Hello World, tornano i Pinguini tattici nucleari: nuovo album e tour negli stadi
Il 6 dicembre il nuovo disco che parla di fake news e di uso delle nuove tecnologie. Nell’estate 2025 un altro tour negli stadi che porterà la band anche a Treviso
I Pinguini Tattici Nucleari la prossima estate torneranno a esibirsi negli stadi con una nuova tournée da record (l’ultima ha venduto un milione di biglietti), che il 14 giugno 2025 li porterà a Treviso, all’Arena Della Marca.
A Milano, Riccardo Zanotti insieme agli altri cinque componenti della band ha presentato “Hello World Tour negli Stadi 2025” (che partirà il 7 giugno a Reggio Emilia e finirà il 4 luglio a Roma, passando per Milano, Torino, Ancona, Firenze e Napoli, venduti già 300 mila biglietti) e il nuovo album “Hello World”.
Zanotti, sono profondi i vostri legami con il Veneto, vero?
«Il primo tour negli stadi nel 2023 ha avuto la data zero al parco di San Giuliano di Mestre (davanti a 60 mila spettatori, ndr), Poi il nostro manager Gianrico Cuppari è di Padova, quando suonavamo nella sua città lo facevamo sempre salire sul palco per dire “Ciao Padova”. Sarebbe bello farglielo dire a San Siro, per vedere che effetto fa. La gente veneta è fortissima e caldissima. Il nostro primo concerto con un cachet quantomeno dignitoso, quello che ci ha fatto pensare che la musica avrebbe potuto essere veramente un mestiere, lo abbiamo avuto da un locale di Arino (Dolo).
Si trattava di mille euro, per noi che siamo sei, fa ridere a pensarci oggi ma all’epoca ci sembrava una cifra importante. Credo che il Veneto insieme alla Lombardia sia la regione italiana, dove abbiamo fatto più concerti. Abbiamo suonato dovunque: a Padova, Mestre, Jesolo, Arino e Rovigo. Una volta ci siamo esibiti in un festival molto bello in Ungheria e ricordo che tra il pubblico c’erano molti veneti. Poi ho lavorato con i La Sad, che sono troppo simpatici, per la canzone “Autodistruttivo” che hanno portato a Sanremo e uno di loro è veneto, (Fiks alias Enrico Fonte, di Cazzago di Pianiga)».
Ci parli della copertina di “Hello World”?
«Abbiamo fatto ascoltare le canzoni in anteprima a un pubblico selezionato a cui abbiamo applicato dispositivi tecnologici alle loro teste, per leggere le emozioni. E tradurle tradurle in in colori. Di conseguenza quella aurora boreale in copertina è la somma di tutte le emozioni di tutte le frequenze neurali dei nostri ascoltatori. Abbiamo fatto questa scelta perché “Hello World” parla di una tecnologia non fredda, non lontana, ma in grado di raccontare la nostra storia, le nostre vite, le nostre emozioni, i nostri bisogni».
Come è nata “Migliore”, canzone che parla della realtà dei femminicidi?
«“Migliore” è una canzone che nasce da fatti di cronaca, quasi cento femminicidi quest’anno in Italia, una statistica vergognosa. E da uno specifico caso nasce dentro di me la voglia di provare a parlare di qualcosa di così orribile. Penso che l’arte e la musica non abbiano mai analizzato questi fatti che negli ultimi anni hanno portato a una vera emergenza. Questo brano nasce da un’urgenza, come un flusso di coscienza, e per questo motivo non ha la forma tradizionale di una canzone composta di strofe e ritornelli. Noi non vogliamo cambiare il mondo, lo dico sempre, però se il nostro pezzo aiuterà a creare un po’ di dibattito sul tema, avremo raggiunto un risultato importante. Questo è il motivo per cui dopo esserci interrogati sul da farsi, abbiamo deciso di inserire “Migliore” nell’album. Un altra canzone legata a questo tema è “Piccola volpe” che parla dell’importanza del consenso».
C’è stato un momento in cui l’unione dei Pinguini è stata a rischio?
«Non abbiamo mai rischiato di scioglierci ma in certi momenti è stato difficile per qualcuno di noi conciliare le tante passioni che comunque ci hanno sempre contraddistinto. Parlando di tanto tempo fa, nel periodo in cui le certezze erano poche, a volte ci si è guardati in faccia e ci si è chiesti: “Ma è davvero la strada giusta per quello che sentiamo?”. Il nostro primo bassista a un certo punto se n’è andato, cose che succedono però siamo rimasti amici».
Cosa ha rappresentato per voi Sanremo?
«Con il Festival abbiamo raggiunto il riconoscimento nazional popolare. Saremo sempre grati a Sanremo per questo, però è arrivato in un momento in cui eravamo già riusciti a essere economicamente indipendenti già da un paio di anni».
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