I 75 colpi contro l’indifferenza: la protesta social per Giulia Cecchettin esplode su TikTok
Sui social spopola la protesta silenziosa per Giulia Cecchettin: dalla sentenza che fa discutere alla reazione collettiva online. 75 colpi per dire che la violenza non è mai solo un errore

Spopolano su TikTok video muti, privi di musica e parole, dove ragazze e ragazzi battono i pugni sui tavoli per 75 volte. Una protesta simbolica, potente, silenziosa.
Un gesto che diventa virale per gridare il dissenso verso la recente decisione della Corte d’Assise di Venezia, che ha escluso l’aggravante della crudeltà nell’omicidio di Giulia Cecchettin da parte di Filippo Turetta.

Dopo la protesta delle "chiavi in mano", nata durante il funerale di Giulia Cecchettin e poi in tutte le università e piazze d'Italia, arriva ora quella dei 75 colpi: ognuno per una coltellata inferta. Colpi dati su scrivanie, armadi, tavoli di cucina, cuscini. Un modo per dire che 75 coltellate non sono un errore. Sono violenza. Sono dolore. Sono morte. E sono tante. Troppe.
La sentenza che fa discutere
Turetta è stato condannato all’ergastolo, ma per i giudici non c'è crudeltà: le 75 coltellate, secondo le motivazioni, non rappresentano "l'intenzione di infliggere sofferenze gratuite", bensì l'effetto di "inesperienza e inabilità".

Una tesi che ha scatenato l’indignazione dell’opinione pubblica e di tutto l’arco politico, da Lega e Forza Italia fino a M5S e Alleanza Verdi-Sinistra. Per i giudici, infatti, l’aggravante della crudeltà si applica solo se c’è l’intento deliberato di aumentare la sofferenza della vittima.
La mera reiterazione dei colpi, secondo la Cassazione, non basta, se non c’è una "manifestazione di efferatezza fine a sé stessa".
Un dolore che diventa gesto collettivo
La protesta delle 75 botte su TikTok nasce da qui. Dalla frustrazione per una sentenza che appare fredda, tecnica, distante dalla brutalità dell'accaduto. Giulia è stata colpita per 20 minuti, in un crescendo di violenza.
Ha avuto il tempo di capire che stava morendo. Eppure, per la legge, non c’è crudeltà. I video su TikTok non urlano, ma fanno rumore. Uno, due, tre… fino a 75 colpi.
È il dolore che diventa gesto collettivo. È la memoria che chiede giustizia. È il corpo sociale che batte, all’unisono, per non dimenticare Giulia.
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