Nell’anno del Covid sparita un’azienda ogni tre giorni
Tasso di sviluppo negativo in tutta la Regione. Venezia la provincia con la maggiore resilienza. Il presidente di Confartigianato Metropolitana di Venezia Siro Martin: «Questa sarà l’estate più cruciale del secolo per il futuro della nostra economia, ma troppi settori faranno difficoltà enorme a risollevarsi senza i giusti incentivi»
VENEZIA. Il tasso di sviluppo della provincia di Venezia resta ancora in area negativa, ma confrontato agli indici nelle altre provincie venete ha dimostrato una maggior resilienza.
A dirlo sono i numeri dell’ultimo report dell’Ufficio Studi della Confartigianato, su dati certificati di Unioncamere – Infocamere.
Dall’analisi fatta analizzando la nati-mortalità delle aziende artigiane, la provincia di Venezia risulta al secondo posto, con un tasso di sviluppo negativo “appena” del -0,7%, al pari della provincia di Treviso e superata solo dalla provincia di Verona che si attesta ad un -0,5%.
Di male in peggio in tutti gli altri territori: Rovigo in coda classifica con un -1,7%, poi Vicenza con un -1,5%, Belluno con un -1,3%, Padova con un – 0,8%, e una media regionale che s’attesta al -0,9%.
Andando nel dettaglio della fotografia economica del territorio, che a fine 2020 contava 18.508 micro, piccole e medie imprese artigiane e un saldo negativo di -132 rispetto l’anno precedente, la maggior resilienza è emersa in due settori.
In quello dell’Alimentare, che al 31 dicembre 2020 contava 1.268 imprese registrate con un saldo di + 7 imprese rispetto il 2019 e un tasso di sviluppo del +0,6% e quello Edile, che a fine 2020 contava 5.972 imprese, +87 rispetto il 2019 e un tasso di sviluppo del + 1,5%.
“Nell’attesa del passaggio in zona bianca da giugno e dell’avviarsi della stagione estiva più cruciale del secolo per il futuro della nostra economia, la conta dei danni causati dalla pandemia è pesante – osserva il presidente della Confartigianato Metropolitana Imprese di Venezia Siro Martin -. Sole e speranze, purtroppo, non basteranno ai nostri imprenditori. In questi giorni la grande attesa è per quello che farà il governo, dal tema blocco licenziamenti, alle semplificazioni amministrative al codice degli appalti. Siamo in mezzo ad una palude burocratica, basti pensare cosa sta succedendo con il Superbonus 110%. Uno strumento che interessa tutti, riqualificherebbe il nostro patrimonio edilizio, farebbe ripartire la filiera lunga dell’Edilizia, darebbe vantaggi a tutti i proprietari di case e abbatterebbe inquinamento e bolletta energetica nazionale”.
“Eppure – prosegue Martin – è quasi al palo per le eccessive pratiche da presentare. Ma non c’è solo l’edilizia; tutta l’economia è ferma, e molti settori faranno difficoltà enorme a risollevarsi senza i giusti incentivi”.
Guardando agli altri comparti produttivi dell’economia artigiana metropolitana, quello che ha pagato il prezzo più alto con il peggior tasso di sviluppo a -4% è il settore Artistico dove al crollo del turismo è corrisposto il crollo di aziende, rimaste in totale 652 mentre nel corso del 2020 hanno chiuso per sempre 27 attività.
Male anche il settore Moda, dove hanno chiuso 29 aziende, con un tasso di sviluppo del -3,2% (in totale ne sono rimaste 871), il settore del Legno che ha contato 17 chiusure e un tasso del -2,1% (535 aziende rimaste) e il settore Trasporti con 25 chiusure e un tasso del -1,4% (1.795 aziende rimaste).
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