Lavoro, più assunzioni in Fvg ma continua la “grande fuga”. Triplicate le dimissioni delle mamme lavoratici
I dati dell’Osservatorio regionale rilevano una forte domanda di lavoro nonostante il rallentamento dell’economia. Oltre 135 mila le assunzioni nel primo semestre, 117 mila le cessazioni e un saldo positivo di 29 mila unità
UDINE. Il mercato del lavoro del Friuli Venezia Giulia va. Nei primi sei mesi dell’anno, nonostante un rallentamento dell’economia regionale scattato nel secondo trimestre, le assunzioni sono state oltre 135 mila, +23% sul 2021 e anche +12,1% rispetto al 2019. Considerando anche le trasformazioni dei tempi determinati e togliendo le 117 mila cessazioni (anche queste in crescita del +29,6% sul ’21, il saldo è positivo per 29 mila unità.
Tendenze
«Si confermano, inoltre, tutte le tendenze emerse già a fine del 2021, testimoniando un effetto, per ora debole o nullo, del rallentamento della congiuntura economica sul mercato del lavoro - spiegano dall’Osservatorio regionale sul lavoro Fvg -. Due in particolare vanno segnalate: la robusta crescita delle trasformazioni al tempo indeterminato (sono oltre 10mila, in crescita del 95.8% sul 2021 e del 4.2% sul 2019) e la tendenza all’aumento delle assunzioni dirette a tempo indeterminato, queste ultime toccano la quota di 14.145 unità nei primi sei mesi dell’anno (+53,2 e rispetto a 2019 del +18,7%)».
Congiuntura
«Con questa tendenza all’aumento dell’occupazione dipendente, tanto a tempo determinato quanto a tempo indeterminato - sottolinea Carlos Corvino, responsabile dell’Osservatorio -, possiamo tracciare un bilancio positivo dei primi sei mesi di quest’anno, nonostante la congiuntura economica sia critica per via degli aumenti del costo dell’energia, dei prezzi al consumo e dei semilavorati. La crescita acquisita nel 2021 si è trasferita nei suoi effetti positivi sulla prima parte del 2022, grazie agli ordinativi da evadere e ai servizi di supporto alle famiglie e alle imprese. Ciò non toglie la necessità di sostenere il ciclo economico, soprattutto sul lato del potere d’acquisto delle famiglie e delle aspettative positive di investimento e sviluppo da parte delle imprese».
Lavoro stabile e non
Le posizioni a tempo indeterminato salgono, ma la parte preponderante dei movimenti in ingresso resta a tempo determinato, 67 mila, e aumenta anche il lavoro parasubordinato e intermittente. Incrementa l’utilizzo del lavoro parasubordinato (collaborazioni occasionali, lavoro nello spettacolo e nella cultura) e del lavoro intermittente (soprattutto nel corso della stagione turistica): nel primo semestre le assunzioni sono state quasi 9.900 (+31.6%) e quasi 9 mila (+24.4%). In crescita anche la domanda di lavoro somministrato, con 22 mila assunzioni nei primi sei mesi (+15.5%).
Le grandi dimissioni
I dati confermano la tendenza alla crescita tendenziale delle dimissioni, tanto per quelle tout court (30 mila, +33.7% rispetto al 2021), quanto per quelle dal tempo indeterminato: le cessazioni dei rapporti di lavoro per scelta del lavoratore sono 13.515, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso sono in crescita del 31.7% (+44.5 rispetto al 2019) e costituiscono il secondo motivo di cessazione, dopo la scadenza “naturale” dei rapporti a termine (oltre 71 mila nel semestre). E c’è un dato in particolare che colpisce: la variazione del +252% rispetto al 2019 e del +21% sul ’21, delle dimissioni delle donne nel periodo protetto. Parliamo quindi di lavoratrici madri. In termini assoluti i casi non sono moltissimi, parliamo di 275 dimissioni nel semestre, ma erano solo 78 nel 2019.
I sindacati
«Il tema delle dimissioni delle lavoratici madri si è imposto con il Covid e ora mantiene un trend che, secondo noi, è preoccupante - è la considerazione di Alberto Monticco, segretario generale della Cisl Fvg - e che si somma al part time (per scelta e no), al gender pay gap, e quindi al differenziale retributivo di genere e alle progressioni di carriera, che vedono le donne penalizzate». Per il sindacato si pone quindi il problema di «capire quali siano i meccanismi per meglio rappresentare il lavoro femminile nei luoghi di lavoro», certi che «salario e problemi di genere sono temi da attenzionare con cura». E’ un dato, quello relativo alle dimissioni delle lavoratrici madri, che conferma come «esista un problema di welfare che deve essere affrontato», dichiara Villiam Pezzetta, segretario generale della Cgil Fvg. «E ricordo - aggiunge - che le donne sposate in disoccupazione sono il 25% in più di quelle non sposate», non dimenticando che il tasso di occupazione femminile, anche in Fvg, è inferiore a quello maschile. «Sono elementi - ricorda Pezzetta - che evidenziano come ci sia molto da fare anche per cambiare la cultura che fa sì che per le donne conciliare lavoro, carriera e famiglia resta molto difficile». Come dire «che la auspicata parità di genere resta lontana». E se a questo si somma l’assenza, o l’onerosità, di servizi gli come asili nido, ad esempio, o gli orari di questi servizi, ecco che il lavoro “rosa” resta un percorso ad ostacoli.
Terziario in vetta
La maggioranza delle assunzioni a tempo indeterminato sono per il terziario, con oltre 6.800 unità; seguire le 4.362 assunzioni stabili nel comparto manifatturiero. Bene anche le costruzioni e il comparto dell’istruzione. Il dato che «sorprende positivamente ad una prima lettura, è l’incremento del lavoro stabile, in generale e in particolare nel comparto turistico, solitamente caratterizzato da una domanda di lavoro a termine, stagionale o addirittura intermittente, che probabilmente segnala la necessità da parte dei datori di lavoro di migliorare le condizioni di assunzione al fine di diminuire il mismatch a lungo denunciato dai datori di lavoro nei mesi scorsi», conclude il direttore dell’Osservatorio Carlos Corvino.
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