Il volto nuovo del cinema d’autore

Apre il Cortinametraggio e un premio va alla creatività degli artisti più giovani. L’intervista a Sara Ciocca, attrice talentuosa, chiamata in giuria a 17 anni

Marco ContinoMarco Contino
Sara Ciocca, un curriculum impressionante
Sara Ciocca, un curriculum impressionante

Si alza il sipario sulla ventesima edizione di Cortinametraggio, il festival del cinema breve fondato e presieduto da Maddalena Mayneri, che da oggi fino al 23 marzo animerà Cortina con i suoi corti provenienti da tutta Italia. Sono tanti i premi che saranno assegnati da diverse giurie.

Quella principale - composta dai registi Paolo Genovese (campione di incassi di questa stagione con “Follemente”), Pippo Mezzapesa, Francesco Piras, dall’attore Leonardo Maltese e dal fumettista Aldo Iuliano - avrà il compito di scegliere il miglior corto in assoluto. Mentre il premio Young Frecciarossa - dedicato a giovani registi, sceneggiatori e attori emergenti- quest’anno sarà assegnato da una giuria di tre giovani attori: Ludovico Tersigni, Eleonora Gaggero e Sara Ciocca.

Quest’ultima, a 17 anni appena compiuti, è già una delle interpreti più ricercate dai registi, un talento purissimo con un curriculum impressionante. Al cinema ha lavorato, tra gli altri, per Özpetek, i fratelli D’Innocenzo, Donato Carrisi, Francesco Patierno e Marco Tullio Giordana, vincendo anche il Premio Giovani Rivelazioni alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2023.

In tv ha recitato nelle serie “Il miracolo” e “Anna” (ideate e ispirate da Niccolò Ammaniti), in “Bianca” e “Romulus” (dove parlava addirittura in protolatino). È doppiatrice (è sua la voce di alcuni personaggi Disney in “Frozen II. Il segreto di Arendelle”, “Luca”, “Inside Out 2”), danzatrice, pianista: una “Shirley Temple”, oggi adolescente, che ritrova, da giurata a Cortinametraggio, l’origine del proprio successo.

Sara Ciocca, è stato proprio un corto - “Radici” - prodotto dalla veronese K+, a lanciarti nel cinema. Che ricordo hai?

«Meraviglioso. Era la storia di una ragazzina americana che, nella casa della nonna tra le colline marchigiane, assapora le sue origini, immersa nella natura. Sarà banale ripeterlo, ma un cortometraggio è, davvero, un piccolo film che racconta una storia anche attraverso i silenzi che sono la musica più bella nel cinema e nell’arte».

Per una volta sarà dall’altra parte: come vive questo ruolo da giurata?

«Sono da sempre una scolara del cinema, in continua fase evolutiva. Per questo, non sarò un giudice, anzi: il verbo “giudicare” lo voglio proprio bandire da questa esperienza. Desidero ascoltare, osservare e crescere, condividere arte, idee e punti di vista».

Non è la prima volta che il Veneto e la sua carriera si incrociano. Anzi, Cortina le è familiare.

«Da queste parti ho girato “Improvvisamente Natale” di Francesco Patierno: è stato uno dei momenti più belli della mia vita, a contatto con la natura. Tra le Dolomiti ho trovato una atmosfera di calma e serenità. Ogni volta che penso a quel film mi sento felice. E poi, di recente, sono stata a Vicenza per “La vita accanto”. Il mio ricordo, in questo caso, è un po’ influenzato dalla tensione che provavo all’idea di recitare per Marco Tullio Giordana su una sceneggiatura di Marco Bellocchio».

In quel film suonava anche il piano: lei sa fare proprio tutto.

«La musica e anche la danza sono degli strumenti straordinari da usare al cinema perché servono ad arricchire la recitazione con qualcosa di diverso. Saper usare il proprio corpo, con movenze diverse, ora contemporanee ora più ottocentesche, ora ribelli, mi aiuta a creare i personaggi, ad essere poliedrica, a non fossilizzarmi e a portare l’anima nel ruolo che interpreto».

E il doppiaggio?

«È una grande palestra per la tecnica che non è qualcosa di meccanico. Deve essere invisibile come il battito del cuore ma è fondamentale per servire al meglio l’arte».

Lei è stata anche protagonista di uno dei fenomeni cinematografici dell’anno con “Il ragazzo dai pantaloni rosa” sul tema del bullismo. Il cinema può avere anche una funzione sociale?

«Penso che l’arte possa trasmettere messaggi potenti ed essere anche utile. Quel film è arrivato forte alle giovani generazioni e può contribuire alla loro crescita».

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