Stupisciti e medita nel Giardino di Valsanzibio
Nel grandioso Giardino monumentale a Galzignano Terme in provincia di Padova, giochi d’acqua, artifici e sculture in uno scenario fantastico. Una manutenzione doverosa e complessa tra cura del verde, sistema d’irrigazione e vialetti ristrutturati


“Quanto di bel, quanto di buon qui appare/Tutto deesi a Natura e nulla ad Arte”, avvisano i versi scolpiti sulla scalinata che conclude l’appassionante percorso tra simbolismi e bellezza, tra storia e botanica, tra spiritualità e meraviglia.
Ma è solo un’immagine poetica: il Giardino Monumentale di Valsanzibio è una grandiosa opera d’arte, un artificio continuo che, come tale, necessita di assidue cure e che, solo grazie a esse, continua a essere uno dei più estesi e integri giardini d’epoca del mondo.
E non si tratta solo di dieci ettari di innumerevoli alberi e arbusti, di una successione continua di ruscelli, cascate, fontane, laghetti, peschiere e scherzi d’acqua; di architetture e percorsi punteggiati da circa 70 statue in pietra d’Istria e altrettante sculture minori; di centinaia di piante secolari, la maggior parte piantata intorno al 1665, e della più alta concentrazione di bosso al mondo.
Nella villa di campagna
Per comprendere l’unicità del giardino di Valsanzibio è necessario ricordare che quest’opera colossale è stata creata dalla nobile famiglia veneziana Barbarigo, che nel 1631 si rifugiò nella sua villa di campagna nella Valle di Sant’Eusebio (San Zibio per i veneziani), nei Colli Euganei, per fuggire alla peste che flagellava l’Europa.
E che poi Gregorio e Antonio Barbarigo onorarono il voto solenne formulato dal loro padre per salvarli dall’epidemia, realizzando non solo un gigantesco giardino su più di dieci ettari di superficie, ma un autentico viaggio spirituale.

Un cantiere lungo 30 anni
Furono necessari oltre 30 anni di lavori, su progetto di Luigi Bernini, fontaniere pontificio e fratello del più noto Gianlorenzo, per creare lo stupefacente percorso allegorico che parte dall’imponente Portale di Diana, un tempo attracco per le chiatte in arrivo da Venezia, che oggi specchia la sua sontuosa facciata arricchita da statue, fontane e bassorilievi in un laghetto mantenuto per valorizzarla. Ed è questa l’unica significativa variazione intervenuta nei secoli nello straordinario percorso che conduce il visitatore tra luoghi di stupore e di riflessione, in un equilibrio tra manufatti e natura tipicamente rinascimentale ma già proiettato verso il gusto barocco.
Ma resta soprattutto un giardino, una cosa vivente che necessita di un governo costante: il merito della sua spettacolarità non è quindi dovuto solo ai Barbarigo, poiché nel Settecento villa e giardino furono della famiglia bresciana Martinengo da Barco e a fine Ottocento passarono ai conti Donà delle Rose.
E dal 1929, ossia da tre generazioni, è di proprietà della famiglia Pizzoni Ardemani, che ha riparato i danni provocati dalle guerre e che dedica al giardino tutte le infinite manutenzioni e attenzioni necessarie.
Una manutenzione costante
Anche con interventi straordinari come quelli che recentemente hanno ammodernato il sistema idrico (impianto di irrigazione e sacche di stoccaggio acqua piovana e di falda) e ristrutturato tutti i viali con speciale ghiaietto ricavato dalla trachite Euganea frantumata, che conferisce un aspetto più luminoso ai percorsi, e introdotto nuove piantumazioni e droni per i trattamenti e le concimazioni, una nuova cartellonistica e audioguide multilingue.
Tutti interventi sostanziali ma invisibili, per preservarlo nel suo impianto originale e adeguarlo ai tempi. Ma anche per restaurare le statue e ritrovare il loro colore originale, con rimozioni di calcare che hanno fatto scoprire, ad esempio, che il Putto della Fontana delle Insidie, che sprizza energicamente acqua grazie a ingegnosi dispositivi in modo sempre diverso, non è di pietra d’Istria come le altre, ma di marmo di Carrara ad opera della Bottega dei Bernini, forse addirittura con il contributo di Gianlorenzo.
Una nuova sorpresa, tra le mille che questo museo a cielo aperto riserva ai visitatori e agli studiosi da tutto il mondo. www.valsanzibiogiardino.com.
Seimila arbusti e una torretta rivelatrice
Il labirinto di Valsanzibio è uno dei più celebri del mondo: le spalliere alte oltre cinque metri sono realizzate con seimila arbusti di bosso, la maggior parte piantati tra anni lontani, il 1664 e il 1669, e definiscono un percorso allegorico con sette vicoli ciechi, come i sette peccati capitali. Ma una volta saliti sulla torretta rialzata al centro, l’intrico di sentieri appare finalmente chiaro.
E probabilmente c’è un messaggio metaforico: solo elevandosi si può vedere la verità.
Come arrivare, i prezzi, le aperture
Il Giardino Monumentale di Valsanzibio si trova a Galzignano Terme, a pochi minuti dall’uscita Terme Euganee dell’autostrada A13 Bologna-Padova.
L’attrazione è aperta, per visite in autonomia, tutti i giorni da fine febbraio a metà dicembre, dalle 10 al tramonto.
Prezzi dei biglietti: euro 14 (euro 7.5 per gli under 14) con supplemento per visita al Labirinto e visite guidate, su prenotazione: info@valsanzibiogiardino.com.
Riproduzione riservata © il Nord Est