Il Nordest e la visione di Giorgio Lago
In libreria “Il mio Veneto e altri scritti” con testi del giornalista e altri contributi. Così un quadrante geografico con le sue distinzioni ha assunto un’identità
È in libreria “Giorgio Lago: il mio Veneto e altri scritti” a cura di Francesco Jori e Francesco Chiavacci Lago, Ronzani editore. Il volume raccoglie e propone una serie di testi del grande giornalista (1 settembre 1937 - 13 marzo 2005) che contribuì in modo decisivo alla costruzione dell’immaginario socioculturale del Nordest. Il libro ospita una serie di contributi; questo è il testo di Paolo Possamai, direttore editoriale di Nord Est Multimedia.
Sono nato alle pendici del monte Verena. Sono cimbro, dunque. Appartengo all’altopiano dei sette Comuni, ma affacciato a Luserna (dove i cimbri sono norma). Luserna sta nei confini del Trentino, il Verena sta con la provincia di Vicenza. Vicenza è tanto lontana. Come può essere remoto, per questa città il cui volto urbano è impresso dal massimo architetto della storia, il rapporto con Venezia. Un altro mondo. Ma Venezia e Vicenza sono parte della stessa regione, assieme anche a province marginali – nel senso che stanno ai limiti geografici e dei costumi comuni – come Rovigo o Belluno. Non sono nemmeno ben sicuro che tanti veneti si sentano fino in fondo italiani, di sicuro in gran numero non mancano di rimarcare la loro scarsa parentela con calabresi o molisani.
Ma siamo italiani, nonostante tutto e nonostante le forzature della storia. Italiani certo, direi forse ancor più facilmente europei, incuranti dei confini (e qui verrà in gioco il sangue di Marco Polo). «Vivere è serbare memoria e farla rifiorire nella freschezza del proprio sangue» ha scritto Giani Stuparich, uno che di confini e di mescolanze se ne intendeva: italiano perché l’Istria veneziana era per lui il brolo di casa. Nel groviglio delle identità possiamo rimanere statici, ma il tempo modifica e sagoma anche le rocce. Così pure l’identità non può che risentire dei passi della Storia. Chi alla Storia tenta di resistere, nella sua nostalgia d’identità trascorsa rimane prigioniero e anzi stritolato.
Il discorso sul Nordest parte appunto dalla questione dell’identità e della sua mobilità. E per definirla, Giorgio Lago ha sempre avuto chiarissima la necessità di reperire e illuminare i fattori comuni tra i cimbri del Verena, le comunità di lingua slovena del Carso triestino, gli autarchici veronesi, i veneziani di Pellestrina, i natii delle Basse emarginate dai grandi flussi, e via dicendo l’infinito campionario delle diversità e delle magnifiche ricchezze che illustrano il Triveneto.
La forza del pensiero di Lago consiste in estrema sintesi nell’aver voluto interpretare e cogliere i fattori di comunione esistenti nel corpo sociale del Nordest, a partire dalla cultura del lavoro. Ma senza pretendere alcunché di esaustivo, dovremo pure dire che il comune denominatore di questa terra e di questa comunità ha a che fare con una storia e una cultura comuni, che stanno nella vicenda millenaria della Serenissima. Una repubblica laica, dove anche gli aristocratici erano prima di tutto mercanti, uomini di finanza e imprenditori.
La cosiddetta civiltà delle ville venete, che ovviamente appartiene anche al Friuli, non ha granché da spartire con le ville campane o lombarde o toscane: non sono ville di delizia, Carlo Goldoni con la sua Trilogia della villeggiatura ci ha fuorviati. Le ville di Palladio e dei suoi seguaci sono centri logistici, sedi di impianti di proto-industrie cartarie, del riso, del legno, della forgia. L’impresa, la libera impresa è il sigillo storico di queste terre. Sintesi è parola che condivide con semplice la radice semantica: nella semplicità e nella sintesi non perdiamo nulla dell’essenza, anzi la rendiamo immediatamente visibile.
Lago ha saputo fare sintesi, volendo dare voce a una terra che nelle divisioni territoriali e nelle distinzioni interne alla comunità disperdeva la propria energia e mai riusciva – dunque – a proporsi coesa e forte in sede centrale. Come se oltre l’Adige verso Est sulla carta geografica permanesse la scritta “Hic sunt leones”. Lago ha saputo attrezzare, in funzione di questa lettura culturale e politica, un formidabile strumento chiamato «Il Gazzettino» con la dicitura sotto-testata “il quotidiano del Nordest”.
Prima di lui, il Nordest semplicemente non esisteva.
Naturalmente, tanti uomini di pensiero (e di azione politica) hanno concorso alla determinazione del concetto di Nordest e basterà citare Ilvo Diamanti, Massimo Cacciari, Mario Carraro, Bepi Covre. Ma il quotidiano vessillifero e l’esploratore giorno per giorno a partire dai fatti, su questo sentiero che prima non esisteva, è stato Giorgio Lago. L’agenda politica per gli anni della sua direzione al «Gazzettino» è largamente stata scritta sulle pagine di quel giornale.
L’affermazione del “brand” Nordest dinanzi alla comunità nazionale, dipende in primis dal suo martellare costante e vibrante, nella volontà di far sentire la voce del quadrante compreso tra Adige, Alpi, Adriatico. Che il pensiero di Lago sia vivo, lo dice in primo luogo che l’idea di Nordest appartiene ormai al lessico nazionale e, aspetto tutt’altro che irrilevante per un cimbro del Verena, anche al palinsesto identitario di coloro che abitano il Triveneto.
Ma una minima ulteriore testimonianza può essere rinvenuta nel progetto implicito nell’acronimo Nem. Non sarebbe stato inventato, se il pensiero di Lago fosse stato rappresentato anche dopo le sue dimissioni ormai un quarto di secolo fa dal quotidiano fondato da Gianpietro Talamini nel 1887.
Nem sta per Nordest Multimedia. Parliamo di un progetto che parte dall’acquisizione delle sei testate già del gruppo «Espresso» – per le quali lo stesso Lago fu editorialista nei suoi ultimi anni – poi passate a Gedi. La premessa indispensabile per la quindicina di imprenditori/investitori che hanno condiviso l’obiettivo di allestire “una” voce per il Nordest, consiste infatti nella consapevolezza che l’intervento su «Piccolo» di Trieste, «Messaggero Veneto», «Mattino di Padova», «Corriere delle Alpi» di Belluno, «Tribuna» di Treviso, «Nuova Venezia» e sulla digitale NordestEconomia è solo il primo di una serie di passi.
Accanto a questi quotidiani, infatti, occorrerà mettere a fattor comune anche siti internet verticali, radio, free press, tv locali e poi concepire e eseguire un fitto piano di eventi pubblici (che appartengono pur essi al rango della comunicazione). Avendo l’ambizione di coprire e servire per intero il territorio del Nordest. Una piazza in cui incontrarsi, condividere progetti e sogni, individuare criticità e fenomeni nuovi, setacciare ceto dirigente, dialogare con chi viene da Roma o da Bruxelles. Mutatis mutandis, non aveva già quaranta e più anni or sono realizzato un programma simile Giorgio Lago con il suo «Gazzettino» in fase di sviluppo e rilancio dopo decenni a languire con le proprietà più estenuanti e improbabili?
P. S. : naturalmente e forse purtroppo non sono nato alle pendici del Verena: avrei un ramo in più nel mio albero identitario.
La scheda
A cura di Francesco Chiavacci Lago e Francesco Jori
Collana: VentoVeneto
Anno: 2025
Nr. Pagine: 499
Prezzo: 20 euro
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