Loacker non conosce crisi: 281 milioni di fatturato e 1 miliardo di wafer venduti
L’azienda altoatesina è tornata ai livelli pre-Covid e vende i suoi prodotti in più di 100 paesi nel mondo. Nel futuro punta su nocciole sostenibili e il tracciamento delle materie prime attraverso nuove partnership, ed è pronta a riporre grande attenzione sui bisogni e il benessere dei propri dipendenti
AUNA DI SOTTO. Il 2021 è stato un anno altamente produttivo e soddisfacente per Loacker, azienda regina nella produzione di wafer e prodotti dolciari a livello internazionale, che ha recuperato il terreno perso nell’anno precedente contraddistinto dalla pandemia Covid. Il colosso di Auna di Sotto (Renon, a pochi chilometri da Bolzano) non conosce crisi e ha abbattuto il muro del miliardo di wafer venduti in tutto il mondo, incrementando le vendite del 9% e raggiungendo così un fatturato di 281 milioni di euro.
Risultati in linea quelli registrati nel 2019, ottenuti grazie ad una strategia che ha posto grande attenzione sull’evoluzione delle tendenze di consumo e puntato sull’innovazione di prodotto e sulla sostenibilità. Gli artefici della ripartenza sono stati Andreas Loacker, vicepresidente del Consiglio d’Amministrazione e terza generazione della famiglia, e il cugino Ulrich Zuenelli, presidente dell’azienda, che con lungimiranza e senso d’impresa sono riusciti a tracciare la rotta dopo la morte di Armin Loacker, figlio dello storico fondatore Alfons, nel gennaio 2019.
«Siamo riusciti a sviluppare il nostro business in mercati molto dinamici come quello cinese e australiano che hanno registrato una crescita rispettivamente del 47 e 32% - spiega Andreas Loacker -. Oggi riforniamo oltre 100 Paesi nei cinque continenti e la quota di mercato globale per i soli wafer è di poco inferiore al 5%, con il mercato italiano al primo posto per importanza seguito da Arabia Saudita, Israele e Stati Uniti».
L’azienda ha capito con anticipo l’importanza dell’ascolto nei confronti dei consumatori. Capire cosa chiedono, a cosa sono interessati, e il primo passo verso un miglioramento dei processi di produzione rispetto al passato.
Secondo alcuni dati forniti dall’azienda, il 66% dei millenials, ossia la generazione nata tra gli anni '80 e la fine degli anni '90, controllerebbe i valori nutrizionali indicati sulla confezione prima di acquistare il prodotto. «L'alimentazione sana è un maxi-fenomeno. Allo stesso tempo, però, nessuno è disposto a rinunciare allo sfizio di gustarsi un dolce. Ecco perché cerchiamo sempre di ottimizzare i nostri prodotti in linea con le tendenze, senza compromettere il gusto, per regalare l'esperienza di un piacere senza rimpianti», sottolinea Andreas Loacker.
E così sono nate nuove linee di prodotti con protagonisti i wafer multicereali, grano, farro e quantità di zucchero bilanciate dall’inulina, una fibra idrosolubile di origine vegetale estratta dalla cicoria.
Sostenibilità, rincari e filiera
La sfida odierna è riuscire a coniugare l’attenzione alla sostenibilità con il problema diffuso dei rincari energetici e delle materie prime, lievitati con la pandemia prima e con la guerra in Ucraina poi. Nei mesi passati l’azienda ha dovuto fare i conti con i costi della logistica e della produzione schizzati alle stelle e anche i rifornimenti, a tratti, sono arrivati a singhiozzo.
All’interno di questo scenario si è rafforzata sempre di più la convinzione di puntare su un approvvigionamento delle materie prime sostenibile e derivante dall’agricoltura biologica per avere un controllo totale sugli ingredienti. A partire dalle nocciole, frutto principale dei prodotti Loacker. L’azienda cura e gestisce i suoi noccioleti in Toscana, collaborando con 90 agricoltori a contratto in Veneto, Umbria, Toscana e Marche, ottenendo prodotti grezzi di alta qualità.
«Entro il 2025 vogliamo arrivare a coprire la metà del nostro fabbisogno di nocciole attraverso questi due canali». E ciò che non viene utilizzato si ricicla. Dagli scarti di produzione si ottengono infatti energia termica e compost pregiato. Ad oggi nel solo progetto delle nocciole sono stati investiti 12 milioni di euro. E il prossimo passo è il via alla partnership con Bonifiche Ferraresi, azienda agroindustriale leader in Italia. L'obiettivo è quello di sviluppare la coltivazione di nocciole in modo ecologicamente sostenibile. Nel progetto sono stati investiti 2,5 milioni di euro.
C’è poi il latte in polvere, altro ingrediente fondamentale nei ricettari di Loacker, che lo ottiene a chilometro zero. La materia prima proviene dalla vicina Dolomites Milk di Vandoies di Sotto, la joint venture nata nel 2017 con Brimi, azienda casearia di Bressanone. Da allora il latte fresco di tutta la provincia e il suo siero vengono trasformati in 15.000 tonnellate di latte e siero di latte in polvere all’anno.
Per la vaniglia, invece, Loacker si affida all'organizzazione non governativa ADES Solair nel nord del Madagascar, mentre i semi di cacao vengono importati grazie alle collaborazioni con le organizzazioni locali Agroforce e Sucden in Costa d'Avorio e Maquita in Ecuador. In questo modo viene garantito che gli agricoltori siano pagati in modo equo e ricevano una formazione completa. Il cioccolato viene poi lavorato direttamente in Loacker. Nel progetto di verticalizzazione, dal 2018, sono stati investiti 6 milioni di euro.
La ricerca di manodopera
Come tutte le aziende del territorio altoatesino anche Loacker è alle prese con il bisogno di intercettare lavoratori preparati e manodopera attiva. Ad oggi in azienda lavorano 1.021 persone, di cui circa 600 in Alto Adige e 380 a Heinfels, nel Tirolo Orientale. Altri dipendenti lavorano in Germania e negli Stati Uniti. Ma il mercato del lavoro altoatesino è, ad oggi, un bacino praticamente in secca: «Siamo convinti che per attrarre nuova forza lavoro sia necessario offrire qualcosa che generi un impatto positivo per il lavoratore, per la società e per l’ambiente – continua Loacker -. Cerchiamo sempre di offrire benefit ai nostri dipendenti, come club dedicati alla corsa o al tennis oppure corsi di formazione per la salute mentale e l'equilibrio tra lavoro e vita privata. I dipendenti possono inoltre usufruire di percorsi di sviluppo professionale, feste per il personale e pasti di alta qualità a prezzi modici presso la mensa aziendale».
E ci sono anche dei pullmini messi a disposizione dall’azienda che vanno a prendere direttamente a casa i dipendenti per portarli sul posto di lavoro per evitare di farli prendere l’auto. Il messaggio è semplice: ciò che fa il bene del dipendente promuove anche il benessere dell'azienda.
Riproduzione riservata © il Nord Est