Lavoro in crescita, ma precario, a Nordest

Il rapporto dell'Inps rileva la ripresa delle assunzioni nel periodo gennaio-luglio. Ma i nuovi rapporti sono soprattutto a tempo determinato. In Fvg e in Veneto il saldo tra assunzioni e cessazioni dei tempi indeterminati è negativo

UDINE - L'occupazione riparte, è vero, ma a trainare sono i contratti a termine; quelli a tempo indeterminato sono quasi residuali.

In Veneto tra gennaio e luglio 2017 sono stati attivati 55 mila 391 contratti a tempo indeterminato a fronte di 79 mila 627 cessazioni, -24.236.

Non va meglio in Friuli Venezia Giulia, sia pure su numeri più contenuti.

Le assunzioni sono state 10.101 per i contratti indeterminati, a fornte di 15.840 cessazioni.

Crescono invece i contratti a termine.

In Veneto sono 258.135 nel periodo contro 164.982 cessazioni.

Saldo positivo anche in Fvg con 62.910 contratti a tempo siglati a fronte di 41.238 cancellazioni.

Bene anche l'apprendistato che registra 20.795 assunzioni in Veneto e 3.598 in Fvg, mentre e cessazioni sono state rispettovamente 9.925 e 1.737.

In termini percentuali la crescita delle assunzioni a tempo indeterminao è stata comunque positiva, sebbene modestra, sullo stesso periodo del 2016, +4,9%, in Veneto.

In Fvg invece le assunzioni a tempo indeterminato nel raffronto con lo scorso anno, segnano -0,8%.

Il totale assunzioni è in incremento per entrambe le regioni: +24,5% per il Veneto e +33,5% per il Fvg.

Segno più anche per le cessazioni: +19,6% per il Veneto e +24,5% per il Fvg.

Nel periodo si segnalano anche 4.718 trasfromazioni di contratti di apprendistato per il Fvg e 23.447 per il Veneto.

A livello nazionale nei primi sette mesi del 2017 si registra «un’ulteriore compressione» dell’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni, pari al 24,2%, mentre nel 2015, quando era in vigore l’esonero contributivo triennale per i contratti a tempo indeterminato, era stato raggiunto il picco del 38,8%.

Da segnalare nel periodo la forte crescita dei rapporti di lavoro a chiamata o intermittenti a causa, probabilmente, dell'abolizione dei voucher. Oltre 280 mila nel Paese, contro i 128 mila dello stesso periodo del 2016.

 

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