Il confine di Gorizia

Storia di una città che venne divisa in due: un doppio museo ricorda i fatti, la politica ma anche la quotidianità

Margherita ReguittiMargherita Reguitti
In collina, il convento francescano della Castagnevizza, dove sono sepolti i Borboni. In primavera si visita il roseto storico
In collina, il convento francescano della Castagnevizza, dove sono sepolti i Borboni. In primavera si visita il roseto storico

L’italiana Gorizia e la slovena Nova Gorica sono emblemi della storia sanguinosa del’900. La prima esisteva fin dall’anno 1001 e nel 1947, in seguito al trattato di Parigi, il contado venne assegnato alla Repubblica Federativa Jugoslava.

Se Berlino aveva il muro abbattuto nel 1989, le due città, territori estremi di nazioni simbolo l’una del capitalismo e l’altra di una terza via al comunismo, erano divise da un muretto. Manufatto di cemento e rete metallica verde, alto circa 3 metri, la cui rimozione è iniziata nel 2004 con l’ingresso della Slovenia nella Ue.

Al valico di seconda categoria del Rafut, riservato agli abitanti della fascia confinaria muniti di Lasciapassare ci si arriva dalla superstrada percorrendo via III Armata. Qui è stato allestito, negli edifici un tempo adibiti ai controlli documenti, un doppio museo.

 

Nel giardino dell’italiano

Nel giardino dell’italiano si legge la storia raccontata da pannelli e fotografie.

Testi redatti con rigore storico e linguaggio chiaro, dall’inizio del ’900, alla Grande Guerra, al Fascismo e alla caduta dei confini. In due stanze, tecnologie multimediali raccontano per immagini e attraverso interviste a goriziani, le diverse memorie in ragione di differenti pensieri culturali e politici.

Per una parte della cittadinanza infatti la Jugoslavia era il nemico, per l’altra l’attuazione di un ideale di stato. Tante le immagini: il contrabbando, Tito leader, la rivoluzione di Franco Basaglia e chiusura dell’Ospedale psichiatrico di via Vittorio Veneto, circa un chilometro dal Rafut. E ancora la guerra del 1991, che segnò la disgregazione della Federativa.

Il vicino piazzale del valico internazionale della Casa Rossa – Rozna Dolina fu teatro di conflitti a fuoco con morti e feriti. Furono giorni di paura. Una sbarra di ferro tricolore ricorda il confine, la si oltrepassa, scavalcando i binari della ferrovia e si arriva al Museo sloveno “Il contrabbando nel goriziano dopo la seconda guerra mondiale Na šverc”.

Nata dal nulla

Nova Gorica nacque dal nulla, senza negozi o fabbriche. La popolazione era assetata di beni di consumo, dai confetti al caffè, dal parmigiano ai ricambi per auto, ai jeans o dischi di cantautori italiani. Generi che passavano indichiarati per essere rivenduti a caro prezzo. Gli italiani compravano invece in “Yugo” carne, benzina, sigarette.

Un contrabbando di piccolo cabotaggio che aiutava, attraverso il commercio, a mantenere relazioni umane oltre il confine.

Alzando lo sguardo domina a 200 metri la collina del convento francescano della Castagnevizza, dove sono sepolti i Borboni. Re Carlo X (1757-1836) fuggendo dalla Rivoluzione visse in esilio con parte della sua corte e qui morì. In maggio si può visitare lo splendido roseto storico.

Tra boschi, giardini e viali

Un percorso fra boschi, giardini e viali scende verso la Stazione della Transalpina, dove la notte del 30 aprile 2004 è stato celebrato l’ingresso nella Ue della piccola repubblica di poco più di 2 milioni di abitanti.

La piazza antistante è divisa a metà: al centro di un mosaico il punto di unione di due nazioni. La stazione fu costruita nel 1906 dall’Impero austro-ungarico, un balzo nelle atmosfere della Mitteleuropa. A lato dell’edificio un piccolo museo raccoglie cimeli .

Cippi in pietra ricordano quello che per oltre mezzo secolo fu un confine invalicabile, presidiato da guardie jugoslave di confine, che al terzo “alt-stoj” non rispettato sparavano. Poi la frontiera è diventata sempre più permeabile e meno ossessiva anche per le persone che una striscia di calce bianca aveva separato da parenti, amici, proprietà e cultura, imponendo un cambio di nazione.

In alcuni casi soluzioni da farsa come narra la celebre foto della mucca con la testa in Slovenia e la coda in Italia. La sospensione del trattato di Schengen a tutto il 2024 impone l’obbligo di avere con sé documenti validi per l’espatrio.

Le guide e un classico, Hemingway

Aspettando il 2025 quando la italiana Gorizia e la slovena Nova Gorica saranno capitale europea della cultura, alcuni suggerimenti di lettura per conoscere meglio il territorio e la sua storia: “Gorizia Nova Gorica.

Due città in una” di Andrea Bellavite (Ediciclo Editore). “Storia di una linea bianca. Gorizia, il confine, il Novecento”di Alessandro Cattunar (Bottega Errante Edizioni), e il classico “Addio alle armi” di Ernest Hemingway.

Siti e referenti per tutte le informazioni

“Crocevie d’Europa” percorsi e visite guidate gratuite, informazioni: crocevie.europa@comune.gorizia.it e 335 7707746. Museo del Rafut in Italia: www.quarantasettezeroquattro.it/produzioni/lasciapassare/.

Orari sab. e dom. 14-17, da lun. a ven. su prenotazione cultura@comune.gorizia.it, tel. 0481-383456/420/339, www.comune.gorizia.it.

Museo sloveno del Contrabbando da lun. a ven. dalle 13 alle 17, sab. e dom. dalle 12 alle 17, https://goriskimuzej.si/it

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