La rinascita di Valle Imperina: andiamo in miniera, vi va?
Oggi finalmente è possibile percorrere i cinque chilometri delle gallerie scavate nei secoli. Visitarla significa incontrare pagine di economia e società del nostro territorio

Il maestoso ponte pedonale coperto sul torrente Cordevole segna il passaggio dalla trafficata strada alle porte di Agordo al silenzio che regna nel sito minerario di Valle Imperina, che tra gli edifici di pietra e il sotterraneo labirinto di pozzi e gallerie ha costituito per secoli il fulcro della vita economica e sociale di Rivamonte Agordino, oggi una delle porte d’accesso al Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, e dell’intera conca agordina.
Un giacimento minerario probabilmente già conosciuto dai romani, dove l’estrazione del rame è documentata già da una concessione del 1409 e che tra alterne vicende è continuata fino all’8 settembre del 1962. Data in cui, a causa della scarsa produttività, la miniera fu chiusa, le gallerie murate, a Rivamonte iniziò lo spopolamento e su Valle Imperina calò il silenzio. L’alluvione del 1966 fece il resto: divenuto irraggiungibile, il sito fu del tutto abbandonato, tanto che negli anni Ottanta rischiò persino di diventare una discarica.
A interrompere il silenzio furono gli Enti e le associazioni locali, sostenute dai tanti agordini orgogliosamente legati alle storie individuali e sociali di un’area oggi verdeggiante ma che con le miniere in funzione non lo era affatto, poiché fumi e vapori ricchi di zolfo avvelenavano uomini e piante.
La voce più forte fu quella di Raffaello Vergani, docente universitario di Storia che fin dagli anni Settanta sollecitò le azioni di salvaguardia che negli anni Novanta portarono ai primi restauri. E poi ai primi fragili tentativi di fruizione turistica e culturale dello spettacolare sito, che solo da pochi mesi sembra godere di un’efficace strategia per “La seconda vita delle miniere di Valle Imperina”, come annunciato dall’evento inaugurale del maggio scorso.
A offrirgliela è la nuova gestione che alla fine del 2023 ha riaperto l’ostello realizzato in un ex dormitorio già nel 1995 e degli attigui alloggi ricavati nell’ex circolo ricreativo dei minatori nei primi anni 2000, quando furono sistemati anche il monumentale complesso dei forni fusori e l’ex centrale idroelettrica che ora ospita il Centro Visitatori. Date che la dicono lunga sull’attrattività del sito riconosciuta dai tanti Enti che hanno sovvenzionato i milionari restauri, ma anche sull’infinita serie di “false ripartenze” che Valle Imperina ha conosciuto, restando pressoché visitabile (e non sempre) solo nella parte del villaggio minerario a fondovalle.
Il nuovo percorso
Ora il percorso di visita si snoda lungo circa 5 km che si inoltrano anche in tre delle tante gallerie scavate nei secoli: la seicentesca Santa Barbara, la novecentesca Magni (così moderna che permetteva all’ascensore dei minatori di scendere fino a 190 metri) e la Fusinella, con la sua sezione elissoidale rivestita di conci in pietra. E anche in una porzione del pozzo Capitale, perfetto esempio di architettura mineraria dove transitavano l’aria, il cibo e i minatori.
Per chi non ama i cunicoli (con impermeabile e caschetto forniti dal Centro) la vita nelle miniere la spiega una visita al possente edificio dei forni fusori, dove la Serenissima centralizzò la produzione di circa il 50% del suo fabbisogno di rame: nelle tre navate quattro enormi forni ottocenteschi per la lavorazione del rame lasciano intuire le durissime condizioni di lavoro, spiegate anche da pannelli illustrativi e da tanti toccanti oggetti e dettagli.
Ma anche con una semplice passeggiata lungo i sentieri che dal villaggio portano alle miniere, tra i ruderi dei magazzini e la ricostruzione della rosta, tra le umili case diroccate e le antiche scuderie fino ai giganteschi macchinari che affiorano lungo il percorso, è facile ritrovare le storie mai scritte di migliaia di persone che hanno contribuito a una grande storia. Che oggi, finalmente, si può leggere. (centrominerariovalleimperina.it).
Le immagini




La scheda: come visitare la miniera
Il Centro Minerario Valle Imperina è a Rivamonte Agordino, a 3 km da Agordo, sulla SR 203 raggiungibile dall’uscita Belluno dell’A27. L’accesso al parcheggio è indicato da un vecchio locomotore che ricorda come dal 1925 al 1955 l’Agordino fu collegato a Belluno dal trasporto ferroviario. Le Campe è anche una fermata dei bus Belluno-Agordo (dolomitibus.it). Biglietti d’accesso variabili secondo il percorso di visita scelto. Visite guidate solo su prenotazione. Informazioni: 346.0896413.
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