Dopo “La Cru” e “La Colombara” Diego Zecchini ora inaugura un resort
Ecco i nuovi progetti dell’imprenditore veronese con il cuore anche nel sociale. «Mi piacerebbe trovare una baita in montagna da adattare a rifugio e luogo di scoperta delle tradizioni e bellezze della montagna, dove dare un lavoro ed una speranza di futuro ai ragazzi con disabilità»

VERONA. Diego Zecchini, vulcanico imprenditore veronese, non lascia ma raddoppia.
Dopo il lancio di grande successo del ristorante “La Cru” a Romagnano di Grezzana, si appresta ad aprire, sempre all’interno del complesso di Villa Balis Crema, un resort da ventidue stanze.
L’inaugurazione è prevista a marzo e si tratterà di un relais che offrirà un connubio tra ospitalità ed esperienze collegate al territorio, ovvero quella Valpantena che sta scalando le classifiche in termini di (grande) qualità della vita. Il raddoppio è anche proprio del ristorante, gestito con maestria dallo chef Giacomo Sacchetto, visto che dopo la stella Michelin arrivata l’anno scorso, da qualche giorno si è aggiunta anche la “stella verde”, unico ristorante veronese ad ottenerla su 38 stelle verdi a livello nazionale.

«Si tratta – afferma orgoglioso Zecchini – di un premio alla nostra attenzione alla sostenibilità e all’ambiente. Dal recupero e ricircolo dell’acqua ad un’attenta gestione del ciclo dei rifiuti (oggetto di studio anche dall’azienda locale Amia, ndr), dai pannelli fotovoltaici alla cura del nostro orto, che offre costantemente prodotti di stagione alla cucina».
Ma non è finita qui, dopo il successo della difficile ristrutturazione della dimora storica, la seicentesca e nobiliare Villa Medici, poi Balis Crema, che era in stato di disfacimento, ora Diego Zecchini volge la sua attenzione ad un’altra magnifica Villa, “La Colombara”, con una impareggiabile vista sulla pianura, sulle colline e le montagne della Lessinia, circondata da vigneto ed uliveto.

Qui, a Romagnano, il progetto di ristrutturazione dei 1300 metri quadrati prevede di realizzare, in un paio d’anni, una sorta di laboratorio artigianale del meglio che la cultura contadina possa offrire ai visitatori.
A disposizione di veronesi, turisti e scolaresche ci saranno un caseificio, un salumificio, un oleificio, una cantina.
Una “fattoria didattica” con iniziative a “misura di privato”, nel senso che anche una singola persona potrà cimentarsi nella preparazione del formaggio o conferire qualche chilo delle sue olive e vederle trasformate nel proprio olio.
Ci sarà quindi una zona degustazione prodotti ed anche cinque camere da letto di appoggio.
Diego Zecchini è un cinquantacinquenne, sposato con cinque figli, che ha iniziato facendo pratica in uno studio di architettura, per poi diventare immobiliarista, viticoltore, produttore di olio, ristoratore, albergatore, promotore del territorio.
Un sorprendente incrocio di mestieri e passioni. Su Linkedin si definisce coltivatore, ma la cosa che coltiva di più è appunto la sua passione applicata ad ogni nuova iniziativa in cantiere.
Per descrivere le sue emozioni di fronte alla riuscitissima avventura del ristorante “La Cru” cita Vasco Rossi, quando in “E adesso che tocca a me” canta: “E adesso che sono arrivato/fin qui grazie ai miei sogni/che cosa me ne faccio/della realtà”.

Il suo sogno era comprare e ristrutturare la villa in stato di abbandono in cui si intrufolava a curiosare da bambino, quando ce l’ha fatta ha vissuto qualche momento di difficoltà di fronte alla realtà di un investimento importante. Poi, l’incontro con il giovane chef Sacchetto e l’avvio di quello che oggi è uno dei più rinomati ristoranti veneti, pur essendo aperto da solo due anni.
Se è già di per sé la realizzazione di un sogno il restauro e l’avere reso viva una dimora storica appartenuta a una delle famiglie nobiliari più importanti d’Italia, Villa Maffei Medici Balis Crema, la più antica Villa Veneta della Valpantena, inserita nel Registro delle Ville Venete Regionali, Diego Zecchini ne sta coltivando un altro.
Collabora con la cooperativa sociale Valemour, nata per favorire l’inserimento lavorativo di giovani con disabilità intellettiva. «Mi piacerebbe trovare una baita di montagna – confida – da adattare a rifugio e luogo di scoperta delle tradizioni e bellezze della montagna, dove dare un lavoro ed una speranza di futuro a questi ragazzi».
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