D’Annunzio come non l’avete mai visto: Pierobon nei ruoli del Vate
Paolo Pierobon interpreta il Vate Gabriele D’Annunzio in due opere storiche di grande valore: "Qui rido io" di Mario Martone e "M – Il figlio del secolo" di Joe Wright
La vestaglia e l’uniforme. Il piacere e il potere. Due abiti che simboleggiano le due direttrici esistenziali a creazione dell’immagine di D’Annunzio-uomo in carne e ossa, le spoglie mortali dove alberga il D’Annunzio-spirito immortale del Vate, poeta, romanziere e drammaturgo.
In vestaglia è apparso al cospetto di Eduardo Scarpetta (Toni Servillo) nel film di Mario Martone “Qui rido io” (2021), in uniforme si è presentato davanti a Benito Mussolini (Luca Marinelli) nella serie “M – il figlio del secolo” di Joe Wright (attualmente in onda su Sky e Now).
Un Vate iconico
Due facce dello stesso personaggio che trovano convergenza e sintesi nel volto di Paolo Pierobon, 58 anni, originario di Castelfranco Veneto, tra gli interpreti più interessanti e versatili del panorama cinematografico italiano.
Un caso di straordinaria peculiarità che lo stesso attore, nel giro di qualche anno, sia stato scritturato da due grandi registi per lo stesso ruolo (e che ruolo! ) in opere di significativo valore artistico, storico e sociale.
«Non so davvero perché io sia stato scelto da entrambi, bisognerebbe chiederlo a loro! Ma trattandosi di due eccellenze come Wright e Martone c’è solo da fidarsi», si schernisce divertito Pierobon.
«Il D’Annunzio di “Qui rido io” è giovane, nel pieno del suo splendore letterario e amatorio, sullo sfondo damascato della sua magione occhieggiano una ventina di donne fatali tra Crepax ed Egon Schiele, mentre il D’Annunzio di “M – il figlio del secolo” è il poeta soldato di Fiume, quasi un’altra persona, tra Mishima ed Erich Von Stroheim».
Un Vate iconico, che si affaccia in entrambe le opere da non protagonista, ma che rappresenta uno degli ingranaggi fondamentali per muovere il motore narrativo. In “Qui rido io” la parodia di “La figlia di Iorio”, portata in scena da Scarpetta, diventa oggetto di una vicenda giudiziaria passata alla storia come il primo processo sul diritto d’autore nel nostro Paese.
In “M – il figlio del secolo” D’Annunzio rappresenta invece l’italiano vivente più famoso al mondo dopo la prima guerra mondiale, e proprio per questo mette in difficoltà Mussolini, obnubilando con le sue gesta eroiche la creazione del fascismo e ponendo in dubbio la leadership del futuro Duce.
D’annunzio nella storia italiana
Per entrambi i protagonisti, Scarpetta e Mussolini, una figura scomoda, un sasso nella scarpa, quell’elemento distonico nella perfezione delle loro carriere, l’una teatrale e l’altra politica, che poi è il ruolo che D’Annunzio ebbe nella storia, una voce fuori dal coro, un soldato che trascende gli schemi, un uomo eccentrico, presuntuoso e passionale, in grado di calamitare ammirazione e successo, ma anche invidia e ostilità.
Un personaggio divisivo, insomma, com’è la stessa serie “M – il figlio del secolo”, che fin dalla messa in onda dei primi due episodi il 10 gennaio scorso, ha diviso la politica, la critica, gli storici, e soprattutto gli spettatori che si confrontano animatamente sui social, tra chi grida al miracolo e chi la riduce a una sorta di serbatoio di caricature. «Ho letto molta strumentalizzazione, che rischia di far perdere di vista la qualità delle scelte artistiche di Joe Wright», commenta Pierobon.
«Da interprete l’ho vissuto come un mondo lontano, che non c’è più, pensi solo agli aerei di legno dove D’Annunzio saliva per le sue beffe. Ho visitato due volte il Vittoriale, è un fantasma enorme da affrontare con le armi di una grande immaginazione, difficile trovare punti in comune con me, se non in una mitomania che appartiene a una certa razza di teatranti».
La carriera
L’attore castellano nella sua pluripremiata carriera, giunta a un quarto di secolo, ha recitato in una cinquantina di drammaturgie e in altrettanti film, e in una ventina di serie tivù.
È legato a ruoli indimenticabili sul grande schermo come il Papa in “Rapito” di Marco Bellocchio, e in televisione come il Silvio Berlusconi di “1993” e “1994” su Sky, assiduo frequentatore dei set del regista Andrea Segre, da “La prima neve” (2013) a “La grande ambizione” (2024), si è visto recentemente nella miniserie di Rai1 “Mike” con il ruolo del giornalista che intervista Mike Bongiorno, mentre tornerà presto al cinema in “La valle dei sorrisi” di Paolo Strippoli, girato nell’autunno scorso in Friuli Venezia Giulia.
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