Villa Barbaro a Maser, un tempio di bellezza

La mano unica del Palladio e l’arte del Veronese nella dimora storica in provincia di Treviso: un trionfo cinquecentesco all’insegna della modernità

Marina GrassoMarina Grasso
Una veduta dall'alto di villa Barbaro a Maser
Una veduta dall'alto di villa Barbaro a Maser

Chissà come appariva moderna, agli occhi dei passanti della seconda metà del Cinquecento, la trasformazione del vecchio palazzo medievale della famiglia Barbaro, a mezza costa sui colli asolani in provincia di Treviso, che i fratelli Daniele e Marcantonio avevano commissionato all’archistar dell’epoca, Andrea Palladio, per farne un luogo di contemplazione artistica e intellettuale, ma anche un’impresa agricola.

Allora poteva sembrare un tempio con ai lati una sorta di acquedotto romano: un edificio d’arte moderna come non se ne erano mai visti.

Tanto che la Villa di Maser, dal 1996 Patrimonio Unesco, ancora oggi sorprende per la modernità di alcune sue soluzioni. Ma solo dopo aver stupito per la straordinarietà della sua bellezza.

Sull’incanto di Villa di Maser, sulla sua architettura, ma anche sullo straordinario ciclo di affreschi di Paolo Veronese e sugli stucchi di Alessandro Vittoria, si sono scritti fiumi di parole in ogni secolo, a cominciare proprio da Palladio, che la descrive ne I quattro libri dell’Architettura.

L’armonia con l’ambiente

Ma quel che è ancora più sorprendente, oggi, è che la sua armonia con l’ambiente circostante sia rimasta intatta, unica villa palladiana che ha mantenuto la sua funzione di azienda agricola in una tenuta che si estende su 200 ettari tra boschi, vigneti, uliveti, frutteti, orti e giardini.

E non meno rilevante è che sia rimasta una casa abitata, e per questo particolarmente vissuta, viva e vivace. Una casa nella quale, sul traverso di una finestra in facciata, si può ancora leggere “Hospes non hospes”, quasi una dichiarazione di impegno all’accoglienza incisa dai fratelli Barbaro.

Una vocazione che, intorno al 1930, è stata assecondata dalla nuova proprietaria Marina Luling Boschetti, che ne fece la prima Villa Veneta al pubblico in giorni prestabiliti, mentre si impegnava in restauri e ammodernamenti realizzati dall’architetto Tomaso Buzzi. Un’iniziativa in anticipo sui tempi e perfezionata col tempo, rendendo regolarmente accessibile gran parte capolavoro palladiano, che da molti anni accoglie visitatori da tutto il mondo.

I nuovi restauri

Ma, recentemente, nuovi restauri conservativi (sostenuti grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza - PNRR) hanno ulteriormente assecondato questa vocazione, così che anche chi già la conosce può ora trovarvi inattese novità, che altro non sono che sapienti ritorni al passato.

A cominciare dal Ninfeo, scenografico fondale alla villa visibile dalle sale affrescate dal Veronese, che è soprattutto un’invenzione palladiana per la gestione dell’acqua: tra statue di dei e semidei, putti, motivi floreali, festoni e trofei, raccoglie l'acqua piovana e quella di una sorgente, la convoglia nel complesso architettonico e la ridistribuisce per l'uso domestico, per le fontane nel giardino e per l'irrigazione dei campi.

Gli interventi per il suo ripristino, che hanno portato alla riscoperta e al recupero del sistema idraulico originale (ora dotato di controlli digitali), ne hanno anche svelato l’aspetto originale e i colori smarriti nel tempo dei suoi stucchi: un colpo d’occhio inedito, oltre a un esemplare equilibrio tra estetica e funzionalità. Non meno eclatante è stato il restauro della scuderia all’ingresso del complesso, divenuta luogo multifunzionale tra finimenti e stalli dei cavalli, con una biglietteria moderna, spazi per eventi e un'area dedicata alla vendita dei prodotti agricoli.

Il parco storico

E poi c’è il parco storico, dove le serre, il giardino delle rose, il frutteto e l’orto sono tornati al loro splendore originale con nuove piante e nuovi percorsi per arrivare fino al bosco retrostante, dove gli alberi più antichi sono stati curati e integrati con nuovi elementi vegetali.

Insomma: Villa di Maser è diventata ancora più accogliente per gli “Hospes non hospes”, ancora più moderna. Come quasi cinque secoli fa. —

Il tempietto, ultima prodezza di Palladio

Villa di Maser ha il suo Tempietto lungo la strada principale: ispirato al Pantheon, esso fu l’ultima opera realizzata dal grandissimo Andrea Palladio (assieme all’iconico Teatro Olimpico di Vicenza) e alla quale pare che l’architetto fosse molto legato.

Un autentico capolavoro; l’edificio, riccamente decorato a stucco al suo interno, fu a lungo anche la parrocchiale di Maser. Oggi resta accessibile, ma solo tramite visite guidate.

Danza, natura e colazioni tra gli affreschi

Villa di Maser non è solo da ammirare; la si può davvero vivere. È anche un “hub” culturale, che promuove e/o ospita eventi che spaziano dalla musica alla danza, dal gusto alla natura, ma anche workshop, laboratori, incontri e programmi formativi.

E dove anche le visite sono creative, come quelle alla scoperta dei paesaggi d’acqua della villa o come le originali colazioni tra gli affreschi di Veronese. www.villadimaser.it.

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