Il Friuli negli occhi di Italo Zannier: in mostra a Pordenone l’opera del celebre fotografo

Dal 22 dicembre al 4 maggio l’esposizione dedicata all’artista spilimberghese. Per la prima volta vengono esposte sue molteplici attività, dalla docenza universitaria alla cura di volumi e collane

La redazione
Italo Zannier, Al lavatoio pubblico, 1957
Italo Zannier, Al lavatoio pubblico, 1957

Un rapporto viscerale, che conta di una forza e passione con pochi eguali nel panorama nazionale e internazionale. Così si può definire il legame tra Italo Zannier e la fotografia. L’artista spilimberghese infatti è stato intellettuale, docente, curatore di celebri mostre, collezionista e fotografo, primo titolare di una cattedra di Storia della fotografia in Italia nonché figura di riferimento per il riconoscimento della disciplina nel nostro paese.

A lui è dedicata la mostra "Italo Zannier - Io sono io. Fotografo nella storia e storico della fotografia", curata di Marco Minuz e Giulio Zannier, dal 22 dicembre al 4 maggio presso la Galleria Harry Bertoia di Pordenone.

Per la prima volta vengono raccolte le molteplici attività, legate alla fotografia, che Zannier ha portato avanti con una forza e una passione che non ha eguali nel panorama nazionale.
Il percorso si sviluppa in tutte le principali sue esperienze prendendo avvio dalla sua partecipazione nel movimento neorealista; appassionato di cinema, si cimenta prima con corti in Super 8 per poi dedicarsi totalmente alla fotografia.

Italo Zannier, Valcellina 1953
Italo Zannier, Valcellina 1953

Nel 1955, in una lucida analisi, stila il manifesto del Gruppo friulano per una nuova fotografia, cui aderiscono, tra gli altri, fotografi come Carlo Bevilacqua, Toni Del Tin, Fulvio Roiter, Gianni Berengo Gardin, Nino Migliori e gli amici spilimberghesi Gianni e Giuliano Borghesan e Aldo Beltrame.
Si riconosce proprio a questo sodalizio il merito di promuovere, tra i primi in Italia, il concetto di una nuova fotografia non più solo concentrata sull’estetizzazione dello scatto indirizzato al bello, ma ricercando una fase sperimentale e analitica in senso innovativo.

Un racconto autentico del Friuli

Dagli scatti di Zannier, quindi, si rileva subito il suo “racconto critico”, leggibile dai suoi personaggi, dagli ambienti, dagli oggetti e dalla tipologia sociale ed ai luoghi cui si riferiscono.
Una lettura che si sviluppa anche in riferimento all’ambito dell’architettura dove Zannier indaga il territorio del Friuli che vive di tradizione e cambiamento. Fotografie ricche ed essenziali diventano testimonianza di una comunità intera e, fissando storie, paesaggi e tradizioni trattenute in immagini che si fanno reliquie, nel tempo, ne registra l’evoluzione e il cambiamento.

Una società friulana che Zannier vede diventare italiana ed europea, da contadina diventa industriale. Nella serie delle diacronie – conclusa nel 1976 – Zannier emblematicamente torna a scattare in luoghi dove il suo obbiettivo aveva scattato quasi vent’anni prima, con i medesimi parametri e con gli stessi soggetti realizza un nuovo scatto che lascia emergere chiaro il trascorrere del tempo. Qui il passato diventa futuro e Zannier dichiara il ruolo imprescindibile della fotografia per registrare questo fluire storico che, nel caso degli ambienti da lui immortalati, diventa ancor più emblematico per il rovinoso terremoto che cancellerà molti dei luoghi da lui ripresi.

Gli altri interessi


Ma il rapporto con l’architettura abbraccia anche le collaborazioni con le più importanti testate giornalistiche del tempo, come Il Mondo, Comunità, Casabella e Domus.
Docente universitario dal 1971, primo in Italia ad essere titolare di una cattedra di Storia della fotografia, insegna allo IUAV e a Ca’ Foscari di Venezia, al Dams di Bologna, alla Cattolica di Milano ed in altre Università Italiane.
Si dedica alla pubblicazione di libri, saggi ed articoli, collaborando con riviste di settore come L’Architettura “cronache e storia”, Camera, Photo Magazine, Popular Photography, Fotografia Italiana “il Diaframma”. Cura collane quali Fotologia “Studi di storia della fotografia” e Fotostorica, “gli archivi della fotografia”.

Dopo oltre trent’anni, Zannier riprende a fotografare: con un nuovo entusiasmo osserva gli spazi della globalizzazione che rendono standard la contemporaneità della nostra esistenza, come nel progetto “Veneland”. Il percorso espositivo interesserà la sua produzione saggistica (oltre seicento), la curatela di celebri mostre come la sezione fotografica della mostra The Italian Metamorphosis tenutasi al Guggenheim di New York nel 1994, “L’io e il suo doppio” alla Biennale di Venezia ed i progetti editoriali come il titanico lavoro, sostenuto dall’ENI, su Coste e Monti d’Italia, nove volumi che lo vedranno impegnato dal 1967 al 1976.

L’esposizione sarà presentata dal filosofo Massimo Donà (Università Cattolica di Milano). Il percorso sarà completato da un’intervista inedita al professore Zannier. La mostra è promossa dal Comune di Pordenone, gode del patrocinio del ministero della Cultura e sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

 

Orari 

La mostra sarà visitabile dal mercoledì al venerdì tra le ore 15 e le 19, il sabato e la domenica dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Previste anche alcune aperture straordinarie: lunedì 23 e martedì 24, lunedì 30 e martedì 31 dicembre dalle 15 alle 19, giovedì 26 dicembre ore 10:00-13:00 e 15:00-19:00. La mostra resterà chiusa mercoledì 25 dicembre. L’ingresso è gratuito.

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