Bocca, Federalberghi: «Sul Covid servono messaggi chiari, solo così riporteremo i turisti americani da noi»

Il presidente sottolinea il ruolo chiave della comunicazione: «Paesi come Spagna e Croazia hanno fatto prima e meglio di noi, e i risultati si vedono. Qui parlano in troppi»

Bernabò Bocca, alla guida del gruppo Sina e presidente di Federalberghi
Bernabò Bocca, alla guida del gruppo Sina e presidente di Federalberghi

VENEZIA. «Dobbiamo mandare messaggi tranquillizzanti e univoci, Spagna e Croazia lo hanno fatto prima e meglio di noi. Solo così possiamo riportare in Italia gli stranieri, americani in primis, che in città come Venezia e Firenze rappresentano tra il 50 e il 60 per cento dei turisti». E, su Cortina, un invito «a non montarsi la testa e credere che perché ci sono le Olimpiadi si possano raddoppiare i prezzi delle camere». Presidente di Federalberghi da oltre vent' anni e alla guida del gruppo Sina, catena da 11 alberghi di lusso (due dei quali a Venezia) fondata nel 1958 dal padre, il conte Ernesto, poche persone possono avere uno sguardo a 360 gradi sul turismo come Bernabò Bocca.

Bocca, partiamo dal Nordest prima di allargare il raggio. Come Sina siete presenti a Venezia, non più a Cortina.

«Abbiamo avuto per tre anni la gestione del Bellevue a Cortina, ora non più. Aveva il potenziale per diventare un cinque stelle, la gestione ha avuto risultati positivi ma il problema di Cortina è la stagione molto breve, in pratica da Natale a febbraio e poi luglio e agosto. Noi siamo più abituati a gestire una stagione lunga».

Quello a Cortina è un addio o un arrivederci per Sina?

«Cortina è uno dei posti più belli al mondo, se dovesse capitare qualche opportunità la coglieremo. Non ha nulla da invidiare, Cortina, mi auguro che possa allungare la stagione».

Le Olimpiadi cosa possono rappresentare?

«Non faranno da traino. Sono torinese, ho vissuto lì le Olimpiadi invernali del 2006, il vantaggio sono gli investimenti che l'evento porta, per esempio infrastrutturali, ma i benefici si colgono dopo. La gente non si monti la testa pensando che con le Olimpiadi si possano raddoppiare i prezzi».

A Venezia avete il Centurion Palace e Palazzo Sant' Angelo. Come sta ripartendo il turismo in città?

«Il mercato si sta riprendendo lentamente. Continuano a mancare gli americani, clientela determinante nelle città d'arte: a Venezia sono circa il 50% dei nostri clienti, a Firenze il 60%. Gli abbiamo detto troppo tardi che potevano venire, a differenza di Grecia e Croazia che lo hanno fatto da maggio: qui hanno regnato confusione e ritardi nella comunicazione. Siamo partiti in ritardo, dobbiamo recuperare».

In cos’altro abbiamo sbagliato?

«Manca chiarezza sulle regole, non si capisce nulla. Parlano le Regioni, parlano i ministri, prima si dice che un americano vaccinato o con tampone negativo può arrivare subito, poi si parla di pass europeo solo a giugno... già siamo disorientati noi italiani, figuriamoci chi deve organizzare viaggi intercontinentali. Gli americani chiedono a noi albergatori che fare, se possono venire».

Segnali di ripresa?

«I primi cinque mesi dell'anno siamo rimasti chiusi, zero. Giugno molto lento, si muove qualcosa per luglio e agosto, il grosso delle prenotazioni è su settembre e ottobre, ma siamo lontanissimi dai livelli del 2019. Nel 2020 abbiamo perso tra il 70 e l'80 per cento nelle città d'arte, nel 2021 stimiano di recuperare circa un 40% dall'anno scorso».

Tradotto in numeri di fatturato?

«Sina fatturava circa 50 milioni di euro l'anno ante Covid, contiamo di tornare su quei livelli nel 2022, non certo prima».

Tendenze? Più lusso e meno turismo di massa?

«I veri problemi li avrà il turismo corporate, con viaggi di lavoro e meeting sui quali la pandemia lascerà strascichi. Ci si è abituati a riunioni online e meno spostamenti. Per Venezia non cambierà nulla, immagino, se non che con certi Paesi bisognerà ricominciare daccapo. Il turismo cinese si è inchiodato del tutto, anche da Brasile e Sudamerica, che nei cinque stelle rappresenta una buona fetta».

La crisi porterà a concentrazioni nel settore?

«Più eri solido pre Covid, meglio hai superato la crisi. I nostri alberghi Sina sono tutti di proprietà, ma in Italia il 50 per cento sono in affitto, e i costi fissi corrono lo stesso».

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