Massimo Boldi torna a Cortina, tutti i ricordi di un’icona del Natale

Massimo Boldi ai Nations Award celebra i 25 anni dal film 'Vacanze di Natale 2000' a Cortina, insieme a Neri Parenti e Umberto Smaila, in un evento che ripercorre la storia dei cinepanettoni: siamo andati a farci raccontare il dietro le quinte di questi film 

Stefano Vietina

Massimo Boldi è a Cortina in questi giorni, con il regista Neri Parenti e il cantante e cabarettista Umberto Smaila, per celebrare i film di Natale coi Nations Award.

Un premio taorminese, giunto alla XVIII edizione, che sarà assegnato stasera (sabato 14) a questi due grandi protagonisti dei cinepanettoni nel 25esimo anniversario dall’ultima pellicola “Vacanze di Natale 2000”. Tra gli altri ospiti ieri Elisabetta Pellini, Umberto e Rudy Smaila, Raffaella Fico e Francesca Manzini e, video collegato, Enrico Vanzina.

Massimo Boldi a Cortina
Massimo Boldi a Cortina

Un filone, quello del cinepanettone, che ha caratterizzato trent’anni di commedia italiana e che viene ricordato con una tre giorni nella regina delle Dolomiti, in collaborazione con l’Hotel de la Poste, storica location delle pellicole di Natale. La precedente edizione era stata dedicata all’anniversario del primo Vacanze di Natale 1983.

Incontri, dibattiti, serate di gala, party in piena atmosfera di “vanziniana” memoria. Oggi alle 21 ci sarà la presentazione del trailer dell’ultimo film di Natale con Massimo Boldi A Capodanno tutti da me e la consegna dei Nations Award – Premio Cinematografico delle Nazioni.

Boldi, lei è nato a Luino sul Lago Maggiore, in Lombardia, paese dello scrittore Piero Chiara . . .

«Grande amico di mio padre, l’ho conosciuto da ragazzo. Ricordo bene i suoi libri: La stanza del Vescovo, Il piatto piange, Il pretore di Cuvio».

Da sinistra, Massimo Boldi e Christian De Sica in “Vacanze di Natale '95"
Da sinistra, Massimo Boldi e Christian De Sica in “Vacanze di Natale '95"

Molti di questi poi sono diventati film.

«Certo, come Il Cappotto di Astrakan con Johnny Dorelli, Il Balordo con Tino Buazzelli, Venga a prendere il caffè da noi (tratto da La Spartizione) con Ugo Tognazzi. Bei ricordi, un bel ritratto del paese e della società di allora sulle rive del lago».

E la sua avventura al cinema come è iniziata?

«Due cuori e una cappella del 1975, regia di Maurizio Lucidi, con Renato Pozzetto, Agostina Belli e Aldo Maccione. È stato il mio debutto cinematografico. Merito del mio amico Renato Pozzetto, per me un fratello, dai tempi del Derby Club a Milano, che frequentavo fin dal 1968».

Una fucina di comici che ha fatto scuola.

«Un gruppo di amici. Amici veri, come lo si è da ragazzi. Da Enzo Jannacci a Teo Teocoli, da Gino Paoli a Paolo Villaggio, da Cochi e Renato a Diego Abatantuono, da Mauro Di Francesco a Giorgio Porcaro e tanti altri. Quell’amicizia poi resta sempre anche se ci si vede di meno. Ora qualcuno è scomparso».

Massimo Boldi durante l'evento a Cortina
Massimo Boldi durante l'evento a Cortina

Chi più amico fra gli amici?

«Come faccio a dirlo? Con tutti ho condiviso sogni e spettacoli. Con Paolo Villaggio e Cochi e Renato, con la trasmissione Quelli della domenica, d’un tratto il nonsense ha invaso, come un’onda, anche la comicità della televisione nazionale. E non era facile farsi spazio nella televisione di allora, che era rappresentata in pratica da un canale in bianco e nero. Non c’erano tutte le emittenti di adesso, quindi chi andava in tv diventava davvero un fenomeno, faceva tendenza anche nel linguaggio».

Una fama che le ha cambiato la vita? Dal pubblico del cabaret milanese a quello televisivo il passo è stato grande. Le pesa la fama? Riesce a prendere un caffè al bar senza “subire” la richiesta di un selfie?

«Fa sempre piacere che la gente ti riconosca; i più si fanno avanti timorosi, quasi si scusano di avermi riconosciuto; poi qualche sfrontato lo mettiamo a posto con una battuta».

Se chiude gli occhi e pensa a Cortina, che cosa vede?

«Vacanze di Natale, un film che è un’icona, che sopravvive, che interessa ancora».

Ma è sempre tempo di cinepanettoni?

«I film interpretano la società del momento. Anche allora tutto nasceva dalla osservazione della gente, di quello che faceva nella vita. Ho sempre imitato personaggi esistenti, le loro contraddizioni, l’imbarazzo, le fragilità. Tanto vere che poi ti fanno ridere come capita se uno inciampa, viene colto sul fatto, cade, piagnucola. Il mio ultimo lo definirei una commedia più che un cinepanettone».

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