Referendum in Ferriera, oggi il giorno della verità. Sindacati spaccati su Fincantieri “jolly anti crisi”
TRIESTE Per la Ferriera è arrivato il giorno della verità. Si chiudono infatti oggi, 13 gennaio, le operazioni di voto per il referendum tra i lavoratori sull’accordo sindacale che deciderà il destino dello stabilimento siderurgico, a cominciare dalla chiusura dell’area a caldo che il Gruppo Arvedi intende far scattare da febbraio.
Dopo lo stop di ieri in occasione della domenica, la chiamata alle urne riprenderà questa mattina. Due i turni previsti nella giornata odierna: dalle 5 alle 9 e dalle 13 alle 15. Finora a votare sono stati in 370. Le urne si erano aperte giovedì alle 21. Nei primi due turni di voto, serale e mattutino, su 513 aventi diritto avevano votato già 240 lavoratori (220 di Acciaierie Arvedi, 20 di Siderurgica Triestina). Alle urne sono attesi a questo punto ancora 143 dipendenti. Lo spoglio delle schede comincerà proprio alle 15, alla chiusura dell’ultimo turno di votazioni. Il risultato ufficiale dovrebbe arrivare entro le 17.
Intanto la Uil prende le distanze da Cisl e Cgil mentre da parte del sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, arriva il pesante invito a non sminuire quanto fatto su Fincantieri, dove si sta contrastando «l’arrivo massiccio di immigrati che hanno devastato l’assetto civile e sociale di Monfalcone».
Non si placano le polemiche dopo l’uscita del segretario regionale della Cisl Alberto Monticco, e in precedenza dell’omologo della Cgil Valter Pezzetta, i quali avevano sottolineato la totale mancanza, a loro avviso, di risposte all’emergenza occupazionale da parte della Regione, rea secondo Cisl e Cgil di utilizzare Fincantieri come “jolly” in presenza di crisi industriali. Gli assessore regionali Alessia Rosolen e Sergio Bini avevano sottolineato che la priorità è quella di difendere l’occupazione mentre le risposte strutturali stanno arrivando.
Tutto è nato dall’impegno di Fincantieri ad assorbire eventuali esuberi della Ferriera di Servola, dove gli operai oggi scopriranno se la maggioranza in fabbrica è a favore dell’accordo sindacale sulla riconversione e sul superamento dell’area a caldo. Monticco ha precisato che il tema non è lo stabilimento siderurgico, quanto «la mancanza di un tavolo di concertazione complessivo, dove potere almeno capire quale è l’idea generale di sviluppo di questa Regione». Un concetto condiviso solo in parte dalla Uil, con il segretario regionale Giacinto Menis che prende le distanze: «La scelta dei tempi è quantomeno inopportuna considerato che dopo mesi caratterizzati da incontri, da prese di posizione e, infine, da posizioni contrastanti tra le organizzazioni sindacali sarebbe stato il caso di osservare un rispettoso silenzio nel momento in cui la parola è passata ai lavoratori, che stanno prendendo parte alla consultazione referendaria». Secondo il segretario della Uil, inoltre, il ruolo di Fincantieri non è esclusivo «ma concomitante con altre misure, dove quella prevalente è rappresentata dal potenziamento dell’area a freddo con un investimento da parte del Gruppo Arvedi di 180 milioni. Dunque un intervento limitato, quello della Fincantieri, che tuttavia contribuirà a dare garanzie occupazionali a tutti i lavoratori della Ferriera».
Il sindaco Cisint vede invece nell’operazione Fincantieri una soluzione importante che si aggiunge alle scelte degli ultimi due anni, nei quali si è data una risposta ai bisogni del territorio consentendo ai lavoratori di Eaton di trovare una collocazione a differenza di quanto avvenuto con altre crisi del passato, come quelle di Ineos e Detroit quando «gli ex dipendenti sono stati abbandonati a loro stessi». Cisint pone poi l’accento sul futuro della società della cantieristica che avrà bisogno di 2 mila lavoratori: «Sarebbe inaccettabile e autolesionistico per tutti mettere in discussione la strada intrapresa. Il fatto che le esigenze di lavoro dei cantieri navali siano soddisfatte con la massima attenzione verso il mercato del lavoro locale e regionale evitando il ricorso a nuovi incontrollati arrivi di immigrati, è una conquista frutto della disponibilità di tutte le parti e un punto di riferimento indispensabile e irreversibile di salvaguardia del lavoro. In questo modo si cominciano a tutelare i lavoratori anche dalle mancate garanzie sul rispetto dei propri diritti, diffuse in passato attraverso il sistema del cosiddetto salario globale». —
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