Così gli scavi in Piazza San Marco rivelano i segreti della Venezia antica

Sepolture, pavimentazioni, reperti: le indagini archeologiche nell’area Marciana durante i cantieri per il restauro dei masegni stanno portando alla luce elementi preziosi che permettono agli studiosi di ricostruire l’evoluzione della Piazza nei secoli

Isabel Barbiero
Gli scavi archeologici nell'area Marciana a Venezia (foto Matteo Tagliapietra/Interpress)
Gli scavi archeologici nell'area Marciana a Venezia (foto Matteo Tagliapietra/Interpress)

Il grande cantiere in corso in Piazza San Marco a Venezia per il restauro dei masegni calpestati da milioni di turisti ogni anno si sta rivelando anche un’occasione preziosa per alcune indagini archeologiche. E le sorprese non mancano. Lo scorso febbraio, ad esempio, è stata individuata una sepoltura nei pressi del caffè Quadri. Grazie a ciò, è stata identificata l’antica chiesa di San Geminiano, che qui sorgeva in periodo altomedievale e della quale, nel tempo, si era persa memoria per quanto riguarda la sua esatta collocazione all’interno dell’area Marciana.

Per la prima volta, inoltre, Piazza San Marco ha restituito piccoli reperti che sono ancora da datare: una moneta e un peso da bilancia, probabilmente usati nei banchi del mercato che anticamente animava la zona.

Ed è così che gli scavi stanno contribuendo ad aggiungere elementi alla storia della Venezia antica.

Il paziente lavoro in Piazza San Marco a Venezia alla ricerca delle tracce della storia

Così si è evoluta la Piazza

I cantieri avviati dall’amministrazione comunale, che sono attualmente in corso per il restauro dei masegni, stanno offrendo un’opportunità unica per comprendere l’evoluzione storica della Piazza, trasformata nei secoli nel “salotto” che conosciamo oggi.

«Grazie a questi scavi abbiamo avuto la possibilità di recuperare moltissime informazioni che prima non conoscevamo affatto» spiega Sara Bini, archeologa della Soprintendenza e responsabile dei lavori. Fin dall’inizio, Comune e Soprintendenza hanno infatti stabilito un’intesa chiara: mentre i masegni vengono rimossi e portati a restauro, gli archeologi intervengono per effettuare gli approfondimenti necessari.

Si tratta di lavori fondamentali per la tutela dell’area Marciana, ma con l’obiettivo di concluderli nel minor tempo possibile, evitando quindi qualsiasi prolungamento non indispensabile.

Piazza un tempo attraversata da canali

«Piazza San Marco non è sempre stata così come la vediamo oggi, era molto diversa e ora non è facile immaginarla con canali che la attraversavano e con chiese che la caratterizzavano» prosegue Bini. «Gli scavi hanno rivelato diversi strati di pavimentazione che raccontano la lunga storia di Piazza San Marco. Le principali fasi che conosciamo sono quelle del cotto a spina di pesce, introdotto nel 1200, e dei masegni di trachite posati nel 1700».

«Tuttavia sono emersi anche numerosi strati intermedi che testimoniano come, nel corso dei secoli, la piazza sia stata oggetto di continui interventi di manutenzione. Proprio come oggi restauriamo i masegni danneggiati, anche in passato era necessario sostituire e rinnovare le pavimentazioni deteriorate, adattandole alle esigenze del tempo».

Così gli archeologi analizzano la cosiddetta “preparazione pavimentale", uno strato di sabbiolina chiara utilizzato come base per il sottofondo stradale, che permette di capire quante volte sia stato effettuato il restauro della pavimentazione.

L’antica chiesa di San Geminiano

Il ritrovamento dell’antica chiesa di San Geminiano rimane un caso eclatante: questo è uno degli edifici di culto più antichi di Venezia, esistente molto prima che venisse costruita la Basilica dedicata a San Marco e prima che la piazza assumesse la conformazione attuale, attorniata dalle Procuratie.

Com’è riuscita, quindi, la Soprintendenza ad arrivare all’ipotesi che quelle sepolture appartengano alla prima chiesa di San Geminiano?

Prima di tutto grazie alle fonti archivistiche che nominano la chiesa in quel preciso punto della piazza. Ma anche grazie al recente rinvenimento, oltre alle murature citate, di una sepoltura con spallette in laterizi all'interno della quale erano sepolti almeno quattro individui.

Nell’antichità, infatti, era estremamente frequente seppellire i morti a fianco o all'interno degli edifici di culto ed era altrettanto frequente posizionare più defunti all'interno della stessa tomba, non necessariamente nello stesso momento.

Dato che le fonti in questo punto parlano della presenza della sola chiesa di San Geminiano e i cimiteri si sviluppavano quasi sempre in riferimento a un edificio di culto vicino, ecco che gli archeologi hanno potuto ipotizzare con alta probabilità che l’edificio in questione fosse proprio quello.

Archivi, post-scavo e ricostruzione digitale

«Grazie a questi scavi archeologici finanziati dal Ministero della Cultura e attuati grazie a una proficua collaborazione con il Comune di Venezia che gestisce i cantieri per il restauro dei masegni, avremo molti più dati a disposizione» conclude Bini, «Dopo un attento studio della documentazione post-scavo, l’analisi delle fonti archivistiche e le tecniche di ricostruzione digitale ora a disposizione della ricerca storico-archeologica, potrà essere più semplice per tutti comprendere non solo l’evoluzione, ma anche la nascita della Piazza più famosa al mondo e la Venezia dei primi secoli».

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