Dio, l’etica e la biomedicina: da monsignor Pighin una lettura dal rigore scientifico
Dalla procreazione artificiale al suicidio assistito, dall’aborto al cambio di sesso. L’ordinario di diritto canonico e consultore di Papa Francesco affronta le questioni più scottanti della vita umana
Dallo statuto del concepito alla procreazione artificiale, dalla clonazione embrionale alla maternità surrogata, dalle diagnosi pre-impianto alla piaga dell’aborto, dalla sterilizzazione procreativa al cambio di sesso. “Bioetica teologica” rappresenta una «sintesi globale» della materia ed esce per i tipi di Marcianum Press di Venezia.
L’autore è monsignor Bruno Fabio Pighin, ordinario della facoltà di diritto canonico di Venezia, già componente del Comitato etico regionale sulle sperimentazioni, da trent’anni consulente dei medici e giuristi cattolici del Triveneto. Papa Francesco lo ha scelto nel 2024 come suo consultore per la valutazione dei dossier più intricati di carattere etico, teologico e giuridico. In questo volume affronta le questioni più scottanti sulla vita umana, esponendole con rigore scientifico.
Professore, come è nato il progetto di comporre un’opera così impegnativa?
«L’idea di realizzare una sintesi globale sulla bioetica teologica mi è sorta più di venti anni fa. Mi fu suggerita dall’editrice Edb di Bologna, poi estinta, la quale era interessata a una mia pubblicazione del genere. Da allora raccolsi molta documentazione aggiornandola continuamente al progresso biomedico e agli sviluppi psicosociali e giuridici. Poi ho fatto una sintesi tra varie discipline in dialogo tra loro sul terreno della bioetica. Gli interventi del papa mi hanno stimolato a portarla a termine. È noto, infatti, l’assillo del pontefice per le questioni bioetiche. Egli invoca continuamente la fine dei sanguinosi conflitti bellici che stanno provocando orrendi massacri. Ripete con insistenza che ogni guerra tra popoli è una sconfitta per tutti. Ricorda pure altre guerre più subdole che causano un numero spaventoso di vittime nel mondo. Assumono vari nomi: aborto e omicidio volontari, incidenti stradali e sul lavoro, eutanasia e suicidio, pena capitale ed eventi climatici catastrofici, favoriti da politiche dissennate. Sviluppando temi cari a papa Francesco sono certo che quest’opera gli farà piacere».
La materia è intrigante. Il suo nuovo volume pone l’accento sugli aspetti negativi appena accennati?
«Certamente gli eventi più tragici che colpiscono vite umane fanno più clamore. Ma il volume si fonda su un principio che sorregge l’intero impianto: il rispetto per la dignità assoluta di ogni persona. Questo cardine certamente porta a condannare ogni forma di violenza, però mette in luce anche le vittorie compiute sul campo sia nel prevenire i mali fisici con diagnosi precoci sia nel curare le malattie più gravi. I progressi della biomedicina consentono di sostituire organi malati con il trapianto e di rigenerare tessuti compromessi. La nuova era della genetica e quella delle cellule staminali aprono orizzonti di vita prima insperati. Tuttavia non si può negare che ogni conquista biomedica va incontro alla sicura sconfitta della morte. Questa viene spesso esorcizzata ignorando l’esigenza del paziente in condizioni critiche di essere accompagnato con le cure palliative, senza renderlo bersaglio dell’accanimento terapeutico o porlo sulla china dell’eutanasia e del suicidio assistito».
Tanti anni di lavoro le hanno permesso di scavare in molti terreni che sono di estrema attualità. Quale è il risultato della sua opera?
«Ho inteso produrne una che colmasse un vuoto nella bibliografia in materia, la quale è sì abbondantissima, ma spesso priva di sistematicità. La nuova composizione è una specie di mosaico unitario che evita il rischio di presentare temi scollati tra loro. Perciò assume la veste di manuale che affronta in forma critica la riflessione concernete l’intero arco della vita umana. Essa è suddivisa in tre parti seguendo idealmente il cammino dell’esistenza terrena: la problematica alla sua origine, la cura della salute e delle malattie e il dramma del fine-vita».
Vi sono possibili soluzioni?
«Sono fondamentali. Se poniamo problemi senza indicare possibili soluzioni, sarebbe un’opera buona, ma incompleta. Le problematiche sono condivise, le soluzioni possono prendere strade diverse».
Le religioni dividono?
«Se ci fermiamo al campo della filosofia, divide estremamente di più. Il magistero della Chiesa si è molto impegnato per dare un contributo, è molto ascoltato, anche se non sempre seguito».
La morte...
«La società ha distrutto tanti tabù. Paradossalmente, in questa, che punta al benessere e al consumismo, se n’è creato uno, quello della morte. C’è la censura dei discorsi, delle immagini, non ci si occupa del fine vita se non del suicidio e dell’eutanasia. L’accanimento terapeutico è figlio della stessa cosa, non vuol vedere la morte».
Invece?
«Le cure palliative sono molto importanti e dovrebbero essere allargate, uscire dagli hospice, estese a livello familiare, quando già si capisce che si sta andando verso la fine. Sull’accompagnamento resta moltissimo da fare».
Qual è la maggiore novità della sua opera e a quali lettori si indirizza?
«La nuova trattazione mette in dialogo vari ambiti di sapere interessati ai problemi della vita umana: dalle scienze biomediche a quelle giuridiche, dalle risultanze sociologiche alle risonanze psicologiche. Sull’insieme degli elementi raccolti viene compiuta una valutazione razionale di ampio respiro accogliendo l’apporto dalla fede cristiana. Perciò il presente volume non è chiuso nell’area teologica, ma spazia tra varie discipline trovando i punti di convergenza tra loro. Certamente l’opera costituisce un valido ausilio per docenti e studenti della materia a livello universitario, e inoltre per medici, giuristi e psicologi, infermieri professionali e operatori pastorali. Ma l’esposizione agile e attraente del volume richiama l’attenzione di chiunque è interessato alle questioni più scottanti sulla vita umana».
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