Lavoro, scatta l'allarme dei sindacati

Cgil Cisl e Uil preoccupati dai numeri sull'occupazione in Fvg destinati ad aggravarsi con la fine degli ammortizzatori. "Servono politiche industriali".

TRIESTE - A preoccupare i sindacci non è solo l’assenza di segnali decisi di ripresa, ma anche il rischio che il Paese e il Friuli Venezia Giulia perdano le opportunità per una exit strategy dall’emergenza sanitaria ed economica, in primis il Recovery Fund e il Mes.

È l’allarme lanciato dai vertici di Cgil, Cisl e Uil del Friuli Venezia Giulia, riuniti oggi mattina, 18 settembre, a Trieste per l’attivo regionale unitario convocato in Molo IV, nel giorno della mobilitazione nazionale decisa dalle confederazioni.

Ripartire dal lavoro lo slogan scelto dai sindacati, e per parlarne è arrivato a Trieste anche il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli.

Al centro dell’attenzione sia lo scenario nazionale che quello regionale, tuttora profondamente segnati dall’emergenza sanitaria.

Per quanto riguarda il Fvg, a fotografare la situazione bastino i 63 milioni di ore di cassa integrazione e Fis autorizzate tra gennaio e luglio e il netto calo dell’occupazione registrato tra aprile e giugno, con 7mila occupati in meno rispetto a gennaio-marzo e 12mila nel confronto con il 2° trimestre 2019: un quadro destinato però a peggiorare, avvisano Cgil, Cisl e Uil, quando verranno meno gli ammortizzatori per Covid e il blocco dei licenziamenti.

«I 7 mila posti persi tra il primo e il secondo trimestre, concentrati nella componente femminile, mostrano la crisi ha colpito in particolare le fasce occupazionali più deboli, in primis donne e giovani, falcidiate dallo stop ai contratti a termine», spiega il segretario regionale della Uil Giacinto Menis.

«Se i numeri non riflettono ancora tutta la gravità della situazione, è solo grazie agli ammortizzatori per Covid, prossimi a esaurirsi. Da qui la necessità di individuare le linee strategiche su cui lavorare a livello nazionale e regionale, sia sul fronte della domanda, a partire dal rinnovo contratti e dalle politiche fiscali, sia dell’offerta, indirizzando gli investimenti del recovery fund non su una lunga lista della spesa, ma su obiettivi strategici come le infrastrutture, l’innovazione e la green economy».

Titoli presenti nel ddl SviluppaImpresa recentemente ripreso in mano dalla Giunta e presentato ai sindacati, «ma tutto dipenderà da quante risorse verranno messe in campo e come verranno impiegate», aggiunge Menis.

Il segretario regionale della Cgil Villiam Pezzetta, da parte sua, sollecita due linee d’azione: «Da un lato il sostegno ai settori tuttora fortemente colpiti dalla crisi come gli appalti, il turismo, il terziario, gli spettacoli, e ai loro lavoratori, dall’altra l’individuazione delle linee d’investimento capaci di fare da volano a una ripresa indispensabile per la tenuta economica, occupazionale e sociale del Friuli Venezia Giulia: la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio residenziale contro il rischio idrogeologico, le infrastrutture fisiche e digitali, il sostegno all’innovazione e alle filiere strategiche, capaci di favorire la crescita qualitativa di un sistema manifatturiero che deve saper guardare oltre alla subfornitura per puntare ad avere un ruolo diretto sul mercato, come già fanno diverse nostre imprese di punta. Per questo sarà importante che lo SviluppaImpresa non sia una somma di bonus a fondo perduto, ma uno strumento concreto di politica industriale».

Nell’analisi del numero uno della Cisl regionale Alberto Monticco, infine, pesa anche una valutazione critica sulla gestione dell’emergenza sanitaria. «Ci attendiamo risposte più rapide e incisive – dichiara – sia a livello nazionale che regionale. Durante il lockdown abbiamo sollevato una serie di criticità e problemi che poi sono diventati reali a settembre, a partire dalla scuola. Già da aprile, ad esempio, chiedevamo all’assessore Riccardi di conoscere il piano pandemia e le azioni previste per evitare un’ulteriore debacle delle case di riposo. Come organizzazioni sindacali abbiamo dimostrato di essere capaci di guardare avanti e di voler trovare soluzioni condivise ai problemi che il Covid 2019 ha sollevato o aggravato. Purtroppo – conclude Monticco – non possiamo dire altrettanto della politica, dalla quale ci aspettiamo un cambio di marcia».

Riproduzione riservata © il Nord Est