leonie Benesch, già vista nel film “La sala professori”) che avrà un ruolo fondamentale nel decifrare la tragedia; dal dirigente pronto a tutto (Peter Sarsgaard) al vice-presidente ebreo (Ben Chaplin) sempre in attesa di una seconda, salvifica, conferma delle notizie. (Marco Contino)

Voto: 7

***

Captain America: Brave New World

Regia: Julius Onah

Cast: Anthony Mackie, Danny Raminez, Harrison Ford, Tim Blake Nelson

Durata: 118’

Il film "Captain America: Brave New World"
Il film "Captain America: Brave New World"

L’universo Marvel ci riprova, nonostante la “fine dei giochi”. Nell’epilogo di “Endgame” Steve Rogers aveva scelto il proprio successore, consegnando lo scudo a Sam Wilson/Falcon (Anthony Mackie), investito del ruolo di nuovo Captain America (che, in tv, era già stato protagonista della serie Disney “The Falcon and the Winter Soldier”).

Ora esce in sala “Captain America: Brave New World” di Julius Onah, film interamente dedicato al successore del Super Soldato che prova a raccoglierne la pesante eredità, riportando la Marvel sul terreno più classico della spy story. Insomma, il cinecomic non si rassegna ad una sempre più costante disaffezione del pubblico, incapace di accettare una verità inconfutabile: un personaggio secondario come Falcon non potrà mai diventare icona (status che, evidentemente, non si può trasmettere per successione), tanto più che la storia - dalla genesi travagliatissima (con dieci mani impegnate a lavorare alla sceneggiatura) - non è certo un punto di forza.

Il film prende le mosse da una attualissima e profonda crisi politica degli Stati Uniti che ha portato l’ex generale Thaddeus "Thunderbolt" Ross (Harrison Ford) a diventarne il Presidente. Sam Wilson, il nuovo Captain America, affiancato da un altrettanto nuovo Falcon (Danny Ramirez), si trova a fronteggiare un grave incidente internazionale da cui gemmano complotti, cospirazioni e persino un inedito Hulk rosso …

La trama è, naturalmente, più complicata di così ma il film resta un prodotto senza alcuna identità, dal format più televisivo che cinematografico. Raschiare il barile può essere molto pericoloso. Per il momento, in attesa di conoscere gli esiti al botteghino di questo ennesimo epigono Marvel, è sicuramente noioso. (Marco Contino)

Voto: 5

***

Amiche alle Cicladi

Regia: Marc Fitoussi

Cast: Laure Calamy, Olivia Côte, Kristin Scott Thomas, Alexandre Desrousseaux, Nicolas Bridet, Panos Koronis

Durata: 110’

Il film "Amiche alle Cicladi"
Il film "Amiche alle Cicladi"

Blandine e Magalie (Olivia Côte e Laure Calamy), erano amiche inseparabili da adolescenti. Con il passare del tempo, però, le due si sono perse di vista e ora, in momenti particolari della loro esistenza, per una serie di fatti non del tutto casuali, le loro strade si incrociano di nuovo.

È Benji, il figlio di Blandine, infatti, che per sollevare la mamma, una radiologa depressa da due anni di separazione subita da quando il marito è fuggito con una ragazza dell’età di suo figlio, che cerca Magalie su Facebook e le mette in contatto. Da lì, diventa quasi facile organizzare un viaggio in Grecia, proprie ad Amorgos, l’isola delle Cicladi dove è stato girato “Le grand Bleu”, il film di Luc Besson (1988), storia dell’antagonismo tra i due campioni di immersione, Jacques Mayol ed Enzo Majorca, che al tempo era un must delle due ragazze.

Dopo il loro incontro da adulte, le donne decidono di fare insieme quel viaggio che hanno sempre sognato. La meta prescelta è la Grecia con le sue isole, il mare e i panorami soleggiati, ma di certo non tutto filerà liscio. Le due ex amiche, infatti, si renderanno conto che non solo il loro rispettivo approccio alle vacanze è cambiato, ma che adesso è diverso anche il loro modo di affacciarsi alla vita.

Una, Magalie, è spaccona e rumorosa quanto l’altra, Blandine, è riservata e impaurita, ma entrambe nascondo la stessa irresolutezza esistenziale.

Marc Fitoussi ha sempre raccontato storie di donne, da “Copacabana” e “Pauline detective”, oltre al drammatico “Maman a tort”. Qui invece opta per una commedia solare e positiva, molto mainstream nel raccontare una storia di donne single che reagiscono diversamente alle intemperie della vita.

Nel film infatti c’è di tutto, tragedie familiari vecchie e più recenti, separazioni e solitudine, amori mancati e storie occasionali, il sole della Grecia e il pessimismo esistenziale delle protagoniste, amicizie tradite e rinate, dolore per la perdita di qualcuno e la malattia latente. Tutto già visto anche se narrato con brio ed eleganza. Solo che la leggerezza del tocco narrativo, che pure sottende una malinconia di fondo, e la bellezza dei paesaggi non bastano da sole ad appassionare a lungo lo spettatore. (Michele Gottardi)

Voto: 5.5

***

Tornando a Est

Regia: Antonio Pisu

Cast: Lodo Guenzi, Matteo Gatta, Jacopo Costantino, Cesare Bocci, Caterina Gabanella

Durata: 105’

 

Il film "Tornando a Est"
Il film "Tornando a Est"

Cinque anni fa Antonio Pisu portava sullo schermo le avventure di Pago, Bibi e Rice, tre amici 24enni che da Cesena, nel 1989, partivano per una vacanza nell'Europa dell'Est, per anticipare il crollo del muro di Berlino e vedere da vicino la Storia che scambia. Solo che poi a Budapest la vicenda si complica, finendo in Romania alla caduta di Ceausescu.

 

Questa volta, siamo nel 1991, i tre ragazzotti ripetono la loro esperienza, “Tornando a Est”, ovvero in Bulgaria, dove Bibi ha trovato una ragazza per corrispondenza, che ovviamente non è quella che si aspetta. Anche in questo caso la vicenda si complica, tra traffico di esseri umani, prostituzione, servizi segreti ed emigrazione clandestina.

Con lo stesso tono di grande ingenuità esteriore, che esprime la sciatteria al limite dell’idiozia, dei tre protagonisti (bravi e genuini Lodo Guenzi, Matteo Gatta, Jacopo Costantino, più di contorno le altre figure che ruotano attorno), ora Pisu torna a descrivere un road-movie a sfondo sociale, in una Bulgaria dove le aspettative di fuga all’Ovest scatenano gli appetiti della malavita più feroce.

La storia di “Tornando a Est” è una delle tante che potrebbero raccontare le ragazze illuse, ingannate e costrette alla prostituzione negli anni Novanta, quando in cambio di facili promesse di libertà vennero letteralmente adescate in Italia e poi abbandonate ai traffici loschi dei vari racket. Il tono del film però non è quello da denuncia sociale, quanto piuttosto un melò nostalgico, che guarda indietro ad anni pieni di speranza, che come spesso accade, la Storia ha reso vane. (Michele Gottardi)

Voto: 6

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