Asiago, Grana Padano e salumi: c’è l’accordo sui dazi Usa. E il vino è di nuovo salvo

L’intesa tra la Ue e gli Stati Uniti salva i prodotti alimentari di punta del Nordest e del made in Italy

VERONA. L’accordo tra Unione Europea e gli Usa sui dazi aggiuntivi statunitensi salva il Made in Italy ed in particolare due prodotti di punta del patrimonio agroalimentare veneto come l’Asiago e il Grana Padano.

La notizia arriva da Coldiretti Veneto che ricorda anche gli altri prodotti nell’elenco: Gorgonzola, Fontina, Provolone e ancora salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi, cordiali e liquori tipo amari e limoncello pari ad un valore dell’export di mezzo miliardo di euro.

L’annuncio dato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sull’intesa con il presidente Usa Joe Biden mette fine della disputa relativa alle controversie Airbus-Boeing per i prossimi cinque anni.

A poco più di tre mesi dalla sospensione temporanea della tariffa aggiuntiva del 25% su una lunga lista di prodotti importati dall’Italia e dall’Unione Europea entrata in vigore il 18 ottobre 2019 per iniziativa di Donald Trump.

Una misura alla quale ha fatto successivamente seguito una escalation che ha portato  all’entrata in vigore il 10 novembre 2019 di tariffe aggiuntive della Ue sui prodotti Usa pari al 15% per gli aerei che arrivavano al 25% su ketchup, formaggio cheddar, noccioline, cotone e patate insieme a trattori, consolle e video giochi alla quale gli Stati Uniti hanno replicato colpendo l’importazione di parti di produzione di aeromobili provenienti da Francia e Germania, i vini, il cognac e brandy francesi e tedeschi, che sono inseriti nella lista delle produzioni tassate a partire dal 12 gennaio 2021.

«Con il presidente Usa Biden è importante l’avvio di un dialogo costruttivo per tornare a crescere insieme in un momento drammatico per gli effetti della pandemia» sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che sottolinea come «gli Stati Uniti rappresentano nell’agroalimentare Made in Italy il primo mercato di sbocco fuori dai confini comunitari per un valore record di 4,9 miliardi in cibi e bevande nel 2020 ma in calo del 2% nel primo trimestre del 2021 secondo elaborazioni su dati Istat».

Plauso all’accordo anche dal presidente di Unione italiana vini (Uiv), Ernesto Abbona e dal presidente di Cia Veneto Gianmichele Passarini.

Per il Veneto il settore più interessato è quello vinicolo, che da solo rappresenta il quarto esportatore mondiale. Nel 2019 l’export di vini aveva fatto registrare quasi 6,4 miliardi di euro di vendite all’estero. Il Veneto, da solo, con i suoi 2,31 miliardi di euro, rappresentava una quota in valore sul totale esportato dall’Italia del 36% circa, facendolo porre in una classifica virtuale al quarto posto mondiale, alle spalle di Francia, Italia e Spagna, precedendo Cile e Australia.
«E sono proprio gli Stati Uniti – aggiunge Passarini – il principale mercato di esportazione dei vini veneti. Nel 2019 una bottiglia veneta su cinque è andata in America: il valore in euro, nel 2019, è stato di quasi 474 milioni di euro. Una crescita poderosa, visto che all’inizio del decennio, nel 2010, la quota era di 190 milioni di euro».

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