Crisi Dukcevich, intesa nella City per salvare il re dei prosciutti

TRIESTE. L’operazione non vuole avere un intento speculativo, anzi. L’obiettivo è che un’attività di tradizione, assolutamente consona al “made in Italy”, riassesti la gestione, ristrutturi un indebitamento salito ormai a 150 milioni e si rilanci sul mercato. L’impegno è di salvare tutti e sei i siti a Trieste, San Daniele, Sossano, Langhirano: dunque, niente “spezzatino” all’orizzonte.
Ieri pomeriggio è accaduto quanto anticipato nelle ultimo due settimane. Il fondo Wrm Group, diretto dalla holding lussemburghese “Time and Life” a sua volta pilotata dal finanziere Raffaele Mincione, ha annunciato da Milano una prima fase di “avvicinamento” al gruppo Kipre Dukcevich, accompagnata da un’immissione di liquidità “sulla fiducia” pari ad alcuni milioni, tale da consentire all’azienda alimentare di reggere le scadenze di inizio anno.
Dopo questo “pronto soccorso”, la seconda fase, quella decisiva, avrà luogo una volta completata la “due diligence”, che riguarderà in particolare l’entità del magazzino di prosciutti con i Dop San Daniele, Berico-euganeo, Parma: l’appuntamento è a fine febbraio. Attenzione soprattutto alle 430.000 cosce stagionate a San Daniele, uno stock che rende la Dukcevich capolista dell’articolo.
La verifica produttivo-finanziaria - precisano i portavoce di Wrm - sarà determinante innanzitutto per proseguire nell’operazione, poi per valutare le risorse da impiegare nel risanamento/rilancio e per pesare l’entità dell’eventuale permanenza azionario-manageriale dei Dukcevich all’interno dell’azienda. Di fatto, nel comunicato diffuso dal fondo, è già stato presentato il manager che cercherà di riorganizzare il gruppo: si tratta di Fabrizio Boaron, il quale lavora per Wrm Capinvest, la società operativa che segue lo sbarco triestino.
Molto prudente, se non addirittura scettica, la reazione di Sandra Modesti, segretario di Flai Cgil, apertamente polemica per aver appreso dell’operazione dagli organi di informazione. «Aspettiamo di capire - dichiara - quale sia l’accordo-quadro e quale sia soprattutto il destino dello stabilimento triestino, dove ci sono 25 esuberi in cassa integrazione senza anticipo».
Dunque, l’ipotesi Mincione, entrata in pista a novembre, sembra rivelarsi, a meno di sorprese in sede di “due diligence”, quella vincente, dopo il tramonto dei tentativi formulati da altri due fondi, Quattro R e Oxy Capital. Il finanziere, di origine pontina e operante a Londra, ha recentemente definito un’intesa con Conad, con la quale cogestirà gli asset Auchan. Il suo nome è salito alla ribalta per il coinvolgimento nei dossier Carige, Retelit, Sloan avenue (acquisti immobiliari vaticani a Londra).
Comunque, a poco più di un anno dalla dichiarazione di crisi, che ha portato a un concordato preventivo, il passo di Mincione è il primo gesto concreto per sbloccare una pesante situazione. A fine dicembre 2018 i coniugi Mario e Sonia avevano scritto che il defilarsi di una banca (Intesa?) aveva impedito il realizzarsi di un piano industriale sostenuto da un pool creditizio. In 12 mesi i debiti sono saliti e il fatturato è sceso.
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