Da Monet a Renoir, l’Arte salvata da scoprire all’M9 di Mestre
La mostra porta al terzo piano del museo del ‘900 oltre cinquanta capolavori dal MuMa di Le Havre. La direttrice Bertolucci: «La cultura è coesione, speranza, ricerca. L’M9 come una casa per la comunità»

C’è un senso di serenità apparente osservando il “Sole d’inverno, Lavacourt” di Claude Monet. La luce gioca sulla neve, tra riflessi ovattati e un arancio morbido all’orizzonte. Dialoga con “La Senna a Vétheuil”, luogo dove Monet si trasferì da Parigi nell’estate del 1878, pressato dalle difficoltà finanziarie e preoccupato per la salute della moglie Camille. La Senna è uno specchio, i colori riverberano di malinconia. “Arte salvata. Capolavori oltre la guerra dal MuMa di Le Havre”, a cura della direttrice del MuMa Géraldine Lefebvre e di Marianne Mathieu, è la mostra che da sabato 15 marzo fino al prossimo 31 agosto anima il terzo piano del museo del ‘900 – M9 a Mestre.
Un tuffo nell’Impressionismo
È con un tuffo nell’Impressionismo che il museo vuole celebrare l’ottantesimo anniversario dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, che rase al suolo nel settembre del ‘44 la città di Le Havre che venne ricostruita proprio attorno al suo museo. «Quando abbiamo iniziato a lavorare su questa mostra, non immaginavamo che questo discorso potesse essere ancora più attuale oggi», sottolinea la direttrice di M9 Serena Bertolucci, «questa mostra è espressione di come la cultura possa essere coesione, speranza e ricerca: non raccontiamo la storia dell’arte, ma le storie dell’arte. Anche l’M9, come quello di Le Havre, deve essere un museo e una casa».

Insieme a Monet, spicca Renoir con “L’escursionista”, un ritratto di una giovane in perfetta simbiosi con la natura resa in un paesaggio indistinto di tinte dal rosa al blu. Poi non mancano Sisley, il maestro di Monet Boudin, Maufra, Gauguin con il suo “Paesaggio di Te Vaa” e la silhouette dell’isola polinesiana di Moorea.
Il legame con Venezia
«Il museo di Le Havre ci ha insegnato che l’arte è totale», spiega Bertolucci, «troverete anche una playlist che accompagna il percorso. Prima di raggiungere il terzo piano, invece, c’è un affondo fotografico sull’urbicidio di Mestre e Marghera in quegli stessi anni. Siamo tutti chiamati a partecipare alla storia, a partecipare alla rigenerazione rappresentata dal nostro museo». Attraverso queste opere, infatti, l’esposizione vuole rappresentare un ideale passaggio di testimone tra due città, Le Havre e Mestre, unite dall’esperienza della Guerra Totale, per ribadire l’importanza del patrimonio culturale nel mantenere viva la memoria collettiva.

«Ci sono tanti punti in comune tra Venezia e Le Havre», sottolinea il presidente della Fondazione Venezia Vincenzo Marinese, «sono entrambe città portuali dove il porto è un punto nevralgico, sono realtà che si basano sulla chimica, la chimica verde, la trasformazione industriale, le rinnovabili. Tutto questo va saldato con un collante: la cultura».
Il public program
Ci sarà anche un public program di incontri che spaziano tra varie discipline, dalla storia all’arte, alla musica, al teatro. Apre il ciclo il giornalista e scrittore Salvatore Giannella, che mercoledì 26 marzo (ore 17), presenta in M9 i salvatori dell’arte italiana, quelle donne e quegli uomini che tanto si sono spesi per mettere al riparo i grandi capolavori artistici durante la seconda guerra mondiale. Seguirà sabato 12 aprile, sempre alle ore 17, lo storico Lorenzo Benadusi, che presenterà la rottura dei paradigmi culturali e l’alba della modernità tra otto e novecento. Giovedì 24 aprile, alle ore 17, Dario Falcone approfondirà il lavoro realizzato in mostra, nell’incontro Il simbolo e la memoria: la musica europea del primo Novecento. Seguiranno, mercoledì 21 maggio alle 17, Laura Mariani e Carlotta Sorba, con un dialogo sulle grandi attrici teatrali italiane fra i due secoli. Chiuderà il ciclo, giovedì 5 giugno, un incontro dedicato a Mestre e Marghera negli anni della guerra e della ricostruzione.
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