Tavolozza d’autunno: ecco dove ammirare il foliage tra Veneto e Friuli Venezia Giulia
I boschi si infiammano e regalo colpi d’occhio impagabili e trasformando il paesaggio in un quadro impressionista. Una guida per scoprire lo spettacolo della natura dal Carso alle Dolomiti
Quando il Carso si infiamma del rosso acceso dello scotano, regalando colpi d’occhio impagabili e trasformando il paesaggio in un quadro impressionista, si respira poesia e potenza insieme.
Così dirompente è l’effetto regalato dalle dinamiche della natura, da un cambio di colori talmente intenso e deciso da sembrare irreale, che lo sguardo si incolla alle chiazze infuocate sulle alture tra Monfalcone e Trieste: sembrano pennellate sulla tela, scintille nella luce dell’autunno.
In Friuli Venezia Giulia è il foliage per eccellenza, uno degli spettacoli più suggestivi offerti dai mesi di ottobre e novembre (con variabili temporali legate al meteo e alla temperatura, nonché ad altitudine e distanza dal mare): spaziando dal rosso brillante alle gradazioni del rame, dell’arancione e del giallo, la tavolozza carsica rappresenta un’opera d’arte a cielo aperto.
Cambiano le tempistiche – le aree più interne e fredde si colorano prima di quelle vicine al golfo di Trieste – e mutano le gradazioni di tonalità, perché le foglie dello scotano (o sommacco selvatico, scientificamente Cotinus coggygria) presentano una grande varietà di tinte, che arrivano fino al bordeaux.
Due consigli di itinerario, per godersi la magia del rosso: la strada Napoleonica, che dalla periferia di Prosecco si spinge fino all’Obelisco di Opicina (3,7 chilometri sul ciglione carsico, in alto sul mare, con splendide vedute su Trieste), e il sentiero Rilke, che parte da Duino e si affaccia sul golfo.
In Friuli Venezia Giulia, del resto, le opzioni per godere delle tinte dell’autunno sono moltissime. Nel Pordenonese meta ideale è la zona di Piancavallo: la passeggiata sull’anello delle malghe – adatta a tutti – permette di calarsi in scenari di estrema bellezza.
Altrettanto si può dire del lago di Barcis e (cambiando provincia) per altri due celebri specchi d’acqua, i laghi di Fusine, nel Tarvisiano, gioielli verdi che in questo periodo si ritrovano immersi fra le tonalità calde della stagione autunnale.
Le Valli del Natisone, entroterra di Cividale, compongono una “palette” perfetta, nel loro incessante susseguirsi di boschi: dai prati in quota del Planino, in Comune di Stregna, la visuale è d’incanto.
E ancora Sappada, incorniciata dalle Dolomiti: qui le opportunità escursionistiche non si contano, non c’è che l’imbarazzo della scelta per addentrarsi nei boschi in mutamento cromatico, contemplando il giallo dei larici.
Faggi secolari costeggiano invece il sentiero di Pani, tra la Val Tagliamento e la Val Degano, custode anche del Bosco Bandito di Gracco: fin dal 1500 i boschi banditi erano aree di proprietà della Repubblica di Venezia, che vi si procurava il legname necessario per la flotta della Serenissima. Un ultimo spunto friulano, tra le infinite possibilità: il lago di Bordaglia, in Comune di Forni Avoltri (a 1750 metri di quota), è l’ideale per godere delle chiazze di colore tra gli alberi.
Le opportunità in Veneto
Il Veneto non è certo da meno, l’elenco delle opzioni per assaporare la magia dell’autunno è immenso.
L’altopiano di Asiago, certamente, garantisce panoramiche d’impatto, con la sua concatenazione di toni morbidi e avvolgenti. Sull’altopiano delle Montagnole corre il Sentiero dei Grandi Alberi, una delle escursioni più belle e interessanti delle Prealpi Vicentine, ai piedi delle Piccole Dolomiti: il percorso si sviluppa a 1000 metri d’altezza, delimitato a ovest dalla Catena delle Tre Croci e a est dalla Valle dell’Agno.
I dolci pendii dei Colli Euganei meritano certamente una tappa, in questo passaggio stagionale, e lo stesso vale per il Parco naturale regionale della Lessinia – incastonato tra le Piccole Dolomiti, la città di Verona e il Monte Baldo – e, naturalmente, per la celebre foresta del Cansiglio, la seconda in Italia per estensione, sospesa tra le Prealpi Bellunesi e le Dolomiti e regno dei faggi e dei sempreverdi abeti: eccellente stacco di tono, dunque, nei giorni del foliage.
In autunno il Montello, singolare collina di terra rossa che si eleva fino a 371 metri, in provincia di Treviso, diventa una tavolozza. Attualmente la specie predominante è la robinia, pianta infestante di origine americana che si è imposta sulle essenze autoctone, eliminate o ridotte dall’uomo. Tra gli alberi introdotti ma non infestanti rientrano quelli piantumati nel secondo dopoguerra (betulle e conifere) e una faggeta. Completano il panorama i castagni, importati per il legname e i frutti.
La mappa con alcuni luoghi speciali
Cosa è il foliage
Il processo scientifico alla base del foliage è legato alla diminuzione della luce solare e al calo delle temperature: per adeguarsi al cambiamento stagionale e per prepararsi ad affrontare i mesi freddi, le piante attivano una serie di meccanismi di adattamento. Quando i livelli di clorofilla si abbassano e il verde, di conseguenza, scompare, diventano visibili i pigmenti colorati che in primavera e in estate sono invece nascosti proprio dalla tonalità brillante della clorofilla.
Perché si chiama così
Seppur pronunciato alla francese, il termine foliage è un anglicismo (a sua volta legato al francesismo “feuillage” ). In uso fin dal XII secolo, significa genericamente “fogliame”. Nel vocabolario italiano è definito “la variazione autunnale del colore delle foglie degli alberi dal verde al giallo e alle diverse gradazioni del rosso” (Devoto Oli). E nell’accezione più diffusa indica l’attrattiva turistica delle tinte dell’autunno: “una seconda primavera, quando ogni foglia è un fiore” scriveva Albert Camus.
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