Villa Pisani, le stanze segrete e il fascino ritrovato della Sala delle Dame
Villa Pisani, la perla della Riviera del Brenta, riapre con nuove sorprese: dopo un attento restauro, la Sala delle Dame e altre stanze dell’ala napoleonica tornano a incantare con la loro eleganza. Un viaggio tra storia, arte e meraviglie ritrovate

«(...) Intanto che mi stavano preparando la tavolozza e colori andavo pensando cosa fosse conveniente di dipingere in una stanza ad uso delle Dame dell’imperatrice e tale poi anche fosse il soggetto da eseguirsi in un giorno per ogni facciata. Parvemi che Apollo e le Ore volanti aggruppate potessero bene corrispondere al duplice scopo».
Lo annota, nel 1811, il pittore veneziano Giovanni Carlo Bevilacqua, allievo di Giovan Battista Piazzetta, che subito dopo aver terminato le decorazioni del Palazzo Reale di Venezia fu chiamato Stra.
Gioiello Villa Pisani
L’incarico era quello di partecipare al rinnovo di alcune sale della Villa che i Pisani, dopo il crollo della Serenissima e di qualche eccesso nel vizio del gioco, vendettero nel 1807 a Napoleone, che due anni prima era diventato re d’Italia.
E che questi la regalò al figliastro Eugenio Beauharnais, suo vicerè, che appunto volle mutare l’aspetto di molte sale della fastosa residenza e del suo vasto parco.

La Sala delle Dame, o di Apollo, in cui le “Ore volanti”, le fanciulle danzanti che si ispirano a quelle delle case di Ercolano e Pompei, si stagliano su pareti e soffitto bianchi con vaporosa levità non è, quindi, solo la numero 71 delle 168 stanze della regina delle Ville Venete.
E nemmeno solo uno degli spazi più rappresentativi del periodo neoclassico, episodio artistico che fa da magnifico contorno a quello ben più celebre del Salone da Ballo con il soffitto affrescato da Giambattista Tiepolo. È una vera pagina di storia, nella quale una conversione d’uso diventa cifra stilistica di un’epoca e anche, oggi, chiave per aprire al pubblico l’intera ala sud-est, quella napoleonica, di Villa Pisani.
Le stanze segrete restituite al pubblico
Sono tornati accessibili al pubblico anche la celebre camera da letto di Napoleone con il grandioso letto a baldacchino, la sgargiante sala da pranzo, i mobili intarsiati da Giuseppe Maggiolini e i raffinati ambienti decorati.

Ed è per questo che l’entusiasmo era tangibile durante la presentazione della riapertura dopo i lavori di restauro iniziati nel febbraio scorso, resi necessari dalla caduta di una porzione di intonaco a soffitto che ha svelato una situazione ben più complessa a livello della travatura superiore.
Una presentazione che non ha riguardato solo il risultato finale, la ritrovata luminosità degli affreschi, ma dell’intero percorso di restauro che ha riconsolidato il solaio della volta e rinnovato l’area di distacco, grazie all’intervento della Direzione regionale dei Musei Nazionali del Veneto e a una squadra di professionisti (RWS Restauro e Conservazione opere d’Arte, Wm Studio Associato Menato & Meneghetti, R-struct Engineering) coordinati dall’architetto Loretta Zega.
La scoperta inaspettata
Le indagini sul solaio hanno fornito dati inediti di notevole importanza sugli elementi del controsoffitto precedente all’intervento napoleonico, utili a ricostruire la storia della villa.

Una storia che inizia nel 1720, quando Alvise e Almorò Pisani la vollero erigere per celebrare la famiglia all’apice del suo potere dotandola di «tutto quello che può ricreare la vista e soddisfare il gusto», come vantava Almorò, inclusa quell’apoteosi de La gloria dei Pisani dipinta da Tiepolo in cui i membri della famiglia sono rappresentati attorniati dalle personificazioni allegoriche di Arti, Scienze, Geni della Pace, Potenza e addirittura la Madonna che osserva con benevolenza, mentre la Fama divulga al mondo, rappresentato con i vari continenti, la gloria della famiglia Pisani.
Il completamento del restauro
Autocelebrativa a dir poco, certo, ma ancor oggi incantevole. Una gloria, come detto, che meno di un secolo dopo tramontava senza però far sbiadire la magnificenza della loro Villa, che dopo Napoleone divenne luogo di villeggiatura della famiglia imperiale asburgica e ospitò la più alta aristocrazia europea fino al 1866, quando il Veneto fu annesso a regno d’Italia e la Villa divenne statale per poi diventare Museo Nazionale nel 1884, visitato da una lunga serie di nomi celebri ma anche da oltre 150 mila persone ogni anno.
Che, in attesa del completamento del restauro del celebre labirinto del parco, ora hanno un ottimo motivo per visitare la più sontuosa delle Ville Venete.
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