Ottavia Piccolo: «Vi racconto Matteotti»
L’attrice in scena ad Abano e al Goldoni di Venezia con un testo di Massini: «Il fascismo? Ora tutto il mondo sembra desiderare un bis dell’uomo forte»

Da vent’anni e più, la presenza di Ottavia Piccolo sui palcoscenici italiani è legata al teatro civile. È una carriera lunghissima la sua, iniziata a teatro quando era undicenne e proseguita con successo sia al cinema che in televisione, nel segno della fedeltà al teatro di prosa, prima nei grandi allestimenti del teatro di regia, poi con un repertorio impegnato che l’ha vista in scena spesso da sola e da qualche anno con i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo.
L’attrice arriva in Veneto, dove anche risiede da tempo al Lido di Venezia, con il suo ultimo spettacolo “Matteotti. Anatomia di un fascismo” di Stefano Massini, oggi al teatro Marconi di Abano Terme, domani al teatro Goldoni di Venezia nella rassegna “Fuoriserie!”. In occasione del centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, il collaudato sodalizio formato dalle parole forti, abrasive del drammaturgo Stefano Massini e dalla interpretazione di Ottavia Piccolo ha richiamato in questa stagione l’attenzione del pubblico dei teatri sul grande uomo politico italiano che ha pagato con la morte scelte di vita coerenti con i valori professati. L’attrice sul palco è diretta da Sandra Mangini e attorniata dai Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo.
La figura di Giacomo Matteotti è stata rivisitata in maniera approfondita in occasione dell’anniversario del suo assassinio. Cosa aggiunge il vostro allestimento?
«Anzitutto il nostro è un genere di spettacolo dal vivo, in cui parole e musica e rispettivi interpreti sono posti su un piano di pari dignità. Massini, con il rigore che gli è proprio e ampiamente riconosciuto, si accosta al politico polesano, altrettanto fa il compositore delle musiche pure in scena come solista Enrico Fink. Anche se dallo scorso novembre, quando abbiamo iniziato la tournée, il mondo intero pare volersi sempre più posizionare su una successione di “bis” dell’uomo forte, in “Matteotti. Anatomia di un fascismo” non c’è alcun intento di trovare legami con l’attualità, di mettere a confronto situazioni ed epoche differenti. Il nostro è teatro».
Su quali aspetti della personalità di Matteotti si concentra lo spettacolo?
«Ci sono l’uomo pubblico con la passione per la gente del Polesine, che fra le priorità della azione politica aveva l’emancipazione di larghi strati della popolazione dalla miseria, e c’è la persona. Anche in ambito accademico era emersa la sua caratura di studioso. E con lo stesso piglio anche da politico affrontava seriamente e sviscerava ogni tema di natura sociale. C’è poi il rapporto con la moglie...».
La figura di Velia Titta è stata molto importante.
«Massini a più riprese, per tutto l’arco della durata dello spettacolo, sviluppa la funzione di contrappeso assunta per il marito da Velia nella tormentata situazione politica di quegli anni. C’è un particolare relativo allo spettacolo che può far intendere al pubblico la differenza fra rievocazione storica e spettacolo teatrale: alcuni giorni dopo il rapimento, Velia Titta ebbe un colloquio con Mussolini i cui contenuti non sono tuttora noti. Nello spettacolo Massini mi fa dire in quel colloquio ciò che Velia avrebbe scritto a Mussolini in una lettera inviata circa due mesi dopo, quando peraltro il cadavere di Matteotti non era stato ancora ritrovato, vale a dire che lo riteneva responsabile della morte di Giacomo e che tutti gli esponenti del regime, dai gerarchi ai soldati della Milizia, si astenessero dall’essere presenti alle esequie del marito».
Come si ritrova sola in scena con questo nutrito ensemble di solisti?
«Ormai sono esperta di questa convivenza. Nello spettacolo, a dire il vero, stavolta senza peraltro mai profferir parola, con molta teatralità si fanno coro ora di fascisti ora di agrari».
Sul grande schermo al Bif&st di Bari è stato recentemente presentato il corto “Un figlio” di Carmen Giardina.
«Interpreto il ruolo di Carmela, madre di Antonio Montinaro, capo scorta del giudice Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci. È un omaggio alla memoria di tutte le vittime innocenti di mafia».
A breve sarà presentato anche il documentario “Le farfalle della Giudecca” di Ceccarelli – Galantino, un viaggio tra i volti, le parole e i sentimenti delle donne recluse a Venezia nel carcere femminile della Giudecca realizzato in occasione dell’apertura del Padiglione della Santa Sede della Biennale Arte 2024. La narrazione è affidata alla voce di Ottavia Piccolo, come sempre consapevole interprete di istanze civili, in teatro e fuori.
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