Gruppo Rubner, 304 milioni di fatturato e portafoglio ordini da record
La holding altoatesina archivia il 2020 con un Ebitda di 22,4 milioni, +12%. «Investiremo in nuovi impianti e innovazione»

BOLZANO. Il Gruppo Rubner archivia il 2020 con una posizione finanziaria netta positiva, un fatturato consolidato di oltre 304,5 milioni e un‘Ebitda a quota 22.4 mln, in aumento del 12% rispetto all’anno precedente. Il Gruppo, che comprende 24 società per cui lavorano più di 1360 collaboratori, presidia tutta la filiera del legno, dalla lavorazione della materia prima in segheria alla produzione di pannelli a tre strati, legno lamellare, finestre, porte, fino ai grandi edifici o case mono e bifamiliari rigorosamente in legno e chiavi in mano.

«L’aumento dei prezzi delle materie prime, in primis il legno che in un solo anno è aumentato del 60%, ha determinato una perdita di marginalità, ma la collaborazione tra le divisioni a copertura dell’intera catena del valore - industria del legno, grandi strutture in legno, case, porte e finestre in legno - ha fatto la differenza portando enorme valore al Gruppo. Le aree strategiche di business, infatti, si completano a vicenda e bilanciano il rischio. È così che, in questo momento di carenza, presidiare l’intera catena del valore, ci ha assicurato la fornitura di legno attraverso le nostre segherie», spiega Peter Rubner, ceo della holding.

«L’acquisizione di nuovi ordini, infine, che è stata molto buona l’anno scorso, soprattutto verso la fine dell’anno, e che continua a procedere con vigore anche quest’anno, ci fa guardare con ottimismo ai risultati di fine anno per i quali prevediamo una forte crescita del fatturato e un’ulteriore crescita dell’Ebitda a 30 milioni».

Con circa il 55% di fatturato fatto all’estero e il 5% investito in iniziative con focus sostenibilità, Gruppo Rubner è un Gruppo internazionale a gestione familiare, la cui storia inizia più di novant’anni fa, quando nel 1926, in un piccolo paesino in provincia di Bolzano, Chienes, Josef Rubner senior aprì una piccola segheria alimentata a energia idraulica. Oggi, alla guida del gruppo, tra le più grandi aziende europee che operano nel settore dell'edilizia sostenibile in legno, vi è la terza generazione con Peter Rubner, ceo della holding, e Stefan Rubner, alla guida di Industria legno, una delle divisioni. In Rubner Haus, l’azienda del Gruppo specializzata in ville mono e bifamiliari, lavora anche Michael Rubner, tra i primi rappresentanti della quarta generazione a iniziare un percorso in azienda.

E per il futuro? Il focus rimane sul core business, il legno, per continuare a evolvere il quale, Gruppo Rubner prevede investimenti per 20 milioni di euro annui sia fronte innovazione, in ambito R&D per la valorizzazione di nuove soluzioni tecniche costruttive e in ambito digitalizzazione, in particolare per l’acquisto di nuove macchine a controllo numerico computerizzato; sia fronte sostenibilità, dove l‘attenzione va oltre il prodotto e si estende alla salute di persone e pianeta. Inoltre, il Gruppo è in pianificazione di ulteriori importanti investimenti per ampliare le capacità produttive.

Sul fronte sostenibilità, oltre alla sperimentazione di nuove vernici ad acqua e nuove pareti prefabbricate solo con materiali naturali quali sughero e fibra di legno, il Gruppo è attualmente impegnato con Rubner Haus, la società specializzata nella realizzazione di residenze mono e bifamiliari, in un percorso di certificazione B Corp (certificazione internazionale per le società che producono benefici nella comunità dove lavorano, perseguendo il loro profitto).

«Il mercato italiano è in fermento – conclude Peter Rubner - e il committente italiano è diventato più sofisticato, ha capito che costruire in legno, conviene: le tecniche costruttive sono all’avanguardia, il cantiere è pulito e veloce, il design è alla stregua dell’edilizia tradizionale, mentre i costi di gestione e manutenzione, a partire dal risparmio energetico, sono più contenuti. D’altra parte, la rinnovata sensibilità per la sostenibilità ha conquistato non solo i privati la cui spesa media è aumentata del 28%, ma anche gli investitori real estate da cui iniziano ad arrivare le prime richieste. Tutti trend che ci fanno ritenere l’edilizia possa essere, a tutti gli effetti, uno dei motori della ripresa economica post-Covid».
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