La città delle spie: così Trieste è diventata il set perfetto per i film di spionaggio
Quando “Il terzo uomo” lancia Vienna come ambientazione per queste storie l’antico porto asburgico occupato dal Gma diventa presto un set per il filone: una mostra svela poster e locandine storiche
A Vienna, in Pressgasse 25, in un elegante palazzo neoclassico, un piccolo ma appassionato museo privato (circa tremila le memorabilia affastellate in un dedalo di stanze) rende omaggio al film più celebre girato nella ex capitale asburgica: il cult-movie spionistico “Il terzo uomo” (1949) con un memorabile Orson Welles.
Dal 22 novembre (inaugurazione alle 18) e fino al 24 gennaio 2025, anche Trieste avrà un’esperienza simile alla Casa del Cinema di Piazza Duca degli Abruzzi.
La mostra “Trieste città di spie” - curata da Tiziana Ciancetta e Gianluca Guerra per l’Associazione Casa del Cinema con la Cineteca del Friuli – svela infatti locandine e poster dei tanti, ma per lo più dimenticati, film di spionaggio girati a Trieste o ambientati in città, dal secondo dopoguerra agli anni '60.
Ma proprio “Il terzo uomo”, col suo enorme e immediato successo (Palma d’oro a Cannes e un Oscar), aveva avuto un ruolo decisivo nella singolare storia delle pellicole spionistiche “triestine”. Magico risultato dell’intesa fra il regista Carol Reed e lo scrittore Graham Greene, i produttori David O. Selznick e Alexander Korda, gli interpreti Orson Welles, Joseph Cotten e Alida Valli, quello straordinario classico creava un’atmosfera inquietante e ammaliante in un’espressionista Vienna postbellica, divisa fra più potenze mondiali.
Non certo casualmente, a partire da un anno dopo l’uscita del “Terzo uomo”, in una Trieste pure governata dagli Alleati e quanto mai contesa, scottante avamposto sulla “cortina di ferro”, prendeva inizio un filone di spy-movies che sembravano ispirarsi al capolavoro di Carol Reed. La “questione di Trieste” aveva così trovato nella madre Vienna la chiave per trasformare la guerra fredda in guerra mediatica.
Dal 1951 vengono pertanto realizzate produzioni italiane come “Clandestino a Trieste”, “Inganno”, “Ombre su Trieste”, o francesi come “La ragazza di Trieste”. E il cerchio si chiude quasi perfettamente nel 1954 con “La mano dello straniero” di Mario Soldati, ambientato a Venezia ma dove la Trieste del GMA è un fuoricampo sempre evocato. E dove ritroviamo dal “Terzo uomo” lo sceneggiatore Graham Greene e ben due interpreti, Alida Valli e Trevor Howard.
Ma sono addirittura gli Stati Uniti a scendere in campo per ambientare a Trieste il film simbolo di quegli anni difficili, l’hollywoodiano “Corriere diplomatico” (1952). Sebbene tratto da un romanzo antinazista (“Sinister Errand”), sembra anch’esso ispirato a “Il terzo uomo”. Anche qui c'è un americano semplice e tutto d’un pezzo (il divo Tyrone Power) alle prese coi segreti di una città mitteleuropea occupata, e ci sono una donna dal comportamento ambiguo, un morto che potrebbe non essere tale, nonché una cetra che scandisce il motivo musicale. Il film si conclude invece sull’Orient Express, dove quasi interamente si svolgeva un precedente isolato del filone, l’inglese “Vagone letto per Trieste” del 1948.
A tutto ciò aggiungiamo che Giorgio Scerbanenco aveva pubblicato il suo magistrale romanzo “Appuntamento a Trieste” nel 1952, e che nel dicembre dello stesso anno era arrivato anche il giovane senatore John Kennedy a ispezionare questa delicata città di confine.
Col ritorno all’Italia, la cine-propaganda non ha più utilità e si dissolve. Ma dopo una decina d’anni di assenza di set nel territorio, una seconda serie di film spionistici si gira a Trieste negli anni ’60, con base negli Studios allestiti dal torinese Bruno Ceria a Montebello, quando non si tiene la Fiera. Sono b-movies del filone cosiddetto Eurospy, emulo della Bondmania, con spie dalle sigle dimenticate come 777 o X77, che sfrecciano su spider rosse da San Giusto alle Rive.
Ma anche qui il modello è un cult-movie. La location e il nome di Trieste riprendono quota perché la città viene citata in “Agente 007, dalla Russia con amore” (1963), in un dialogo sull’Orient Express. «Troverete la città di Trieste molto interessante», spiega il killer Robert Shaw a Sean Connery e Daniela Bianchi, aggiungendo: «Naturalmente non è Londra...».
Per nostra consolazione, un’opinione diversa veniva espressa in “Vagone letto per Trieste” (1948), in un dialogo alla stazione di Parigi dell’Orient Express fra due ufficiali inglesi: «Amico mio, mi piacerebbe partire al tuo posto. Fra Trieste e la gaia Parigi, prendo Trieste. Ha più varietà» - «Ah sì?» - «Senza dubbio: serbi, croati, bulgari, austriaci, italiani, turchi e greci». —
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