VeronaFiere, il dg Mantovani: «Se arriva l’amministratore delegato, io me ne vado»
Le modifiche allo statuto ridisegnano la governance di VeronaFiere con un Cda a sette e l’arrivo di un amministratore delegato, previsione che il “numero uno” della società non gradisce. Intanto si presenta Fieragricola, giunta al 115° anno, che aprirà i battenti il 2 marzo
VERONA. FieraAgricola si svolgerà a Verona Fiere dal 2 al 5 marzo, con grandi numeri e temi, visto che martedì prossimo saranno in Gran Guardia i massimi esperti europei del settore, a celebrare i 60 anni della Politica Agricola Comune e parlare del piano che entrerà in vigore nel 2023, con una dotazione europea pluriennale vicina ai 387 miliardi di euro.
In occasione della 115ª rassegna internazionale di agricoltura arriveranno in città oltre 520 espositori da 11 Paesi, con oltre 100 operatori e buyer da 29 nazioni.
L’incontro di presentazione di FierAgricola è stato anche l’occasione per sondare gli umori degli amministratori dopo il varo del nuovo Statuto, che completa l’iter per rafforzare il posizionamento di Veronafiere sul mercato e vincere la sfida della competitività.
Tra le modifiche più rilevanti il passaggio dei consiglieri da cinque a sette e, tra questi, la nomina di un amministratore delegato, che è una novità assoluta per l’ente fieristico. A precisa domanda il vicepresidente della Fiera Matteo Gelmetti ha risposto: «I nuovi consiglieri saranno nominati in occasione dell’Assemblea di approvazione del bilancio 2021 a fine aprile e allora verranno anche conferite deleghe formali al nuovo amministratore delegato».
Lo statuto lascia aperta la possibilità che VeronaFiere possa avere un amministratore delegato e un direttore generale. Ma il direttore generale oggi è il numero uno, il navigato Giovanni Mantovani che è stato definito “la scatola nera” di VeronaFiere e che non sembra gradire l’eventuale declassamento, tanto da dichiararci: «Se arriva l’amministratore delegato io me ne vado prima».
Insomma, da qui a fine aprile vedremo quali saranno gli schieramenti e se il futuro presidente sarà espressione del Comune e l’amministratore delegato di Fondazione Cariverona, che così vedrebbe la Fiera lanciata verso un nuovo piano industriale che contempli alleanze e/o aggregazioni nazionali.
«Non è un mistero che Milano e Parma stiano lavorando ad una fusione – fanno sapere dalla Fondazione - per costituire il polo del “food” nazionale e che Vicenza e Bologna continuino a parlarsi. Non si capisce perché Verona debba restare isolata, in un momento storico in cui si va verso il consolidamento di interi settori industriali».
Intanto ieri Mantovani ha condotto con maestria la presentazione di FieraAgricola - un evento dedicato a meccanica agricola, zootecnia, mangimistica e “digital farming” - ricordando come una volta si parlasse di agricoltura facendo riferimento al settore primario come afferente ai bisogni primari, mentre oggi si dovrebbe parlare di primario perché al centro di temi fondamentali quali la sicurezza e l’approvvigionamento alimentare ed energetico.
Con la guerra alle porte va ricordato che l'Ucraina ha un ruolo fondamentale sul fronte agricolo, con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais e 25 milioni di tonnellate di grano, mentre la Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale. «In un momento così drammatico parlare di Politica agricola comune significa parlare della politica che ha più contributo alla pace in Europa. In questi 60 anni – ha detto Stefano Vaccari del CREA - abbiamo avuto progresso in agricoltura, miglioramento tecnologico, autosufficienza alimentare. La Pac è stata un successo economico e sociale».
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