A Valvasone si va a passo lento
Nel borgo medievale in provincia di Pordenone ogni vicolo porta a una sorpresa. Il tempo qui si è fermato, tra il castello e l’acqua generosa. Nel Duomo la star monumentale è l’organo al quale è dedicato un festival autunnale
Camminare fra le pagine di un prezioso incunabolo illustrato, tuffarsi in un passato remoto ma tangibile, altro che realtà aumentata dei nostri giorni: c’era già tutto. Oltrepassare la cinta muraria del borgo medievale di Valvasone, uno dei Borghi più belli d’Italia, a est della provincia di Pordenone, è vivere la storia e l’arte, senza ammennicoli, direttamente, en plein air.
Tutta l’area è ricca di abbazie e borgate ma Valvasone-Arzene – Voleson Darzin in friulano (questo il nome da quando nel 2015 i due territori comunali si sono fusi) vale una visita dedicata, senza fretta. Con la luce del mattino o al tramonto sarà tempo ben investito muovendo i passi sul lastricato o ghiaietto dei vicoli che svoltano verso sorprese.
Un museo vivo
Un museo vivo, dato che il centro è abitato da 500 persone dei circa 4mila residenti.
In piazza del Castello, una delle tre piazze veri salotti democratici, si può anche gustare un buon bicchiere. Siamo in una zona vitivinicola Doc Friuli Grave, a cavallo fra le provincie di Pordenone e Udine.
Qui l’arte della vinificazione risale all’epoca romana. I tavoli della locanda sotto il tiglio sono un buon punto di ozio attivo per programmare quale itinerario scegliere, senza fretta, o semplicemente osservare i passanti a piedi o in bicicletta.
Né i bombardamenti della seconda guerra mondiale, che risparmiarono Valvasone in quando privo di interesse militare o strategico, mentre distrussero la vicina Casarsa, né il terremoto del 1976, hanno alterato l’impianto urbanistico e architettonico.
Questo è uno dei punti di forza del borgo sviluppatosi soprattutto dal XIV al XVII secolo attorno al castello, cinto da mura, al quale si accede dal ponte sul fossato.
Il maniero, visitabile ogni giorno, conserva camere con stucchi, un teatrino settecentesco e una quadreria. Durante l’annuale rievocazione storica appena svoltasi (nel 2025 sarà dal 3 al 5 settembre), gli spazi e le vie ospitano feste, spettacoli, musica, e laboratori per bambini e adulti.
La star del Duomo
Nel Duomo la star monumentale è l’organo, recentemente restaurato e “Voce di Dio” durante un prestigioso festival (info@concerti.valvasone.fvg.it).
È considerato uno degli ultimi, se non l’unico, dell’epoca rinascimentale veneta. Magnificenti e preziose le portelle alle quali lavorò inizialmente il Pordenone, completate da Pomponio Amalteo.
Restando in tema di edifici religiosi di rigore la visita alla chiesetta dei patroni Pietro e Paolo, nei secoli parte dell’ospedale nel quale trovavano rifugio i viandanti impegnati nel guado del Tagliamento: sintesi di essenzialità architettonica e ricchezza degli affreschi.
L’acqua protagonista
L’acqua viva dal perpetuo moto è protagonista: dà energia all’antico mulino, lambisce il lavatoio, sgorga delle pubbliche fontane. Le case rurali e le dimore storiche, così come i giardini e i parchi, sono in egual misura amati dai loro proprietari e abitanti, e rispettando i dettami conservativi della Soprintendenza, mantengono i decori delle facciate dai disegni geometrici con inserti figurativi. Un esempio eccellente palazzo Paribelli.
Le botteghe non sono più numerose come in passato ma l’essenziale c’è, anche un’edicola per giornali e cartoline e piccoli acquisti, garantita ospitalità nelle dimore trasformate in b&b di charme e la degustazione di piatti tipici nelle due trattorie.
Due chilometri a nord-ovest e si raggiunge Arzene, un tempo passaggio obbligatorio fra i guadi dei fiumi Meduna e Tagliamento. Le chiese dedicate ai Santi Lorenzo, Michele e Margherita meritano una sosta devozionale e di conoscenza delle leggende e delle opere che contengono. Nel raggio di una manciata di chilometri si va alla ricerca delle frazioni che sono disseminate attorno, per continuare a essere pellegrini dal passo lento.
La luce di Avoledo, il silenzio di Pasolini
Stratificazioni di storia, rogge argentine a lato delle strade lastricate di sassi, case dalle facciate decorate. Ne parla lo scrittore Tullio Avoledo, originario del borgo medievale, in “Chiedi alla luce”.
Pier Paolo Pasolini qui fu insegnante alla Scuola media – in via Sant’Elena 41– dal 1947 all’autunno del 1949. Ammirato dal fascino della cittadina l’intellettuale friulano la definì “Città del silenzio”. Il borgo diede i natali nel XVI secolo al poeta Erasmo da Valvasone.
La dolcezza e l’accoglienza: cose da sapere
Noci, uvetta e aromi: sono alcuni degli ingredienti del Dolce del Priore che solo in autunno prepara, seguendo una ricetta secolare comprendente il segreto dell’impasto, la panetteria del borgo. Utile e bello, fra cortesia e pareti affrescate, l’ingresso all’ufficio informazioni sito nel castello stesso, telefono: 340 4821030, mail turismo@valvasonearzene.it.
Per la ricchezza di tutto l’apparato decorativo, ben si addice a Valvasone la definizione di Borgo dell’Affresco.
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