Il neolitico visto oggi a Palù di Livenza

In provincia di Pordenone un’oasi naturalistica e archeologica. Sessantamila metri quadri, che dal 2011 sono patrimonio Unesco. Un villaggio di palafitte che consente di conoscere e studiare la vita nella preistoria e il rapporto tra uomo e ambiente

Margherita ReguittiMargherita Reguitti
Archeologi al lavoro a Palù sul Livenza
Archeologi al lavoro a Palù sul Livenza

In provincia di Pordenone, nella zona umida e paludosa tra i comuni di Caneva e Polcenigo, si trova il sito palafitticolo del Palù di Livenza. Una località frequentata dagli ultimi cacciatori-raccoglitori dalla fine del paleolitico al tardoglaciale, con una presenza intensa nel neolitico quando nell’area si era sviluppato un villaggio su palafitte con tre tipologie costruttive in fasi distinte.

L’oasi naturalistica 

Un’oasi naturalistica e archeologica di particolare pregio ambientale e morfologico della Pedemontana pordenonese dal 2011 patrimonio Unesco. Un’area di circa 60mila mq posta nella parte settentrionale del bacino creato dalle risorgive del fiume Livenza.

Le particolari condizioni di zona umida, in alcuni strati privi di ossigeno, hanno permesso la conservazione di palafitte neolitiche con resti organici di tessuti, cibi e parti lignee. Un ambiente in grado di far conoscere e studiare la vita nella preistoria e spiegarne il rapporto fra uomo e ambiente.

Il sito, raggiungibile lungo la A27 da ovest e E70 da est, via A28 uscita Sacile e via SP29, è parte dei complessi palafitticoli preistorici nell’arco alpino di Francia, Svizzera, Austria e Slovenia.

La bonifica

Fino al 1837 era un’estesa palude, da questa data iniziò a essere bonificata e trasformata, perdendo a poco a poco la sua natura selvatica. Il rinvenimento di pali lignei sepolti era già stato segnalato nell’800.

Dagli anni ’60 del secolo scorso è emersa la rilevanza archeologica dell’insediamento preistorico e della presenza umana.

Dal tardoglaciale si verificò la trasformazione del territorio da lago a palude, a torbiera semiasciutta, fino alle attuali condizioni contraddistinte da un bosco dominato dalle querce caducifoglie, dai carpini e dalla vegetazione arborea igrofila di riva che si alternano ai campi arati e falciati.

Nel corso del neolitico, invece, l’ambiente era caratterizzato principalmente, oltre che da querce caducifoglie, da noccioli e in misura minore da aceri, ontani e faggi, ora presenti solo nei boschi a quote superiori.

Il Livenza all’altezza di Palù: un’area di grande valore anche dal punto di vista ambientale
Il Livenza all’altezza di Palù: un’area di grande valore anche dal punto di vista ambientale

Presenze occasionali risalgono alla fine del paleolitico superiore e al mesolitico recente, mentre la più intensa occupazione va riferita al neolitico (4500-3600 a. C.) . Le indagini hanno messo in luce più di un migliaio fra pali e pilastri infissi e travi orizzontali, a riprova di diverse fasi di vita del villaggio, ma scavi proseguono.

I materiali rinvenuti

I materiali rinvenuti sono numerosi e si compongono di strumenti in pietra, frammenti ceramici e alcuni oggetti in legno, tra i quali spiccano un frammento di pagaia, un grande vaso, un frammento di immanicatura d’ascia. Un attingitoio in corso di lavorazione attesta vari aspetti del vivere quotidiano così come si presume l’utilizzo di imbarcazioni, la conservazione di derrate o liquidi in contenitori, lo svolgimento di lavori agricoli e di carpenteria. I dati rivelano un sistema agricolo basato su diversi cereali, con la preminenza dell’orzo, integrato da frutti raccolti nel bosco, come nocciole e ghiande, mele e pere, corniole e fragole, more, ciliegie, uva e perfino fichi. I resti animali indicano un’economia pastorale incentrata soprattutto sui caprovini e completata dall’apporto della caccia, con una prevalenza del cervo sugli altri animali selvatici.

Il Parco di San Giuliano

Non distante dal Palù è possibile visitare l’oasi naturalistica del Parco di San Floriano di Polcenigo, dove si svolgono attività di coltivazione e allevamento a scopo didattico. Qui è stata scoperta una necropoli databile dall’età del ferro a quella tardo romana e dalla quale sono emerse fibule d’argento e di bronzo, alcune con decorazioni celtiche a motivi vegetali e torques bronzei intrecciati a nodi. I reperti archeologici sono esposti nel Museo Archeologico del Friuli Orientale di Pordenone. Un viaggio nella preistoria immersi in una natura fra terra e acqua.

Come arrivare da Caneva e da Polcenigo

Il sito è raggiungibile da Caneva e da Polcenigo.

Da Caneva due i percorsi: 1) dalla frazione Fiaschetti, lungo le vie Livenza, Tarcisa e Longone si attraversa Sarone e si prosegue in via Col de Ros. 2) Attraverso la strada pedemontana o via Longone.

Da Polcenigo si percorre via Roma fino alla chiesa di San Rocco, poi via Livenza, fino al parcheggio sterrato con la cartellonistica informativa. www.turismofvg.it/fvglivexperience/itinerario-tra-acque-e-boschi-dal-palu-di-caneva-al-borgo-di-polcenigo

Informazioni e prenotazioni

Per informazioni e prenotazioni di visite guidate al sito palafitticolo sono disponibili i seguenti contatti: comune di Caneva, tel. 0434 797411, www.comune.caneva.pn.it. Comune di Polcenigo tel. 0434 74001 www.comune.polcenigo.pn.it.

Consigliabile informarsi su quali animali domestici sono ammessi. Museo archeologico del Friuli occidentale via Vittorio Veneto, 19 Pordenone tel. 0434 541412, museo.archeologico@comune.pordenone.it.

 

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