Cormons, nel cuore del Collio tra vigne, ulivi e ciliegi
Una cittadina in provincia di Gorizia che invita a scoprire i souvenir dei sensi e a soli tre chilometri un borgo che accende la memoria: la grazia di Cormons e Brazzano dove la Storia è passata e dove non si dimentica
Cormons, cuore del Collio, dolci alture disegnate dai vigneti di uve pregiate in provincia di Gorizia, rappresenta per impronta architettonica e di tradizioni l’intreccio fra Mitteleuropa e culture friulana e slava.
La cittadina, il cui etimo ha derivazione celtica, è adagiata ai piedi del monte Quarin, a settentrione del Carso goriziano. Dalle origini romane al dominio asburgico che, con l’impronta soprattutto dei Conti di Gorizia e salvo brevi occupazioni della Repubblica di Venezia e di Napoleone, durò fino alla conquista italiana al termine della Grande Guerra.
L’eleganza pacata del centro
Vigne, ulivi e ciliegi a corona di un centro urbano elegante, pacato nei decori dei palazzi e delle case, sobri giardini oltre i portali in pietra. Dimore di famiglie nobili costruite senza sfarzo fra ’700 e ’800, con presenze di facciate dai decori liberty.
Oggi gradevole cittadina dove il passeggiare fra le strade del centro, androni e vicoli acciottolati, significa incontrare quel tessuto di botteghe che offre originalità e cura di prodotti artigianali, souvenir dei sensi.
Dalle panetterie alle macellerie, alle gastronomie opulente, dalle pasticcerie ai caffè e alle osterie, locali di chiacchiera sociale e di degustazione degli eccellenti vini accompagnati da sfiziosi assaggi di salumi e formaggi.
Ottima l’offerta della ristorazione, anche stellata, così come l’ospitalità a contatto con la natura, soprattutto nelle località della Subida, Giassico e Pradis dove dalla fontana del Faet sgorga acqua sulfurea un tempo richiesto medicamento.
Il borgo dominato dalla chiesetta di San Giorgio
A meno di 3 km a ovest, direzione Cividale del Friuli, c’è Brazzano, borgo dominato dalla chiesetta di San Giorgio, vedetta dalla torre campanaria merlata. Qui nel piccolo cimitero sono sepolti soldati austroungarici e prigionieri russi della Grande Guerra.
Croci bianche in pietra, nere di ferro e una scritta: “Amico o nemico uniti nella morte”. Brazzano fu teatro la sera del 23 maggio 1915, alle 22.40, dei primi colpi di fucile del conflitto mondiale. Avvenne sul ponte in legno di San Rocco sullo Judrio, oggi demolito. Furono due finanzieri a fare fuoco.
Nel cuore della città il Duomo del patrono Sant’Adalberto, edifico settecentesco dominante dalla posizione sopraelevata al quale accedere da una monumentale scalinata. Sotto la Centa dalle doppie mura, alle spalle il Monte Quarin, luogo di scampagnate e residenze fuori porta, dalle cui pendici godere di un panorama fino al mare.
La festa
Animato dalla festa della Viarte nella terza domenica di maggio lungo il sentiero del Cret Paradis fino alla cima. “Viarte” in friulano significa “apertura”, ossia Primavera, delle case private dove ai visitatori vengono offerti cibo e bevande friulani. In basso l’ampia piazza XXIV Maggio con la statua del “Lanciatore di sassi” del friulano Alfonso Canciani (1863 – 1955) a cui l’attiguo Museo del Territorio, contemporanea dependance di Palazzo Locatelli sede del Comune, dedica una sezione. Pochi passi e si incontra la pescheria all’aperto dove fare acquisti il venerdì, giorno di mercato.
Le statue
Le statue sono tappe di un percorso: in piazza Libertà quella dell’Imperatore Massimiliano d’Austria, alle sue spalle la facciata della chiesa di Rosa Mistica dalle torri a cipolla. Nel vicino giardino “Il Dante” dello scultore cormonese Antonio Camaur (1875 – 1919), poco più in là il monumento ai Caduti del triestino Marcello Mascherini (1906 – 1983). Territorio permeabile verso la Slovenia attraverso gli ex valichi “secondari” o “agricoli” oggi di libero passaggio, in passato cortina di ferro.
A sud il Colle di Medea, un tempo territorio di Cormons, con l’Ara Pacis Mundi. Forme squadrate in cemento costruite nel 1951 per ricordare i militi italiani dispersi. Custodisce le urne delle terre e dei mari dove sono periti i nostri soldati durante il secondo conflitto. Luogo di pace e monito contro ogni guerra.
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