Sanremo 2025, la quarta volta di Carlo Conti: il gran regolarista farà un festival tra ordine e traffico
Il fiorentino oggi è il più affidabile conduttore televisivo della scuderia Rai. Nunzio Filogamo, un’istituzione nazional popolare, dista solo un’edizione
![Carlo Conti alla quarta conduzione del Festival di Sanremo](https://images.ilnordest.it/view/acePublic/alias/contentid/1h5x6dtv1pt0w8jjdeu/0/copia-di-copy-of-onecms_5163a8b1-7867-41c3-992e-f609e2888a080lo5.webp?f=16%3A9&w=840)
Facciamo due Conti: Carlo, che fra l’altro lavorò in banca fino al 1986, è al Sanremo numero quattro, uno in meno di Nunzio Filogamo, un’istituzione nazional popolare. Il filiforme palermitano presentò il primo festival nel 1951, tre anni prima che la televisione inghiottisse le nostre vite e uno in meno anche di Amadeus, l’ultimo condottiero di successo, il più tosto da superare in termini di share. Lassù, in cima, s’intravede la sagoma di Pippo Baudo — con ben tredici conduzioni — e, una spanna più sotto, ci sta Mike Bongiorno, con undici.
In questi settantaquattro anni di gorgheggi italiani ne contempliamo ben altri di bravi presentatori, e anche di meno bravi, ma lasciamo perdere. Per affetto una soltanto ci va di ricordare: è Maria Giovanna Elmi, che riuscì a dominare quel palco nel 1977 e nel 1978.
Esaurita la cinquina di Amedeo e dell’amico Fiorello, indispensabile come l’ossigeno a ottomila metri, probabilmente la Rai si sarà costruita delle ipotesi sperando d’individuare l’umano giusto della svolta. Più o meno è lo stesso ragionamento imbastito dai creatori di James Bond che si ritrovarono a gestire il post Daniel Craig, defunto per finta, ma comunque defunto per la serie e con la necessità di trovarne un altro di 007.
Amadeus abbandonò per esaurimento pile lasciando però in ambasce i dirigenti di viale Mazzini con in magazzino ben pochi cloni del ravennate. Perché di Presidenti della Repubblica ne abbiamo? Ci manca gente, raga.
Il “nerino” — come l’ha definito affettuosamente l’amico Pieraccioni in un reel un tantino polemico – ma scherzava, e poi ne parleremo – è parsa l’unica opzione già in casa. C’è Cattelan, peraltro chiamato da Conti per il Dopofestival, uno che su Sky ha offerto garanzie alla guida di X-Factor. Forse i direttori megagalattici della tv di Stato non si fidano ancora. Come quando il giovane talentuoso — che ne so — di Inter, Juventus o Milan, è dato in prestito alla provinciale per affinare ossa e cervello.
Leonardo, si diceva, ha finto di esserci rimasto male per il proclama “contiano” della prima serata: «Vorrei degli amici al mio fianco», aveva detto il conduttore e tutti noi pensammo a Pieraccioni, appunto, e a Panariello, sin da piccini un trio da fotoniche bischerate. Invece no, e Leonardo ha recitato la parte del permaloso. Bell’amico, sì! A quelle latitudini gli amici vengono canzonati (ah verbo fatidico) anche in questo modo. Carlo ha spiazzato l’Italia — oddio, prima di spiazzarla per davvero ce ne vuole — scegliendo invece Clerici e Scotti.
Se Raiuno piglia lo “straniero” Mediaset vuol dire che tanto bene non è messa a gente pronta. Già la nemica Maria De Filippi, proprio al fianco di Conti nel 2017, accettò l’invito portando via di fatto spettatori al suo Canale 5. Chissà che ci sta sotto a questi inciuci e nemmeno lo vogliamo sapere per non innervosirci.
Conti il fiorentino è il più affidabile televisivo oggi in scuderia. Esperienza poliedrica fra radio e tv, raramente s’inceppa, anzi mai, e ha diretto il traffico di tutte le trasmissioni possibili di mamma Rai. Anche lui, giocoforza, si è affidato ai rapper per creare quel movimento utile alle chiacchiere propedeutiche alla visione. Carlo farà un festival ordinato e trafficato — ben dodici gli aiuti alla conduzione — poi spetterà a noi farlo scattare davanti ad Amadeus o costringerlo a restare in scia.
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