Il faro di Bibione, una luca bianca sulle rotte dell’Adriatico
Il suo fascio è visibile a 15 miglia dalla costa. Tra la foce del Tagliamento e il mare è diventato un simbolo. Tutto intorno una natura ancora oggi selvaggia.
I marinai lo sanno bene: la luce bianca è quella dei fari più importanti. E bianca è la luce del Faro di Bibione. Anzi, di Punta Tagliamento, poiché è nato con quel nome ben prima della località balneare di San Michele al Tagliamento, sviluppatasi nel secondo dopoguerra e il cui nome è stato ufficializzato nel 1960. Un faro che è anzitutto un punto di riferimento notturno per chi naviga nell’alto Adriatico, con il suo fascio luminoso visibile fino a 15 miglia dalla costa.
Ma che è anche diventato un simbolo paesaggistico, con la sua torre bianca (alta 21 metri) che si staglia tra la foce del fiume Tagliamento e il mare; una meta per passeggiate ed escursioni tra pinete, dune sabbiose e zone umide; un museo di se stesso che raccoglie oltre un secolo di memorie.
Sono tante, infatti, le vicende che si sono succedute nell’affascinante lembo di terra su cui sorge, in un’area di pregio naturalistico compresa fra la zona del Lido dei Pini e la foce del Tagliamento.
La storia
La sua storia è iniziata subito dopo la Grande Guerra, quando la Regia Marina Militare decise di abbattere il precedente Faro alla foce del Tagliamento, eretto nel 1913 sulla sponda lignanese e distrutto da un bombardamento nel 1915.
E anche di costruirne uno nuovo ma sulla sponda opposta, dove proseguivano le opere di bonifica di una terra inospitale tra paludi, laguna e suolo ricoperto da vaste boscaglie. Non era certo la Bibione dall’ampia e lunga spiaggia di morbida sabbia che conosciamo oggi quella che, all’inizio degli anni Venti del Novecento, accolse le famiglie dei vincitori del concorso pubblico della Marina Militare per la gestione della torre e dello squadrato caseggiato annesso al Faro, gestito da sottoufficiali di Marina e marinai specializzati che provvedevano all’avvistamento marittimo 24 ore su 24: a loro l’onere di tenere sempre viva la fiamma necessaria ai naviganti fino al 1952, anno in cui il faro fu elettrificato.
Negli anni Cinquanta, il Faro divenne l’ultima installazione militarizzata costiera e punto di osservazione marittimo nei pressi del vicino confine con la Jugoslavia: un vero e proprio caposaldo strategico.
Paradossalmente, intanto prendevano forma le coltivazioni degli italiani fuggiti dalla Jugoslavia: profughi istriani cui furono assegnati terreni a ridosso del mare, aridi, incolti e sabbiosi nei quali ben pensarono di introdurre la coltura dell’asparago bianco, divenuto prodotto tipico di Bibione e simbolo di un’autentica storia di integrazione.
La zona degli istriani
E proprio “zona degli istriani” è ancora detta quella attraversata da uno dei sentieri che conducono al Faro. Ma il Faro di Bibione – oggi gestito da remoto dalla Marina Militare la cui area è però gestita dal Comune di San Michele al Tagliamento che lo ha ristrutturato pochi anni fa – non è stato solo testimone di tante storie umane, raccontate dalla mostra Lume – Storie di luce e memorie.
È stato anche “vittima” dell’evoluzione costiera che, negli ultimi decenni, ha causato l’erosione di un’ampia porzione di spiaggia, tanto che per preservarlo sono state realizzate delle massicciate frangiflutti mentre le dune, tutelate dal progetto Life Redune, restano l’ambiente naturale caratteristico principale dell’area assieme alle pinete: un mosaico di differenti habitat per una flora ricca di contaminazioni, sorprendente e romanticamente selvaggia.
Per arrivare: a piedi, in bici o in traghetto
Il Faro di Bibione è raggiungibile solo a piedi o in bici attraversando la zona faunistica protetta lungo la foce del Tagliamento, percorrendo la pista ciclopedonale tra la pineta e il mare o passeggiando sulla spiaggia, oppure con il traghetto X River che connette Bibione e Lignano attraversando la foce del Tagliamento, anche con bici al seguito.
Informazioni: tplfvg.it. Sempre accessibile d’estate, dal 5 ottobre al 3 novembre è aperto sabato, domenica e festivi per poi riaprire durante le Festività. bibione.com.it
I musei, e un matrimonio da sogno
Nell’edificio adiacente al Faro è possibile scoprirne la storia attraverso la mostra permanente LuMe – Storie di Luce e Memorie (progettolume.it) e visitare l’allestimento multimediale del progetto Primis sulla minoranza friulanofona nel Veneto Orientale (ingresso libero).
C’è anche un ufficio di stato civile in cui possono essere celebrati matrimoni. L’area esterna (con servizi igienici, distributori di bevande e snack, tavoli e panche) ospita appuntamenti culturali. (comunesanmichele.it)
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