Quei dieci brani rock che sconvolsero il mondo e le nostre inutili esistenze
Il giornalista triestino Maurizio Lozei ha pubblicato l’hit parade della sua vita: si va da “She Loves You” dei Beatles (1963) a “Thick as a Brick” dei Jethro Tull (1972)
Il rock che salva la vita. È fuor di dubbio per l’autore, il triestino Maurizio Lozei «quanto i brani musicali incidano nel nostro quotidiano entusiasmandoci e influendo sulle nostre vite. Non un semplice passatempo, alimento per il cuore e la mente».
Giornalista professionista, per 27 anni (fino al 2018) anche collaboratore de Il Piccolo, Lozei pubblica ora «I 10 brani rock che sconvolsero il mondo» (Luglio Editore, 88 pagine, euro 12).
Il titolo si ispira a “I dieci giorni che sconvolsero il mondo” del reporter John Reed sulla rivoluzione sovietica del 1917 e analizza dieci canzoni del rock britannico e statunitense uscite negli anni ‘60 - primi ‘70: «La ragione è semplice: il fenomeno rock – con tutti gli annessi e connessi – nasce negli Stati Uniti e invade successivamente il Regno Unito e, di seguito, tutto l’Occidente e il resto del pianeta».
I parametri
I parametri utilizzati nella scelta (che parte ovviamente dal gusto personale di chi scrive) sono: composizione musicale, testi e ispirazione culturale, la produzione, il titolo del brano, tecnica dei musicisti, grafica, successo (anche se, ovviamente, «per diverse persone il successo non determina il valore di una canzone»).
Le canzoni
Si va in ordine cronologico, partendo dal 1963 con “She Loves You” dei Beatles, stesso anno per “Mr. Tambourine Man” di The Byrds, 1967 per The Jimi Hendrix Experience con “Purple Haze”, Procol Harum “A Whiter Shade of Pale”, Pink Floyd “Astronomy Domine”.
Escono nel 1969 “Some Velvet Morning” dei Vanilla Fudge e “Epitaph” dei King Crimson.
Si conclude entrando negli anni ’70: Black Sabbath con “Black Sabbath” del 1970, Led Zeppelin nel 1971 con “Stairway to Heaven” e 1972 per “Thick as a Brick” dei Jethro Tull.
Il ruolo di Trieste
«Avendo vissuto quegli anni – racconta Lozei – mi ricordo lo shock da piccolo sentendo i Beatles e poi come rimasi a bocca aperta con Hendrix. A Trieste arriva la musica inglese perché è particolarmente aperta da un punto di vista musicale. Pochi sanno che Don Preston, primo tastierista di Frank Zappa, era militare qua durante il governo militare alleato. O che il Modern Jazz Quartet ci ha dedicato la canzone “Trieste”. È una città piena di musica dove è passato di tutto, non solo lirica, classica, jazz ma anche rock».
Nostalgia per un’epoca d’oro
Tra le pagine traspare la nostalgia per quell’epoca d’oro, mentre ora sembra tutto più difficile: «Sono tempi, quelli odierni, nei quali chi sta un minimo con gli occhi aperti può davvero mettersi le mani nei capelli. Inquinamento, cambiamenti climatici, progressivo inaridimento di terre coltivabili, aumento delle temperature con conseguente scioglimento dei ghiacciai e carenza d’acqua, guerre, pandemie, liberismo velenoso e sfrenato, stupidi e insolenti inviti a inutili consumi mentre il terzo e quarto mondo fanno i conti con fame e carestie, stanno portando le nostre società verso il baratro».
Musica profetica
E in musica qualcuno, più di mezzo secolo fa, aveva già profetizzato tutto: «Pochi album come “In the Court of the Crimson King” annunciarono i drammi e le criticità di oggi. Era l’ottobre 1969 e i King Crimson salivano le classifiche britanniche con un album che Pete Townshend definì un misterioso, inspiegabile capolavoro».
Selezionare dieci brani non deve essere stato semplice ma «Ciascuno ha le sue visioni, l’amore supremo per certe canzoni – conclude l’autore – e può sbizzarrirsi a scegliere i suoi preferiti. Fare la classifica è un gioco: invito ognuno a fare la sua». —
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