New York, Andy Warhol, Marilyn: così Pasolini vedeva l’America
Una mostra a Casarsa racconta il rapporto dello scrittore italiano con gli Stati Uniti. Un percorso tra fotografia, letteratura ed arte. Il poeta scoprì New York con due viaggi nel 1966 e nel 1969 andando alla scoperta dei quartieri off
Racconta un capitolo affascinante e poco noto della vita e dell’opera di Pier Paolo Pasolini: il suo rapporto suggestivo con l’America. È “Pasolini America Wahrol”, la mostra a cura di Alessandro del Puppo e Giada Centazzo al Centro Studi Pier Paolo Pasolini a Casarsa fino al 23 febbraio.
Fra letteratura, fotografia e arte, il percorso espositivo ricostruisce la complessa relazione di Pasolini con gli Stati Uniti, esplorando i temi e le suggestioni che emersero nel corso della sua vita e della sua acuta osservazione delle cose d’America. L’esposizione è curata da Alessandro Del Puppo, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Udine e autore del volume “Pasolini Warhol 1975” (Mimesis, 2019) e da Giada Centazzo, studiosa e critica d’arte, attualmente assegnista di ricerca all’Università di Udine.
Questa è la prima tappa del progetto Pasolini/America. il poeta, il regista, l’intellettuale davanti al “Nuovo Mondo”, che culminerà, tra poco, a febbraio, in un convegno internazionale a Casarsa.
«Quelli di Pasolini con gli Stati Uniti – spiega Del Puppo – furono inizialmente rapporti indiretti, spesso mediati da pagine di letteratura e poesia. Il rapporto venne poi sostanziato dai due soggiorni, nel 1966 e nel 1969, con le esplorazioni selvagge nei quartieri off di New York. Era l’America del crescente impegno militare in Vietnam, dei discorsi di Martin Luther King e delle manifestazioni studentesche e antimilitariste».
In mostra un momento chiave riconduce al 1963, quando Pasolini realizzò il docufilm “La rabbia” . All’interno del film si recita la poesia “In morte di Marilyn” , dedicata a Marilyn Monroe, scomparsa pochi mesi prima. La sequenza cinematografica viene qui proposta in un confronto con la celebre “Marilyn” di Andy Warhol.
Un capitolo profetico è quello sul rapporto a distanza tra Pasolini e Warhol. Sebbene i due artisti non si siano mai incontrati di persona, nell’estate del 1975 Pasolini scrisse un testo di presentazione per “Ladies and Gentlemen” , la serie di serigrafie che Warhol dedicò ai travestiti di New York. Questo scritto, uno degli ultimi testi di Pasolini prima della sua tragica morte, fu pubblicato postumo nel catalogo di una mostra milanese nel maggio 1976, esposizione che faceva seguito all’anteprima mondiale della serie, una grande esposizione tenuta a Ferrara fra l’ottobre e il dicembre 1975. Qui, le citazioni tratte da quel testo, e dunque le parole di Pasolini, affiancano le serigrafie di Warhol, in un dialogo che anticipa tematiche oggi centrali come l’identità, la marginalità e la cultura Queer e LGBT +.
In mostra anche parte della celebre intervista che Pasolini rilasciò a Oriana Fallaci dopo i dieci giorni trascorsi nella metropoli, pubblicata su L’Europeo nel 1966 e nella quale lui, marxista convinto, rifletteva sul suo amore, inaspettato e apparentemente contraddittorio, per New York, simbolo del capitalismo mondiale. Un passaggio è infine dedicato alle edizioni americane dei libri di PPP. Già dai primi anni’ 60, i suoi scritti furono tradotti e pubblicati negli Stati Uniti, fino ad arrivare ai giorni nostri, segno di un dialogo duraturo con il pubblico americano.
La scheda
“Pasolini America Warhol”
Per informazioni www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it).
Da martedì a venerdì, ore 15.00-19.00
sabato, domenica e festivi, ore 10.30-12.30 / 15.00-19.00
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