“Crocifissione” di Tintoretto: le griglie di disegno svelano i segreti dell’artista

Il restauro della monumentale «Crocifissione» di Tintoretto, conservata nella Scuola Grande di San Rocco, ha portato alla luce una scoperta sensazionale per la pittura rinascimentale veneziana: ecco di cosa si tratta 

Enrico Tantucci
Le operazioni di restauro
Le operazioni di restauro

Un Tintoretto “alla griglia”. È quello che sta emergendo – con una scoperta di grande importanza anche per tutta la pittura rinascimentale veneziana – dalla conclusione ormai imminente del restauro della monumentale «Crocifissione» di Jacopo Tintoretto conservata nella Scuola Grande di San Rocco, il tempio laico della pittura del maestro dell’arte rinascimentale veneziana.

L’opera, che misura più di 5 metri di altezza e 12 di larghezza ed è considerata uno dei capolavori assoluti di Tintoretto, fu completata nel 1565, lo stesso anno in cui il pittore entrò a fare parte della Scuola.

Il restauro 

A finanziare l’intervento di restauro, durato due anni, con una spesa di circa 650 mila euro, è ancora una volta Save Venice, il Comitato privato internazionale statunitense di salvaguardia per Venezia, che già nel 2018 in occasione del cinquecentenario della nascita dell’artista, aveva sostenuto il restauro di 19 suoi dipinti conservati a Venezia, così come quello della sua tomba. Il lavoro conservativo sulla «Crocifissione» si svolge nella stessa Sala dell’Albergo che ora la ospita. Una riproduzione in scala reale è stata installata a copertura della parte anteriore del ponteggio del cantiere, permettendo ai visitatori di sperimentarne comunque l’impatto visivo.

La prima fase 

La prima fase prevedeva un’analisi non invasiva del dipinto, compresa la fotografia UV e infrarossi per identificare eventuali problemi o aree danneggiate.

Sulla base di questi risultati, i tecnici hanno affrontato i problemi di conservazione come il sollevamento e lo sfaldamento della vernice, quindi hanno rimosso gli strati superficiali non originali, tra cui sporcizia, vecchie vernici, sovraverniciature e ritocchi risalenti a trattamenti precedenti.

E proprio dall’analisi approfondita del dipinto, è emersa la scoperta che Tintoretto utilizzava una serie ampia di griglie di disegno per trasferire sul dipinto le figure già delineate con i disegni preparatori e per organizza le relazioni spaziali tra le figure. Le griglie sono state eseguite in carboncino e secondo il pool di restauratori che ha lavorato sul dipinto, una griglia principale sarebbe stata effettivamente stesa su tutta la superficie della “Crocifissione”.

La scoperta 

Ci sarebbero inoltre griglie più piccole all’interno della maggiore, utilizzate per rendere accuratamente figure più minori. Fino ad oggi si sapeva che Tintoretto usava occasionalmente queste griglie di direzione, qui e in alcuni altri dipinti selezionati, ma non in misura così ampia.

Nel Rinascimento, il disegno ha svolto un ruolo fondamentale nella pittura fiorentina. Gli artisti in genere creavano disegni preparatori, seguiti da disegni compositivi e da uno schizzo finale completato, o cartone animato, con sistemi a griglia poi utilizzati per trasferire queste preparazioni molteplici su una superficie finale.

I veneziani, al contrario, erano considerati molto meno sistematici e più istintivi, basandosi sul colore, piuttosto che sui principi del disegno, per portare a compimento un dipinto. Una carenza di disegni sopravvissuti di molti grandi artisti veneziani del Rinascimento ha contribuito a avvalorare questa teoria.

L’uso della griglia 

L’uso massiccio della griglia nella “Crocifissione” metterebbe anche in discussione l’idea che Tintoretto fosse un artista che dipingeva in modo veloce e quasi immediato, rivelando che dietro il suo lavoro ci fosse anche un metodo approfondito di preparazione.

La scena della “Crocifissione” si svolge sullo sfondo di un cielo livido, percorso solo da alcuni bagliori e gonfio di nubi minacciose all’orizzonte, che dà all’osservatore la sensazione di una sciagura imminente. Vi compaiono Gesù Cristo crocifisso, con la Vergine, san Giovanni Evangelista e le pie donne che lo piangono ai piedi della croce.

Ma anche i due ladroni che stanno per essere issati sulle croci, soldati e aguzzini. Una grande rappresentazione scenica, un trionfo della luce e del colore attraverso un uso superbo del chiaroscuro.

Per articolare una composizione così enorme, Tintoretto si ispirò alla «Crocifissione» realizzata nella Scuola del Sacramento della Chiesa di San Severo (oggi scomparsa), dipinto ora conservato alle Gallerie dell’Accademia.

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