Omaggio a Preti e al Settecento nella città del Giorgione

Castelfranco dedica una mostra all’architetto a 250 anni dalla morte. Un’occasione per raccontare un’epoca di grande creatività e di passioni

Franca Marri
Oggetti di vita quotidiana del Settecento in mostra a Palazzo Soranzo Novello
Oggetti di vita quotidiana del Settecento in mostra a Palazzo Soranzo Novello

Innamorato dell’architettura, suo “costante diletto”, da giovane disegnava “indefessamente”, con vinto che la perfezione la si può raggiungere solo gradualmente: Francesco Maria Preti (1701-1774) è stato architetto, matematico, uomo estremamente colto, alla moda, raffinato ed elegante nei modi e nei gusti. Precursore del neoclassicismo, raccolse le sue idee nel testo “Elementi di architettura”, pubblicato postumo e giunto addirittura oltreoceano nelle mani di Thomas Jefferson, scienziato e architetto pure lui, ancor prima di diventare presidente degli Stati Uniti d’America.

Per ricordare i 250 anni dalla sua morte, Castelfranco Veneto, la sua città, la città in cui nacque, visse e morì, gli dedica una ricca esposizione intitolata “Studiosi e libertini. Il Settecento nella città di Giorgione. Francesco Maria Preti”, articolata in tre diverse sedi: Museo Casa Giorgione, Teatro Accademico e Palazzo Soranzo Novello. Questa sera un concerto molto suggestivo al duomo di Castelfranco, dove si trovano le sue spoglie, anticiperà l’inaugurazione in programma sabato mattina.

L’anniversario offre dunque l’occasione di ricostruire e far rivivere un’epoca di grande creatività e confronti, un mondo in cui i saperi si mescolano con le passioni. Attraverso la figura di Francesco Maria Preti si vengono a scoprire infatti anche altre figure di nobili, intellettuali, scienziati, musicisti, raccontate attraverso la cultura, l’arte e gli oggetti che li circondavano.

Al Teatro Accademico c’è il vero omaggio all’architetto con i suoi progetti, realizzati e non, che appaiono e si moltiplicano in un gioco di specchi: da quelli per il duomo di Castelfranco e Villa Pisani a Stra, all’ideazione del “Palazzo a nove cortili” in cui pare anticipare modelli che verranno proposti dall’utopista Charles Fourier, fino al progetto per il medesimo teatro, primo esempio di teatro all’italiana ideato ben prima della Scala di Milano e della Fenice di Venezia, riprendendo i canoni classici e le proporzioni matematiche, secondo le leggi dell’armonia musicale.

Al Museo Casa Giorgione viene rievocato il cenacolo intellettuale in cui si forma e si afferma l’architetto, ricordando le figure dello scienziato e architetto Giovanni Rizzetti che per primo applicò la media armonica proporzionale e scrisse il “Saggio dell’Antinewtonismo sopra le leggi del moto e dei colori”, quelle del matematico Jacopo Riccati e dei suoi figli, testimoni di un sapere capace di unire gli studi di aritmetica, geometria e astronomia agli interessi per l’idraulica, la religione e le lettere, o le ricerche in campo musicale e medico.

Si ricorda altresì il collezionismo nella Castelfranco settecentesca e in particolare la passione per l’opera di Antonio Canova. Il gusto per il bello viene inoltre testimoniato nella preziosità di alcuni oggetti liturgici, opera di grandi maestri orafi del tempo.

Maddalena Impenitente, di Antonio Canova
Maddalena Impenitente, di Antonio Canova

A Palazzo Soranzo Novello, edificio di origine trecentesca ma ristrutturato nel Settecento forse proprio da Francesco Maria Preti, trovano ospitalità le sezioni della mostra che più intendono far rivivere i costumi del tempo, le mode, i piaceri della vita domestica e sociale di allora. Consolles veneziane, mobili e divanetti Luigi XV, ceramiche delle più importanti fabbriche del tempo quali Cozzi, Antonibon, Rossi Ruberti, argenti e vetri di Murano, abiti, accessori di manifatture europee, giochi da tavolo come il Gioco della Mea, strumenti musicali tra cui un raffinatissimo liuto a mandolino e un curioso violino, sfilano insieme ai ritratti della famiglia Riccati e dello stesso Preti, i dipinti di Jacopo Amigoni, Giovanni Battista Cimaroli, Gaspare Diziani, Sebastiano Ricci, Rosalba Carriera, Francesco Zuccarelli.

Qui si trovano anche lo “Studio dell’architetto”, con lo scrittoio e il ricordo del progetto mai realizzato per il complesso “al Paradiso” della famiglia Corner, e un “Boudoir”, il salotto delle signore, con graziosissimi nécessaire, scatoline porta nei, chatelaine, boccette porta profumi e quant’altro, prestati dalla Fondazione Accorsi-Ometto di Torino.

Curata da Danila Dal Pos con un comitato scientifico composto da Paolo Barbisan, Andrea Bellieni, Lavinia Colonna Preti, Stefania Colonna Preti, Fabrizio Malachin, Moira Mascotto, Chiara Squarcina, la mostra è promossa dal Comune di Castelfranco Veneto e dai Musei Civici castellani con il contributo della Regione. Accompagnata da un catalogo edito da Antiga, sarà aperta dal 25 gennaio al 6 aprile.

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