Ian Rankin: «Il mio Rebus e Holmes così simili, così diversi»

Un libro lega Dracula al mitico detective. E lancia un’intervista al grande giallista scozzese

Marco Zatterin

Pubblichiamo una parte dell’intervista a Ian Rankin che appare nel volume “Sherlock contro Dracula” di Marco Zatterin (pubblicato dalla veneta Linea Edizioni), guida in 23 saggi raccontati al Grande gioco di Sherlock Holmes e ai misteri che Sir Arthur Conan Doyle non ha voluto raccontare, dall’incontro con Dracula al viaggio alla Mecca, passando per la vera storia del Nome della Rosa. Rankin svela il legame del suo ispettore Rebus col ciclo di Baker Street.

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Ian Rankin, lo scrittore scozzese, è nato a Cardenden, nel Fife, il 28 aprile 1960. È uno dei maggiori autori di letteratura poliziesca viventi, certo il cittadino britannico che scrive gialli più quotato da anni. Deve il successo all’ispettore John Rebus, ovviamente scozzese, investigatore di talento che lotta con la passione per il vizio e la violazione delle regole. Sigarette, alcol e rock di qualità.

Nell’ottobre 2024 è uscita la venticinquesima puntata, Midnight and Blue. Un altro successo, circostanza che non ha mutato Rankin. Unassuming, direbbero dalle sue parti. Uno che non se la tira neanche un po’, nel nostro vernacolo. A oltre trenta milioni di copie dal debutto editoriale, vive in un bell’appartamento vicino ai Meadows ed è facile incontrarlo in giro per la città, soprattutto all’Oxford Bar di New Town, il luogo dove le sue storie sfilano inesorabili, mentre lui consuma l’immancabile Deuchars Ipa.

«Il nuovo Conan Doyle» è stato scritto di lui. In effetti, le similitudini sono parecchie, anche se alla fine Rankin confesserebbe probabilmente di amare di più un altro concittadino, Robert Louis Stevenson, forse perché più fedele all’«Atene del nord e capitale della letteratura» di quanto non lo sia stato Sir Arthur.

Credi nella reincarnazione?

«No, per nulla! ».

Sei deluso? Avresti potuto essere Sir Arthur…

«Non credo che avrei mai potuto essere Conan Doyle, anche se ora che sono Sir Ian Rankin ho fatto un piccolo passo avanti. Una volta, però, ho scritto un racconto in cui l’ho incontrato e ho parlato con lui, per quanto in sogno (The Acid Test, nda) . Mi piace poter passeggiare per Edimburgo e vedere piccoli segni della vita di Conan Doyle: una statua o il nome di un pub».

Quando hai incontrato Holmes per la prima volta? Cos’è che ti ha colpito?

«Non leggevo romanzi gialli da giovane. Crescendo, non sono nemmeno sicuro di aver saputo che Conan Doyle fosse scozzese. Il suo detective, dopotutto, è il perfetto gentiluomo inglese e vive a Londra. Ho cominciato a leggere i racconti più avanti, forse anche dopo aver iniziato a scrivere dell’ispettore Rebus. Le trame dei racconti sono ovviamente altamente improbabili (come lo era anche il caso di Edgar Allan Poe), ma la scrittura è brillante ed evoca l’età vittoriana. E poi c’è la figura carismatica di Holmes».

Qual è il tuo titolo preferito?

«Sono un grande fan di The Hound of the Baskervilles: ha un’aria così gotica e conduce Holmes e Watson fuori dalla loro zona di comfort, cioè dal centro di Londra».

Considereresti Sir Arthur come una delle tue guide letterarie spirituali? Gli hai rubato qualcosa?

«Tutti i detective immaginari – se usano il loro intelletto per risolvere il crimine (invece di affidarsi alla tecnologia moderna e così via) – devono qualcosa a Sherlock Holmes. Ho cercato di pagare il mio tributo scrivendo un racconto dell’ispettore Rebus (The Acid Test) che presentava un episodio della vita di Conan Doyle (era uno studente di medicina a Edimburgo) come parte della trama. Quella storia è stata poi girata come Reichenbach Falls, in cui un detective di Edimburgo riceve la visita di Conan Doyle, che gli rivela di essere un personaggio immaginario e che sta per essere ucciso».

C’è un collegamento diretto tra Rebus e Holmes?

«Rebus è molto diverso da Holmes. È un poliziotto professionista, non proviene da un ambiente ricco, vive a Edimburgo piuttosto che a Londra, eccetera. Ma nei primi libri gli ho dato una spalla chiamata Brian Holmes, mentre il capo si chiamava Watson. Un tributo più che una coincidenza. Quindi, probabilmente condividono un po’di Dna!».

Una similitudine è che Rebus va in pensione, vive il suo iato e poi torna. Come Sherlock nel 1891-94 quando Conan Doyle lo uccise per la prima volta e poi lo richiamò in servizio. Non è così?

«Pensavo di aver “ucciso” Rebus alla fine di Exit Music, quando stava per andare in pensione. Ma Rebus aveva altri piani. Ora sta affrontando una mortalità incombente e, dato che ha settant’anni, non c’è molto che io possa fare con lui. Il suo momento finale sta arrivando».

Big Ger Cafferty è un personaggio malvagio come il professor Moriarty?

«Moriarty è basato su un personaggio realmente esistito (Adam Worth), mentre Cafferty è un amalgama di vari gangster scozzesi dei decenni passati. Cafferty ha astuzia da vendere, ma non è un genio criminale: ha usato i muscoli e le minacce per conquistare la sua posizione, non ha architettato piani criminali intelligenti come Moriarty».

Conan Doyle era di Edimburgo. Tu sei tra quelli che ammettono che non è percepito come uno scozzese. Ti sei mai chiesto perché?

«Conan Doyle lasciò la Scozia il prima possibile e non tornò mai più. Ha sempre mantenuto un accento scozzese (c’è una registrazione della sua voce su Internet!), ma la Scozia non è davvero presente nelle sue storie».

Per inciso, Mary Morstan, la prima moglie del dottor Watson, è cresciuta a Edimburgo. È un punto per il Doyle scozzese. La seconda donna più importante del canone sherlockiano viene dalla sua madrepatria…

«Mi ero dimenticato della moglie del dottor Watson. Vorrei che avesse avuto un ruolo più importante nelle storie!».

Nel Trattato navale, Holmes dice che la signora Hudson aveva “una buona idea della colazione come ce l’ha una scozzese”. Cosa ne pensi?

«Non so se questo sia un elogio o una critica da parte di Holmes: una colazione scozzese può essere una scodella molto semplice di porridge, ma anche un’enorme porzione di carne stufata e uova. La mia sensazione è che la signora Hudson penserebbe che il porridge sia un buon pasto nutriente».

Un numero enorme di importanti scrittori ha prodotto pastiche di Sherlock Holmes. Hai mai scritto o pensato di metterne insieme uno?

«Non ho pensato di scrivere di Holmes – non ancora – anche se il mio buon amico Anthony Horowitz si è divertito molto a scrivere di Moriarty…».

Hai un attore preferito di Sherlock Holmes e un film di Sherlock Holmes?

«Sono un grande fan della versione televisiva di Holmes con Benedict Cumberbatch – hanno aggiornato il personaggio portandolo ai giorni nostri in modo davvero ingegnoso». —

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