L’Abbazia del Galateo a Nervesa
Sant’Eustachio di Nervesa si trova alle pendici del Montello, in provincia di Treviso.
Vi si intrecciano storia e bellezza per lunghe passeggiate
Da imperioso atto di ribellione medievale materiale da costruzione nel primo dopoguerra, passando per saccheggi, passioni e distruzioni ma anche per la vitalità di un centro culturale rinascimentale, fino al ritrovato splendore dei suoi ruderi e dei verdi orizzonti del suo splendido isolamento.
La storia
L’Abbazia di Sant’Eustachio di Nervesa della Battaglia, alle pendici del colle del Montello, in provincia di Treviso, sorge in una posizione sopraelevata vicina al fiume Piave, che oggi regala panorami d’incanto ma che per secoli è stato un luogo strategico di osservazione e di conquista, nonché teatro di storie di violenze e di amori che poco dovrebbero avere a che fare con la spiritualità.
Proprio come lo fu, a metà del XI secolo, l’iniziativa del conte di Treviso, Rambaldo III di Collalto, che vi creò un monastero benedettino direttamente sottoposto all’autorità papale per contrastare l’aumento del potere temporale dei vescovi locali, sostenitori dell’imperatore. Un monastero che grazie alle dotazioni della ricchissima famiglia Collalto si trasformò in un’importante Abbazia attorno alla quale si sviluppò il borgo rurale di Nervesa, che divenne un cruciale centro per il traffico di merci.
Distrutta per ben due volte, nel 1229 dalla guerra Guelfo-Ghibellina e poi nel 1358 durante le battaglie tra Ungari e trevigiani, fu prontamente ricostruita e abbellita e nel periodo successivo, caratterizzato dal dominio della Serenissima, divenne un fiorente centro culturale.
Nel Cinquecento accolse, tra gli altri, il poeta Pietro Aretino e la poetessa Gaspara Stampa, che vi visse una delle sue intense passioni con Collaltino di Collalto. E ospitò anche Monsignor Giovanni Della Casa che tra il 1550 e il 155 vi scrisse gran parte del suo Galateo. Però, intanto, tra frizioni di vario tipo, papa Leone X declassò l’abbazia a prepositura commendatizia sottoposta indirettamente al controllo dei Collalto.
E a inizio Seicento l’impropriamente designato abate Marcantonio Brandolini, rampollo di un’altra potente famiglia locale nonché pluriomicida in odor di stregoneria, innescò un’altra profonda crisi tra la Santa Sede e la Repubblica Veneta.
Dopo varie crisi istituzionali e storie da rotocalchi scandalistici, dal 1744 al 1819 il complesso fu guidato dal preposto Vinciguerra VII di Collalto, che lo trasformò in un’importante azienda agricola, salvandolo così dalle soppressioni napoleoniche.
Ma l’abbazia non si salvò dalla decisione delle autorità ecclesiastiche del 1865, che pose fine alla sua storia. Abbandonata all’incuria, nel 1918, divenne un ammasso di rovine a causa delle grandi battaglie della Grande Guerra tra il Piave ed il Montello: nella Nervesa rasa al suolo, che da allora ha cambiato il suo nome in Nervesa della Battaglia, la comunità locale ne fece una cava di materiali per la ricostruzione.
Il restauro
E se dopo decenni di abbandono una nuova vita per l’imponente complesso si profilò nel 1992, con restauri piuttosto parziali, è dal 2018 che i resti dell’abbazia sono tornati a splendere tra i vigneti della società agricola Giusti, che ne ha avviato l’ambizioso recupero qualche anno prima.
Un restauro che ha riportato alla luce antiche pavimentazioni, muri e sepolture stratificatesi in nove secoli di storia, mentre la torre d’ingresso e parte dell’antico convento sono stati ricostruiti grazie a fonti documentarie.
Ma che ha lasciato intatto quel che resta dell’insieme: le navate coperte a volta, il maestoso tiburio sopra la crociera, i muri sgretolati che trasudano storia in cui sono state armoniosamente inserite coperture in vetro della zona archeologica, passerelle e scale in ferro zincato che rendono fruibile il complesso. E nuovamente vivo grazie alle numerose attività culturali e ricreative che ospita e promuove.
A metà del sentiero l’antico eremo
A metà del sentiero che sale all’Abbazia di Sant’Eustachio, un breve viottolo conduce all’antico eremo di San Girolamo, sacello votivo circondato di ulivi, eretto nei pressi di un’area di risorgiva.
La lapide posta sul pavimento indica la data 1728, elemento che concorda con alcuni tratti barocchi che risultano dai pochi resti delle decorazioni presenti sull’altare con la statua del santo. Dal piccolo e suggestivo edificio, completamente restaurato nel 2015, si gode una singolare vista sull’Abbazia.
Come arrivare, servizi e informazioni
L’Abbazia di Sant’Eustachio è liberamente accessibile dal cancello pedonale di fronte alla chiesa parrocchiale di Nervesa della Battaglia (parcheggi nei pressi), in provincia di Treviso.
Il sito si raggiunge con una breve passeggiata in salita tra alberi e vigneti: chi avesse difficoltà motorie a raggiungerlo può scrivere a: info@abbaziasanteustachio.com.
Orari di apertura: dal 1 maggio al 30 settembre 9. 30-19; dal 1 ottobre al 30 aprile 9. 30-17. Il punto di ristoro all’interno è aperto nei weekend.
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