A22 davanti a mini proroga, gara europea o finanziamento pubblico-privato: Trento e Bolzano insieme all’Emilia Romagna scrivono al governo Draghi
Pochi giorni alla scadenza della concessione il 31 luglio. Svanita la possibilità di una gestione in house, in Trentino Alto Adige si discute accanitamente sul futuro. E sullo sfondo c’è il Veneto che avrebbe messo gli occhi sull’arteria del Brennero sollevando numerose polemiche nei confronti del presidente trentino Fugatti
BOLZANO. In Trentino Alto Adige sono giornate cariche di tensione, queste che precedono il termine del rinnovo dell’ennesima proroga della concessione dell’A22 fissato al 31 luglio, un nodo cruciale che tiene banco ormai da mesi tra le maggiori istituzioni politiche della regione, e non solo. Tali proroghe si susseguono ormai da sette anni, e all’orizzonte sembra ancora non esserci nessuna soluzione chiara. L’ultimo aggiornamento arriva da Bolzano, dove il presidente provinciale Arno Kompatscher ha confermato la presentazione alla segreteria del presidente del Consiglio Mario Draghi, assieme al governatore del Trentino Maurizio Fugatti e a quello emiliano Stefano Bonaccini, di una proposta ufficiale per una gestione dell’arteria tramite finanziamento pubblico-privato, ipotesi consentita dall’Unione Europea ma che necessita di una legge nazionale. «Vogliamo tornare ad un regime normale di gestione con tutti gli investimenti sull'asse del Brennero e progetti trasversali con la ferrovia. È fondamentale tornare a favorire la collettività e chi vive lungo l’asse transalpino, sia per quanto riguarda l'impegno contro l'inquinamento acustico e ambientale e per lo spostamento dalla gomma alla rotaia, come anche per la realizzazione di infrastrutture per il territorio», spiega Kompatscher. La palla è ora nelle mani del Governo che deve decidere cosa fare nelle prossime ore.
Sul tavolo ci sono anche la possibilità di concedere una nuova proroga o bandire una gara europea aperta a tutti, soluzione quest’ultima che si preferirebbe evitare per non rischiare di perdere definitivamente il controllo dell’asse. La Provincia di Bolzano dal canto suo è pronta a fare la sua parte dopo che ha visto lentamente sfumare il desiderio di una gestione dell’A22 in house. Una strada non percorribile a causa della mancata uscita degli azionisti privati dalla società autostradale. «Sarebbe stato necessario trovare il modo per far uscire i soggetti privati, ma non si è trovato l'accordo sulla liquidazione, ovvero sul prezzo delle quote da rilevare», chiarisce Kompatscher.
L’ipotesi di una A22 veneta
Ma a dar fuoco alle polveri nelle ultime ore è stata anche l’ipotesi che vedrebbe la Lega veneta dietro l’intento di accaparrarsi l’A22 per realizzare il famoso maxi polo autostradale del Nordest, da sempre sogno del governatore Luca Zaia. Un piano attuabile grazie ad un incastro legislativo e al silenzioso appoggio di Maurizio Fugatti, collega di partito e neo presidente eletto della regione Trentino Alto-Adige a cui spetta l’ultima parola su tale operazione. Nei giorni scorsi un emendamento del Carroccio approvato nel decreto semplificazioni durante una seduta notturna alla Camera ha dato il via libera alla Cav, la società veneta di gestione autostradale compartecipata dalla Regione Veneto e da Anas, per allargare il proprio campo di gestione anche ai tratti autostradali nelle regioni di confine. Una strategia attuata per riuscire a mettere le mani anche sulla Brennero-Modena e aggregarla a quella della Serenissima.
Una dinamica che si tradurrebbe in una perdita che va dai 70 agli 80 milioni annui di dividendi per Trento e Bolzano, oltre che alla chiara sconfitta politica per le autonomie, e che viene definita inaccettabile da Simone Marchiori, segretario del Partito Autonomista Trentino-Tirolese: «L’A22 non può finire in un polo autostradale simile. Credo che questo sia il momento della coesione tra le due Province, anche nel caso serva creare una rete per vincere la possibile gara europea di concessione, ultima via da percorrere». E d’altronde l’Euregio avrebbe tutte le carte in regola e il tessuto imprenditoriale adatto per far fronte comune nel caso si materializzi quest’ipotesi. «Credo sia necessario trovare una soluzione che non depotenzi affatto il ruolo del Trentino Alto-Adige. Il Pnrr prevede per il Corridoio del Brennero investimenti green, digitali ed anche sull’idrogeno da concludersi entro il 2026. I governatori hanno mosso un passo importante nell’aprire un canale di dialogo con Palazzo Chigi», puntualizza Donatella Conzatti, senatrice trentina di Italia Viva.
Da parte di Fugatti non c’è stato alcun commento su tale ipotesi, mentre ad alzare la voce sono le opposizioni. Da tempo il Team K accusa Fugatti di lavorare per gli interessi del Veneto, mentre il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher si è impegnato per ottenere la concessione tramite uno sviluppo in house regionale. «Il nostro territorio non può permettersi di perdere il controllo sull’Autobrennero, un patrimonio pubblico fondamentale. Se dovesse saltare la concessione A22, allora dovrà saltare anche la Giunta regionale», tuona Paul Köllensberger, capogruppo del Team K.
Il dibattito
Sono diverse le critiche che arrivano sulla gestione della situazione attorno alla nuova concessione: «Sono diverse le voci di corridoio che vogliono la partenza di una gara europea a partire dal 1° agosto. In tal caso la giunta regionale subirebbe una sconfitta davvero pesante e di cui tenere conto», dice il consigliere regionale del PD Giorgio Tonina. «C’è una assoluta assenza di strategia politica nella visione di questa giunta regionale sulla tematica – dice invece il consigliere regionale Alessandro Olivi. La regione non è mai stata così debole e vulnerabile. Si continua a esporre l’autonomia a una costante figuraccia sia a Roma che sul territorio e questo non è tollerabile».
«L’Autostrada A22 è una delle infrastrutture e delle risorse più strategiche per le entrate e il disegno di sviluppo del nostro territorio. Non servono giri di parole: perderne il controllo sarebbe un disastro per il Trentino. Fugatti è rimasto fermo, sperando in una ennesima proroga che era chiaro da tempo non sarebbe mai arrivata in quanto le regole europee lo vietano. A fine anno c’erano le condizioni di legge per rendere possibili la liquidazione dei privati e garantire la gestione pubblica. Poi ci voleva la politica, quella della maggioranza regionale, di Svp e Lega a costruire l'accordo tra i soci pubblici. Questo non è avvenuto, soprattutto perché il presidente Fugatti non ci ha mai creduto», commenta invece Lucia Maestri, segretaria provinciale del Pd Trentino.
«Auspico che prima o poi possa essere rinnovata la concessione all'attuale società in house, formata solo da enti locali. Un rinnovo senza gara pubblica europea, che permetterebbe all’ente pubblico, dietro versamento allo Stato di un canone di concessione, di gestire l’arteria autostradale garantendo gli appropriati interventi in sicurezza e tutela ambientale, di contribuire economicamente alla realizzazione della nuova linea ferrovia del Brennero e tunnel di base e di investire 3,5 miliardi di euro in trent’anni sul territorio», spiega Claudio Della Ratta, consigliere comunale di Bolzano della lista Oltre.
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