“Napoli-New York”: così la magia del cinema trasforma Trieste nella Grande Mela
È nelle sale il nuovo film di Gabriele Salvatores girato nel capoluogo giuliano, trasformato nella Grande Mela degli anni Quaranta grazie ad effetti speciali. Tra i protagonisti Pierfrancesco Favino
Trieste come New York. Ci voleva quella magia che solo il cinema può regalare per trasformare il capoluogo giuliano nella Grande Mela degli Anni Quaranta.
Il mago in questione è Gabriele Salvatores, in questi giorni al cinema con il suo ultimo film “Napoli-New York”, il sesto girato dal regista in regione, sempre con il supporto della Friuli Venezia Giulia Film Commission – PromoTurismoFVG: una produzione importante che ha coinvolto più di 60 tra tecnici e maestranze locali con una spesa sul territorio di oltre 1,9 milioni di euro.
Scorci triestini
Solo i triestini riconosceranno scorci e dettagli della città trasformata in New York grazie anche all’utilizzo di effetti speciali: i più attenti riconosceranno tra gli altri il Palazzo Carciotti, il Porto Vecchio, la Stazione Marittima, il Salone degli Incanti e l’Acquario, ma anche lo stabilimento ex Stock a Roiano, la Chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo, la Camera di Commercio e Palazzo Berlam.
Effetti speciali
«Abbiamo usato una tecnica mista, girando fino a 4 metri di altezza con scenografie reali e dai 4 metri in su con l’intervento degli effetti speciali digitali: è uno dei primi esperimenti simili in Italia” spiega Salvatores.
" Nel film c’è anche Rijeka (Fiume), dov’è ambientata Little Italy: il suo Porto Vecchio e quello di Trieste ricordano molto il porto di New York e certi quartieri di allora. Trieste poi ha molti edifici neoclassici che ci hanno aiutato. La Chiesa di Sant’Antonio, per esempio, è una copia in piccolo del Tribunale di New York. Per i triestini sarà anche un gioco riconoscere i diversi posti, ma molti da fuori mi chiedono se siamo stati davvero a New York».
Un film speciale
«Per me questo film è una specie di rinascita, professionale e personale. Girarlo mi ha dato felicità» ha raccontato Salvatores.
La storia, tratta da un soggetto di Federico Fellini e Tullio Pinelli, racconta di due bimbi napoletani, interpretati dagli straordinari Dea Lanzaro e Antonio Guerra, che nel dopoguerra emigrano a New York da clandestini su una nave, aiutati dal commissario di bordo Pierfrancesco Favino, «capace di passare dalle scene drammatiche a una comicità che si rifà a quella delle commedie all’italiana degli anni ’50 e ‘60 con Sordi, Gassman, Tognazzi» dice il regista.
Attori di livello
L’altra figura paterna del film è George, il cuoco di bordo della nave, interpretato dall’attore americano Omar Benson Miller, già celebre per la serie “CSI: Miami” e felicissimo di aver girato a Trieste, come ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione del film nei mesi scorsi: «In un mondo tanto esclusivo, con questo film e cerchiamo di essere inclusivi e diversi. C’è una connessione tra italiani, americani, poveri, ricchi, brave persone, criminali: nessuno sa davvero cosa farebbe se venisse messo nella situazione di dover sopravvivere, come capita anche a moltissime persone oggi».
La pellicola vede anche la partecipazione di Anna Ammirati, Anna Lucia Pierro, Tomas Arana, e Antonio Catania, per citarne alcuni.
Tremila comparse in abiti originali
«È un film classico un po’ come quelli che, quando andavo al cinema da ragazzo, mi hanno fatto venire voglia di fare questo lavoro – continua Salvatores -. Abbiamo girato con obiettivi vintage anamorfici come quelli che si usavano una volta, con colori che si avvicinano ai film in Technicolor e quasi tremila comparse in abiti originali degli anni ’40 che abbiamo recuperato in Spagna da collezionista di vestiti di tutte le epoche».
La poetica di Fellini
A chi gli chiede come è riuscito a far suo il soggetto originale di Fellini e Pinelli, Salvatores spiega: «Fellini l’ha scritto prima di elaborare da regista la sua poetica particolare, onirica e surreale: è una storia molto classica che assomiglia quasi più a un film di De Sica. Ci ho ritrovato molte cose che facevano parte del mio immaginario e del mio cinema: il viaggio, la scoperta di un posto nuovo, il romanzo di formazione e soprattutto i ragazzi, con i quali amo lavorare».
Omaggio a Trieste
Con un cast di attori di rilievo e una sceneggiatura che affronta temi universali come la speranza e la ricerca di un futuro migliore, “Napoli-New York” ha tutte le carte in regola per coinvolgere il pubblico italiano, rendendo omaggio alla città di Trieste che, insieme al resto della regione, continua a essere un importante punto di riferimento per il cinema e le storie che vi si intrecciano.
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