Palazzo Fulcis, pura arte a Belluno
Nelle 24 stanze distribuite su cinque piani è un trionfo del Settecento veneto. Tra stucchi e affreschi, emergono collezioni di capolavori. Tremila metri quadri di spazio espositivo


Un palazzo-gioiello, un’opera d’arte di per sé, il cui valore non è inferiore a quello delle importanti raccolte storico-artistiche che accoglie: Palazzo Fulcis, uno degli edifici più rilevanti del Settecento veneto nel cuore di Belluno, è un museo che, nel suo ricco percorso espositivo, svela una felice complicità ambientale tra i suoi spazi ornati di stucchi e affreschi e le opere esposte.
La storia
Fulcis è il nome di una delle più importanti famiglie bellunesi fin dal Trecento, che cominciò a decorare e ampliare l’edificio probabilmente nel 1702, anno in cui il sedicenne Pietro Fulcis divenne Cavaliere dell’Ordine di Malta.
Fu allora create la scenografica alcova impreziosita da stucchi tardo-barocchi, coevi a quelli del famoso Camerino d’Ercole (che meritò l’appellativo di “più bel camerino del Settecento europeo”), oggi non accessibile perché situato in una parte di proprietà privata del palazzo.
Tre tele spettacolari
Da quest’ultimo provengono le tre spettacolari tele a tema mitologico di Sebastiano Ricci, oggi visibili al terzo piano, in quello che fu il granaio del palazzo (unico ambiente a consentirne l’esposizione, date le dimensioni), tra le quali la grandiosa Caduta di Fetonte, opera iconica del museo. Dipinti che, accanto ad altri dell’artista bellunese, raccontano con la loro magnificenza la svolta decisiva impressa alla pittura veneta da Sebastiano Ricci, precursore del rococò in Italia e nei più importanti centri europei.
Per l’ostentazione del potere della famiglia, non meno importanti furono i lavori eseguiti nel 1776 per le nozze di Guglielmo Fulcis, quando l’architetto Valentino Alpago Novello realizzò l’elegante facciata sull’odierna via Roma e i due monumentali portali d’accesso, accorpando in un unico palazzo tre edifici attigui e dotandolo di un imponente scalone, di una grandiosa sala d’onore a doppia altezza affrescata da Costantino Cedini, di preziosi decori a stucco del piano nobile e di pavimenti in seminato a motivi rococò.
Le modificazioni interne proseguirono un secolo dopo, probabilmente per accogliere ospiti illustri come Eugenio de Beauharnais e poi l’imperatrice Maria Luigia: ottocentesche sono le eleganti modanature e i motivi in stucco di tre ambienti del secondo piano, così come la trasformazione delle due stanze attigue all’alcova, una divenuta cucina (che spiega un inatteso acquaio in pietra nella sala) e l’altra affrescata con gusto neorococò.

Il museo
Grazie a un oculato progetto museale, le eclettiche stratificazioni stilistiche del contesto dialogano senza invadenza con la ricca collezione civica (aperta al pubblico dal 1876, prima nel vicino Palazzo dei Giuristi, ora Museo Archeologico) nelle 24 stanze distribuite su cinque piani, per complessivi tremila metri quadri di spazio espositivo.
Ed è un dialogo con oltre sei secoli di arte, soprattutto bellunese ma di rilevanza anche internazionale: dal Quattro e Cinquecento di Simone da Cusighe, Matteo Cesa e Bartolomeo Montagna, quindi di Giovanni Bellini e Antonello da Messina, alle tele di Pomponio Amalteo, Domenico Tintoretto, Bernardino Licinio, Francesco Frigimelica e Palma il Giovane.
Il corpus più cospicuo della pinacoteca è incentrato sull’arte successive: dai paesaggi di Marco Ricci, Antonio Diziani e Giuseppe Zais a quelli di Ippolito Caffi e Alessandro Seffer, dalla scultura lignea di Andrea Brustolon a quella ottocentesca.
A ciò si alternano disegni e stampe, ma anche alcuni degli esemplari più importanti della bronzistica italiana, porcellane, tappeti, arazzi, vetri, gioielli, spade, materiali scientifici e naturalistici: un’autentica collezione di collezioni. Nella quale, pur nel contesto locale, è facile ritrovare il respiro europeo di una città crocevia tra la cultura alpina e quella mediterranea, come spesso sottolineano anche le mostre temporanee allestite al terzo piano.
Dal 19 aprile arriva Warhol con 92 pezzi
Si conclude domenica 30 marzo, a Palazzo Fulcis, “Dolomiti e pianura. Vita e culture a confronto 3.000 anni fa” che, attraverso la cultura materiale del II e I millennio a. C. , sottolinea la connessione continua tra le Dolomiti bellunesi e le regioni limitrofe.
Da sabato 19 aprile inizierà invece “Andy Warhol. Love Pop. Icons e Masterpieces”, con novantadue opere dell’artista americano provenienti dalla collezione Rosini Gutman.
Prezzi d’ingresso, giorni e orari
Palazzo Fulcis sorge nel centro storico di Belluno (via Roma 28) ed è sede dei Musei Civici dal 2017, dopo un lungo restauro conservativo e un esemplare trasformazione in sede espositiva.
È aperto da martedì a venerdì dalle 9.30 fino alle 12.30 e dalle 15.30 fino alle 18.30; sabato, domenica e festivi dalle 10 fino alle 18.30.
Biglietti: 8 euro intero; 5 euro ridotto, con sconti per famiglie e scuole. (su internet: mubel.comune.belluno.it)
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