L’Isola che non c’è di Triestebookfest: una mappa sorprendente e gli autori come guide
Al festival 45 eventi, 42 autori e autrici italiani e internazionali, quasi 30 moderatori locali e 13 luoghi disseminati per la città. Tutto a ingresso libero.

L’isola che non c’è esiste eccome. Esiste quantomeno per una settimana – dal 28 aprile al 4 maggio, con una rotta extra dal 14 al 18 del prossimo mese – e si stabilisce a Trieste. È la rappresentazione più fiabesca del Triestebookfest, alla sua decima edizione. Il Festival diventa un arcipelago narrativo: una suggestione dove ogni isola è una storia, un autore, una lingua, un punto di vista. L’isola che non c’è conversa con l’arcipelago che c’è. E il risultato è una mappa sorprendente, una cartografia dell’immaginazione. A tenere insieme queste terre emergenti, ci sono dei numeri: anche i numeri sono importanti. 45 eventi, 42 autori e autrici italiani e internazionali, quasi 30 moderatori locali e 13 luoghi disseminati per la città. Tutto a ingresso libero.
Lunedì l’inizio con Miran Košuta ed Elvio Guagnini, tra letterature di frontiera. Martedì e mercoledì si esplorano autobiografie creative, booktoker da centinaia di migliaia di follower e una mostra d’arte che immagina visivamente “l’isola che non c’è”. Insomma, per vedere l’invisibile.
Il 2 maggio al Miela, uno dei clou: Loretta Napoleoni presenta Tecnocapitalismo, in dialogo con Cristiano Degano. Un confronto acceso su potere, nuovi oligopoli e bene comune.
Nel weekend emerge una Berlino futuristica e popolata da androidi, con Emma Braslavsky. Poi torna il thriller con Sandrone Dazieri, si viaggia tra volti e selfie con Riccardo Falcinelli, e si indaga la rivoluzione letteraria degli anni ’20 con Paolo Di Paolo. Domenica spazio all’intelligenza artificiale, alla sordità e all’adolescenza. Post finale il 18 maggio con Lino Guanciale e Davide Sacco. Parole come bussole. O come fari nella nebbia. In ogni caso, aiutano a navigare. —
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